MALESIA & BRUNEI9 luglio - 6 agosto 2011

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Gli IBAN di LEMANAK

Superato il bivio per Sri Aman, il nostro pick-up guidato da Lim ci lascia sulle rive di un fiume che dovremo risalire con una canoa.
Non è la stagione delle piogge e il fiume in effetti ne risente. Il livello dell'acqua è particolarmente basso. Meglio così: le canoe sono smilze e all'apparenza poco stabili. Sarebbe alquanto inquietante salirci su con un fiume in piena.
Lim ci invita a prendere con noi tutto il necessario per i prossimi due giorni. Ma come?!? E le nostre valige non vengono con noi? Questo non era previsto, comunque improvvisiamo un "impacchettamento" veloce di ciò che riteniamo indispensabile, sperando di non dimenticare nulla: le scarpe-anfibie, le medicine, l'acqua, qualche ricambio di vestiario, la protezione solare. La torcia!!! Dov'è la torcia? Ah, eccola. E gli occhiali da sole? Toh, che sbadato: li ho già inforcati... Sì, sì! Sto arrivando!!!
Comunque, partiamo verso il villaggio di Lemanak con un gruppetto di turisti olandesi. Il nostro "nocchiero" è un ragazzo Iban che - come apprenderemo nei giorni successivi, si chiama Lohai. A voilte il livello dell'acqua è così basso che Lohai deve scendere dalla canoa ed entrare in acqua per spingere l'imbarcazione a mano... Ma che fine ha fatto Lim?

Il tragitto lungo il fiume dura una mezz'ora. Alla fine, dopo l'ennesima ansa, scorgaimo altre canoe ormeggiate sula riva, del fumo e una longhouse. Siamo arrivati a Lemanak!

In giro, nella luce intensa del tramonto, non scorgiamo quasi nessuno. Lemanak è un villaggio costituito da due longhouse: la più grande è abitata dai residenti Iban; la più piccola è riservata ai turisti che hanno la ventura di giungere fin quaggiù.
Siamo consapevoli che la nostra sistemazione sarà "spartana", e in effetti è così. E' anche vero che tutto sommato il contesto non è male: la longhouse è uno stanzone molto... long, appunto. Ai due fianchi del corridoio centrale sono stati ricavati tanti... "cubiculi" che ricordano un po' le gabbie dei polli d'allevamento. Possiamo scegliere quella che più

ci aggrada, così - dopo tante esitazioni - prendiamo la seconda a destra, in modo da essere vicini all'uscita. La scelta è stata frutto di un ragionamento sofferto...
Il bagno è in comune all'esterno della longhouse, così dormire non lontani dall'uscita permetterà di fare la pipì più velocemente: prendiamo posto nelle prime stanzette.
E se entra un tagliatore di teste? Giusto! Allora andiamo in fondo.
E se ci viene uno squash-squash notturno, dopo tutte le pietanze incognite che stiamo mangiando? Vero, meglio tornare nei primi posti...
E se stare troppo vicino alla porta ci espone agli spifferi notturni? Anche questo è da considerare; meglio piazzarci al centro.
Sì, ma così siamo a contatto con più persone e il rischio statistico di beccare un vicino che russa aumenta in modo esponenziale
E se entra un ragno? E se entra una scimmia? E se entra Bruno Vespa? E se cade un meteorite?
Oh, insomma, basta: ci piazziamo nella seconda postazione e vada come deve andare.

Dopo esserci "faticosamente" sistemati, facciamo un giretto per il villaggio. Manca ancora più di un'ora perchè sia servita la cena, così siamo curiosi di vedere cosa c'è dentro la longhouse degli Iban.
La struttura di legno è imponente ed è in realtà una palafitta, per vari motivi:
- durante la lunga stagione delle piogge, il contatto prolungato del legno col terreno causerebbe umidità;
- lo spazio tra il suolo e il paviemento permette la circolazione dell'aria e così le derrate alimentari non ammuffiscono;
- serpenti e altri animali restano all'esterno.

L'ingresso in una longhouse è consentito da una strana scaletta - alquanto poco pratica - ottenuta intagliando un tronco d'albero, in modo da ottenervi delle scanalature che fungano da scalini [Foto a destra]. Ma una scaletta a pioli non sarebbe stata meglio?
All'interno vi è un unico enorme ambiente (la zona-giorno) ove si svolge la vita comunitaria. Invece, sulla destra, si succedono una serie di stanze (la zona-notte) di pertinenza dei singoli gruppi familiari.
Ciò non toglie che molti Iban preferiscano mangiare, lavorare o persino dormire nell'area comune. Il concetto di privacy evidentemente qui risponde a ben altri parametri...

