BIVONGI (RC) |
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Le cascate del Marmàrico |
Dopo l'«ascetica» pausa-pranzo a Serra San Bruno, ci rimettiamo in macchina imboccando la SS 110 che ci porta sul versante jonico. Attraversiamo un territorio montagnoso (siamo ben oltre i mille metri sul livello del mare) in cui i boschi si alternano ai prati. La nostra destinazione è il comune di Bivongi dove si trovano le cascate del Marmàrico, le più alte della Calabria e di tutto l'Appennino meridionale. |
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Sul versante jonico la strada scende abbastanza ripidamente e il panorama è veramente spettacolare: il mare già s'intravede in lontananza, ma la nostra attenzione si concentra particolarmente sui rilievi montuosi granitici, aspri e imponenti. |
Appena un paio di chilometri più sotto, arriviamo a Bivongi, che ha appena 1100 abitanti ma che ci accoglie pomposamente con una scritta a caratteri cubitali sulla collina, che, in modo un po' megalomane, vuole forse imitare la scritta "Hollywood" che campeggia a Los Angeles. |
Bivongi si trova nella vallata del fiume Stilaro, che è proprio quello che, alcuni chilometri più a monte, forma le cascate del Marmàrico. |
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Il tragitto dal ristorante Vecchia Miniera al punto più vicino alle cascate dura poco meno di mezz'ora. La strada, incredibilmente dissestata, in certi punti ricorda proprio una mulattiera delle Ande: alla nostra sinistra c'è una parete ripidissima e altissima; alla nostra destra c'è un baratro pauroso che precipita per centinaia di metri... Avevo visto qualcosa di simile in Costa Rica nel 1992, ma in Italia mai! Tra l'altro la carreggiata è molto stretta. Io e Vincenzo ci domandiamo cosa succederebbe se incrociassimo un'altra macchina procedente in senso opposto al nostro, ma non osiamo porre tale quesito a Fabio, che continua a fumare e a guidare. |
Be', in un modo o nell'altro, eccoci sulla classica... «altra sponda» (è il caso di dirlo!). Prima di lasciarci Fabio ci ha consigliato di tenere sempre il fiume sula nostra destra e così facciamo. |
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Siamo un po' disorientati, anche perchè le cascate sono dietro l'ansa del fiume e non vogliamo tornare senza averle viste. Così m'inerpico verso l'alto e... sorpresa! Ritrovo il sentierino che la frana aveva tagliato proprio nel punto in cui, evidentemente, deviava verso l'alto. Seguiamo il sentiero e... |
... e, dopo tanto tribolare, eccoci alla mèta! Siamo stanchi, graffiati, umidicci ma contenti per essere riusciti nell'impresa. |
Purtroppo possiamo restare ai piedi della cascata solo una decina di minuti. L'avere smarrito il sentiero ci ha fatto perdere del tempo prezioso e siamo già in ritardo rispetto all'orario concordato con Fabio. |
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