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SEMENGGOH National Park
Non siamo capitati nel Borneo per caso. Uno dei motivi principali che ci ha spinto fin qui è stato il desiderio di incontrare gli oranghi, ed è ciò che proviamo a fare dopo due giorni di sosta a Kuching. Non lontano dalla capitale del Sarawak c'è il Semenggoh Wildlife Center che è un'oasi dove gli oranghi vivono liberi e allo stato selvaggio pur restando sotto costante osservazione. |
Poco lontano da Kuching c'è un'area protetta che è diventata un santuario per gli oranghi. Alle 09:30 vediamo un orango che lascia il suo nido notturno e che si mette in moto in cerca di frutta. |
La visita al Semenggoh fa parte di un pacchetto di tre giorni che abbiamo pagato circa 600 euro (in due) e che prevede tra l'altro anche due giorni di permanenza presso una longhouse degli Iban. |
Che fortuna! Siamo appena arrivati che la nostra guida (un malese di etnia cinese che si chiam Lim) ci indica dei movimenti in cima a un albero. E' una madre col suo piccolo. Lim la riconosce e ci dice che si tratta di Cindy, una madre particolarmente protettiva e dal carattere scontroso, tanto da essere soprannominata "Hot Mama". |
Sosta a SERIAN: il mercato.
Lasciamo il Semenggoh Wildlife Center e ci rimettiamo in marcia verso Batang Ai, che è la meta finale della nostra escursione di tre giorni. |
Il mercato di Serian ci ha veramente affascinato, anche perchè è il primo impatto con il Borneo più autentico, dove l'atmosfera rurale si avverte senza le interferenze della grande città. |
Al mercato di Serian (una cittadina tra Kuching e Lemanak). Tra tanta meravigliosa frutta tropicale, una specialità gastronomica: vermetti vivi-e-vegeti da assaporare con gusto! |
Lasciamo Serian dopo un'oretta e riprendiamo il viaggio verso Lemanak. Per pranzo ci fermiamo in ciò che dovrebbe essere un'area di servizio. In realtà è un gruppetto di case dove ci sono un paio di ristoranti e dei negozi. Lì Lim (la nostra guida-autista) è di casa: in uno dei ristoranti addirittura si prodiga per preparare il nostro pranzo: riso verdure e pollo. Dopo mangiato dovrei fare pipì e vado nella toilette del ristorante. A parte le precarie condizioni igieniche (peraltro comuni a tutti i bagni delle aree di servizio delle autostrade italiane), nel gabinetto di questo sperduto ristorantino malese devo risolvere un problema particolare: c'è una papera. Viva! Non è che il pennuto sia capitato lì per sbaglio: quella è proprio la sua dimora, dato che l'uccello starnazzante è legato per una zampa allo stipite della porta. Vabbè: la pipì può attendere. |
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