KRASQUI

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E' il giorno dell'escursione a Krasquí, un'isola caratterizzata da un'atmosfera di mistero: ci sono dei luoghi stranissimi, è ignorata dai turisti ed è pressocchè deserta, nonostante ci siano delle baracche, segno della presenza dell'uomo in un passato più o meno recente.
A farci compagnia ci sono Fritz e Melissa, più due cagnoni "indigeni" che staranno con noi per tutta la durata della nostra permanenza su questo cayo.

Le casupole di legno sono giusto un paio, ma in giro non c'è anima viva. Forse non sono delle abitazioni stabili ma soltanto dei ricoveri temporanei.
Dopo un'ora circa incontriamo un pescatore solitario che sta riparando una nassa per le aragoste. La cosa strana è che non ci degna minimamente di uno sguardo: e dire che siamo gli unici su tutta l'isola (almeno così ci sembra)! Chissà quando è capitato che altri turisti abbiano messo piede lì...; eppure per il pescatore siamo trasparenti come un soffio di vento, e continua col suo lavoro flemmatico, peso nel suo mondo distante da noi miliardi di anni-luce...

Un veliero all'ancora, anch'esso deserto, una fregata che vola in alto, distinguendosi elegantemente dai pellicani, il vento tiepido dei Caraibi, la sabbia di borotalco sotto i piedi...
Questo posto è veramente fuori dal tempo!

Dopo pranzo la passeggiatina digestiva ci porta verso l'estremità settentrionale di Krasquí. Qui la lunghissima spiaggia si assottiglia, quasi assorbita dalla vegetazione. C'è però un sentierino che corre parralelamente alla spiaggia e lo percorriamo per vedere dove porta. La sorpresa è clamorosa...

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