MALESIA & BRUNEI9 luglio - 6 agosto 2011

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SEMENGGOH National Park

Non siamo capitati nel Borneo per caso. Uno dei motivi principali che ci ha spinto fin qui è stato il desiderio di incontrare gli oranghi, ed è ciò che proviamo a fare dopo due giorni di sosta a Kuching. Non lontano dalla capitale del Sarawak c'è il Semenggoh Wildlife Center che è un'oasi dove gli oranghi vivono liberi e allo stato selvaggio pur restando sotto costante osservazione.

Poco lontano da Kuching c'è un'area protetta che è diventata un santuario per gli oranghi. Alle 09:30 vediamo un orango che lascia il suo nido notturno e che si mette in moto in cerca di frutta.

La visita al Semenggoh fa parte di un pacchetto di tre giorni che abbiamo pagato circa 600 euro (in due) e che prevede tra l'altro anche due giorni di permanenza presso una longhouse degli Iban.
Avevo provato a prenotare quest'escursione di tre giorni in Italia, ma sarebbe stata una pessima idea: costava almeno 700 euro a persona! Più del doppio! In diversi forum si consigliava di prenotare il più possibile in Italia, dato che luglio è un periodo di alta stagione in Malesia (coincide con l'acme della stagione secca) e molte offerte sono esaurite. Io, però, ho pensato che non è possibile che tutto sia sold out e, fortunatamente ho avuto ragione.
Arriviamo al Parco alle 09:25, giusto in tempo per vedere la "colazione" degli oranghi. Questi simpatici scimmioni sono molto abitudinari e, in genere, lasciano i loro giacigli notturni costruiti sui rami più alti degli alberi intorno alle dieci.

Che fortuna! Siamo appena arrivati che la nostra guida (un malese di etnia cinese che si chiam Lim) ci indica dei movimenti in cima a un albero. E' una madre col suo piccolo. Lim la riconosce e ci dice che si tratta di Cindy, una madre particolarmente protettiva e dal carattere scontroso, tanto da essere soprannominata "Hot Mama".
L'«oranga» scende tranquillamente verso le zone più basse, seguita dal suo oranghino che ha già imparato come si fa a passare da un albero all'altro, sfruttando la flessibilità dei rami, che si piegano e restituiscono la forza elastica, agevolando il salto.

Sosta a SERIAN: il mercato.

Lasciamo il Semenggoh Wildlife Center e ci rimettiamo in marcia verso Batang Ai, che è la meta finale della nostra escursione di tre giorni.
Il viaggio è effettuato con un jeeppone guidato da Lim, un aitante cino-malese che, da parte di madre, è di origine Iban.
Da Kuching a Batang Ai ci sono almeno 5 ore di macchina. La strada è ottima: asfaltata e ben curata, e attraversa sia campi coltivati che jungla. Nelle aree coltivate troviamo piantagioni di banane, pepe e soprattutto tantissime palme da olio.
Poichè il viaggio è lungo, Lim ha previsto diverse soste. Dopo il Semenggoh NP, ci fermiamo nel villaggio di Serian, dove c'è un tipico mercato che si tiene tutte le mattine.

Il mercato di Serian ci ha veramente affascinato, anche perchè è il primo impatto con il Borneo più autentico, dove l'atmosfera rurale si avverte senza le interferenze della grande città.
Oltre alla frutta variopinta, siamo colpiti da una mercanzia particolare: vermetti, lombrichi o bruchi (chiamateli come volete, sempre vermi sono) offerti in vendita nella "doppia versione" essiccati o vivi-e-vegeti. Lim ci spiega che qui in Malesia si mangia di tutto purchè abbia le gambe. L'unica cosa che non si mangia con due gambe è l'uomo; l'unica cosa che non si mangia con quattro gambe è il tavolo di legno... Sì, ma mi viene da obiettare che i nostri simpatici vermetti non hanno nemmeno una gamba!!!! Un po' sbigottiti notiamo come le massaie scelgano con cura questa "pietanza brulicante": una signora prende un vermetto, lo odora e scuote il capo con disapprovazione; ne prende un altro, lo annusa e... sì! Questo va benissimo, come dimostra il sorriso a 58 denti dell'entusiasta indigena: oggi zuppetta di fagioli e lombrichi,... altro che amatriciana!


Al mercato di Serian (una cittadina tra Kuching e Lemanak). Tra tanta meravigliosa frutta tropicale, una specialità gastronomica: vermetti vivi-e-vegeti da assaporare con gusto!

Lasciamo Serian dopo un'oretta e riprendiamo il viaggio verso Lemanak. Per pranzo ci fermiamo in ciò che dovrebbe essere un'area di servizio. In realtà è un gruppetto di case dove ci sono un paio di ristoranti e dei negozi. Lì Lim (la nostra guida-autista) è di casa: in uno dei ristoranti addirittura si prodiga per preparare il nostro pranzo: riso verdure e pollo. Dopo mangiato dovrei fare pipì e vado nella toilette del ristorante. A parte le precarie condizioni igieniche (peraltro comuni a tutti i bagni delle aree di servizio delle autostrade italiane), nel gabinetto di questo sperduto ristorantino malese devo risolvere un problema particolare: c'è una papera. Viva! Non è che il pennuto sia capitato lì per sbaglio: quella è proprio la sua dimora, dato che l'uccello starnazzante è legato per una zampa allo stipite della porta. Vabbè: la pipì può attendere.
Prima di ripartire andiamo in un attiguo negozio di alimentari dove acquistiamo dei doni da portare agli indigeni Iban che abitano nella longhouse dove pernotteremo. Acquistiamo del riso e degli spaghetti che daremo al capovillaggio di sera.

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