Questo groviglio nero che pende dal soffitto nel centro dello longhouse è un insieme di tre... teschi umani veri, che rappresenta un macabro memento di un passato non tanto remoto (fino agli anni '60 del '900) nel quale gli Iban erano attivi tagliatori di teste. In particolare un baldo ragazzotto che aveva intenzione di chiedere in sposa una fanciulla doveva presentarsi dai futuri suoceri con un bel set di teschi, a dimostrazione del proprio valore... Non sarebbe stata meglio una scatola di Baci Perugina?

E' ora di cena e... Colpo di scena! ecco che ricompare il nostro autista Lim. Gli chiediamo come sia arrivato al villaggio e lui candidamente risponde: «Con la macchina!» Ma come?!? Allora è possibile arrivare a Lemanak in macchina! Perchè, dunque, tutta la manfrina dell'imbarco frettoloso del primo pomeriggio? La seconda risposta di Lim è per certi versi ancora più sconcertante della prima: «Perchè a voi turisti piace l'avventura e arrivare a Lemanak in auto sarebbe stato troppo facile...» No comment!
Ci concentriamo sulla cena. Siamo veramente affamati e non sappiamo cosa aspettarci: siamo nel cuore del Borneo, cosa offrirà la cucina locale? La risposta a questo interrogativo non ci delude: riso, pollo e tante verdure. Una turista olandese ci regala anche uno snake-fruit molto saporito e succoso. Veramente buono.

Dopo la squisita cena torniamo nella longhouse degli Iban, dove è stata organizzata una serata di danza e musica in nostro onore. Una donna inizia a suonare degli strumenti a percussione che sembrano delle pentole col coperchio,...

... il "vice-capo-villaggio" [al centro qui sopra] conduce il brindisi ufficiale e... il capo-villaggio [a destra] dà inizio alle danze, proponendo la bird dance.
A proposito del brindisi: presso gli Iban - che sono dei grandissimi bevitori - si tratta di un vero e proprio rito che...

... si svolge in tre fasi, ognuna delle quali è aperta da un'invocazione collettiva: tutti in coro, col bel bicchiere colmo di vino-di-riso in mano, si grida: «huuuuuuuuhaaaaaa!» e si alza il bicchiere al di sopra della testa.
La prima volta l'«huha» è pronunciato per invocare la buona salute; la seconda volta serve per augurare che il raccolto/la caccia/la pesca vadano bene; la terza volta serve - anzi: serviva - a garantirsi il successo in battaglia, con tanto di taglio della testa dell'avversario. Oggi gli Iban sono diventati molto più miti e il terzo «huha» può essere utilizzato a piacimento per augurare/augurarsi ciò che si ritiene più opportuno.

La "bird dance" degli Iban.

In una "long house" degli Iban, nel Borneo malese. Siamo a Lemanak e Lino viene coinvolto nella "danza delle due canne", detta anche "the broken leg dance" per ovvi motivi...

Dopo le danze è il momento dello scambio dei doni. Vincenzo consegna al capo-villaggio il nostro piccolo presente di riso e spaghetti, e altrettanto fanno gli altri turisti. Alla fine si accumula una "montagnetta" di cibo che viene seduta stante ripartita tra tutti i nuclei familiari della longhouse, come si vede nelle due fotografie sottostanti: tutte le donne sono arrivate con borse, sacchetti, sporte, contenitori di vario tipo da riempire con quanto donato da noi turisti...


Questo a me,... questo a te,.. questo a voi...

La nostra seconda notte nella longhouse degli Iban. Siamo nella nostra... "gabbietta", protetti da una zanzariera integrale. Alle 21:00 non c'è molto da fare se non... guardare le stelle o leggere un libro di Patricia Cornwell.

E' ora di fare la nanna. Vincenzo prosegue la sua appassionata lettura de "L'ultimo distretto" di Patricia Cornwell, utilizzando la torcia ricaricabile, il che rende l'atmosfera davvero perfetta per leggere un giallo. Ahhhh! Sarà certamente una notte tranquilla: chi mai potrà disturbarci qui nella jungla?
Ed ecco, invece, il classico imprevisto! Crolla una clamorosa certezza: voi penserete che i galli facciano chicchirichì solo all'alba per annunciare il sorgere del sole... Invece no! A Lemanak cantano in continuazione per tutta la notte e noi abbiamo la ventura di averne uno praticamente a circa un metro in linea d'aria dal nostro cuscino, esattamente dietro il sottilissimo foglio di compensato che costituisce la parete della longhouse. Tra l'altro questo dannato pennuto si crede Ella Fitzgerrald e si cimenta in una serie di acuti degni di un'opera lirica all'Arena di Verona...

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