CAYO DE AGUA

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E' il giorno dell'escursione a Cayo de Agua, cioè uno dei posti più suggestivi dell'intero arcipelago di Los Roques. In una lista stilata dalla rivista americana «Travels», Cayo de Agua è nella classifica delle dieci spiagge più belle del mondo, e, in effetti, il luogo è di quelli che lascia senza parole... La spiaggia in realtà è una lunga lingua di sabbia appena affiorante che mette in collegamento due isolette all'estremità occidentale dell'arcipelago.
Abbiamo impiegato più di un'ora di lancha da Gran Roque a qui; il viaggio è stato un po' impegnativo perchè l'imbarcazione sfrecciava veloce sulle onde e noi passeggeri ci siamo beccati un sacco di spruzzi, che più che "spruzzi" erano secchiate. Ma ne è valsa la pena!

Ormai abbiamo imparato che nel mondo esistono dei posti belli (semplicemente) e dei luoghi "magicamente" belli, nei quali la magia deriva dall'energia che il posto sembra sprigionare e che si sente dentro. Avevamo provato questa sensazione, per esempio, a Muley Point nello Utah o sulla duna di Jericoacoara in Brasile. Ebbene: Cayo de Agua è uno di questi posti incantati, e da solo vale il viaggio fino a questo remoto angolo dei Caraibi.

Tra i nostri compagni di viaggio di oggi, ci sono due coniugi milanesi,... con lui, il Commendator Gallina, non è facile dialogare: è un ricco imprenditore politicamente in bilico tra la Lega e Berlusconi, con delle idee precise e inamovibili sulla bontà del governo di centro-destra, su cosa fare di terroni ed extra-comunitari e su come risolvere il problema della forfora; con lei, invece, l'approccio è molto più semplice. Accanto alla granitica personalità del marito, ricorda un po' "Sandra Mondaini", sia nel fisico, sia nei ripetuti inviti al marito... «Alberto, oggi dev'essere l'ultima immersione subacquea! Alberto, mettiti la crema solare! Alberto, non guardare le tette di quella tipa!...»

Io e Vincenzo non siamo certamente venuti fin qua per fare salotto in spiaggia, soprattutto in un posto così... Andiamo alla scoperta di Cayo de Agua, dove c'è un faro solitario che attira la nostra attenzione.
Il faro si trova all'estremità occidentale del cayo, facilmente raggiungibile attraversando l'istmo sabbioso che collega le due parti dell'isola. Be', "facilmente raggiungibile" per... molti ma non per tutti! Vincenzo infatti trova ardita l'impresa di dover percorrere a piedi una cinquantina di metri con l'acqua che arriva "addirittura al ginocchio"! Tuttavia, con grande caparbietà, ecco il nostro "Mosè" alle prese col periglioso passo e... miracolo!...

...il mare si apre, lasciando scoperta una "passerella" da percorrere trotterellando!

Comunque, sentendoci a metà strada tra Mosè e Dante, eccoci sull'altra sponda. Il faro svetta in lontananza alla fine di una lunga spiaggia solitaria dove l'energia pulsante che crea la magia del luogo si avverte in modo particolare.

In un angolino della spiaggia incontriamo tre "compagni di avventura" che sono venuti a Cayo de Agua con la nostra stessa lancha: sono tre venezuelani di Caracas che ogni tanto vengono a Los Roques a trascorrere il week-end (per loro sono appena 40 minuti d'aereoplanino, che fortuna!).
I due più grandi (e panzuti) si chiamano Francisco e Jorge. Li abbiamo notati già a Madrisquí e a Francisquí, dato che, neanche a farlo apposta, nei giorni scorsi hanno fatto le nostre stesse escursioni. Abbiamo a lungo spettegolato sui due tipi che si atteggiano da "grandi signore": telo-mare leopardato, micro-ventilatore a batteria da usare sotto l'ombrellone, "reciproca spalmata" di crema solare con tanto di mignolino alzato, sculettamenti vari;... ci manca solo Gloria Gaynor con "I will survive" in sottofondo e il museo delle icone gay è completo!
Oggi a Francisco e Jorge si è unita un'altra efebica presenza. Io e Vincenzo malignamo ancora di più rispetto a quanto fatto nei giorni precedenti, fino al colpo di scena finale:... José (il leggiadro giovinetto, anche se alquanto cosa sicca) è il figlio di Francisco!!!

E come quei che con lena affannata uscito fuor del pelago a la riva si volge a l'acqua perigliosa e guata,...

Mezzogiorno è passato da un po' e pertanto torniamo sui nostri passi. La nostra cava ci aspetta: per pranzo saremo vicini di... ombrellone col Commendator Gallina, ma prima dobbiamo riattraversare l'istmo di sabbia. L'effetto-Mosè sembra cessato, segno che la marea si è alzata un po'. Vincenzo ovviamente trova da ridire, ma...
«...[ ] come quei che con lena affannata
uscito fuor del pelago a la riva
si volge a l'acqua perigliosa e guata,...»

... così il nostro eroe, orgoglioso di essere riuscito a tornare alla base, si tuffa in una meritata insalata di riso e panino al tonno!

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