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CHICHEN
ITZA'


Primo giorno nello Yucatán. Il tempo di affittare una macchina (è una Honda Civic) [Passa col mouse sulla foto in alto sinistra], e si parte verso Chichen Itzá!
Il viaggio è di circa 220.km, ma l'autostrada è un lungo rettilineo nella giungla. Non c'è quasi nessuna macchina; scopriremo poi che, forse, l'assenza di traffico è dovuta al pedaggio (17 dollari!) che improvvisamente ci viene richiesto presso un casello piazzato nel bel mezzo della foresta.
Al ritorno prenderemo la strada normale: è anch'essa un rettilineo, ma è molto più lenta perchè attraversa i paesini (se così si possono definire una manciata di baracche di legno ai bordi della carreggiata), in prossimità dei quali ci sono i maledetti «topes» [Vedi a fianco], enormi dossi che si devono oltrepassare in prima.
L'attraversamento della giungla è molto piacevole. Ogni tanto qualche animaletto simile a un grosso coniglio attraversa la strada; dei grossi uccelli neri e solitari volteggiano simili ad avvoltoi. Ma ciò che a un certo punto attrae la nostra attenzione sono le tante farfalle gialle che inevitabilmente si spiaccicano sul nostro parabrezza. Poverine! Per un po' cerco persino di evitarle! Comunque,... eccoci arrivati!


Scorgiamo subito «el Castillo», il famoso tempio a piramide presente su tutte le guide turistiche.


Ci avviciniamo con una sorta di sacro rispetto, quasi come se volessimo assaporare ogni singolo centimetro dello spazio che ci separa da l'imponente costruzione.

[A sinistra]In realtà, salire in vetta alla piramide non è affatto un'impresa proibitiva... L'unico problema sono gli scalini un po' troppo stretti.

[Sotto] Comunque, Vincenzo è molto determinato nell'impresa! Passa col mouse sulla foto.

Forza, Vincenzo, sei a buon punto!!!
E adesso che c'è? Perchè ti fermi? Eh, sì, lo so: fa tanto caldo... Non c'è molto sole, ma l'umidità è alta, e si suda anche stando fermi.
Vogliamo aiutare Vincenzo a scalare la piramide? Tieni il mouse sulla foto.


E alla fine... è fatta! Eccoci quassù...
Uno sguardo sul mondo dalla sommità della piramide: ecco i quattro punti cardinali...
Passa col mouse sulla foto per ingrandirla.

Ci si sente un po' come i conquistadores dopo una scalata del genere...


La giungla circonda Chichen Itzá, e l'infinita distesa di alberi si perde all'orizzonte, interrotta ogni tanto dalla presenza di templi o altre costruzioni ancora sommersi dalla vegetazione, conservamdo chissà quali tesori..


Il campo del gioco della «pelota». L'acustica è molto singolare: nonostante sia lungo più 168 metri, collocandosi in opportuni punti alle due estremità è possibile parlare normalmente ed essere uditi al capo opposto. Inoltre, il numero 7 ha un significato magico e ricorre in varie circostanze, compresa l'eco dei rumori prodotti nel centro del campo: battendo le mani, il rumore viene ripetuto per 7 volte. Vedi anche il campo più piccolo di Kobá.


Il tempio delle mille colonne, al vertice del quale c'è la famosa statua del Chaac Mool (ma non si poteva salire!).


L'Osservatorio detto «Caracol» (chiocciola) per le scale elicoidali. Serviva per osservare gli astri. Presenta delle feritoie nei muri corrispondenti alla posizione degli astri secondo il calendario maya.


Un bell'edificio detto «il Convento» per le sue stanzette piccole che ricordano le celle dei monaci. Non era certo un'abitazione, e, comunque, quasi la totalità della popolazione viveva in capanne molto semplici come quella qui sotto...


Si trattava di semplici strutture con muri di fango e legno, e tetti di paglia.

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