Vanuatu - Uluru6 luglio - 3 agosto 2012

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DARWIN

A Darwin, finalmente. Si conclude qui, nella capitale dello stato del Northern Territory, la nostra "cavalcata" iniziata con Priscillo circa 2700 chilometri fa ad Alice Springs.
Dobbiamo riconsegnare Priscillo all'agenzia Thrifty entro le 16:00, ma arriviamo con ampio anticipo, poco dopo l'ora di pranzo. L'impiegata del rent-a-car è alquanto acida ma fortunatamente non si accorge nè dell'estintore che abbiamo riavvitato, nè del tavolinetto che abbiamo ripristinato, nè della polvere rossa che si è infilata ovunque sulla pista non asfaltata di Gunlom,... Ci firma il foglio che attesta la riconsegna del veicolo senza alcun danneggiamento e siamo contenti,... A questo punto possono crollare tutte le mensole e scoppiare due pneumatici: noi siamo a posto!
Mi sarebbe piaciuto tenere con me l'atlante stradale che ci ha guidato nel nostro viaggio; l'impiegata non me l'aveva chiesto e, quindi, avrei potuto non riconsegnarlo. Per onestà, le domando se posso tenerlo e lei ovviamente risponde di no.
L'agenzia Thrifty è dalle parti dell'aeroporto. Per andare in centro potremmo prendere l'autobus (1,50 $ a testa); i nostri bagagli sono leggeri e maneggevoli, ma siamo alquanto stanchi e così prendiamo un taxi (19 $ + 1 $ di mancia - crepi l'avarizia!) che ci porta direttamente all'hotel che avevamo prenotato dal Visitor's Center di Katherine, temendo di non trovare posto.
L'Hotel è il "Barramundi Lodge"; non è bello ed è alquanto decentrato (il centro si raggiunge comunque con una passeggiata di 15 minuti), ma è l'unico posto economico che abbiamo trovato.

Darwin è una cittadina moderna e vivace, con una downtown che si affaccia sul mare, piena di negozi e soprattutto di tanti ristoranti. Il costo della vita è particolarmente elevato. La prima sera abbiamo "tentato" di cenare in un ristorante thailandese, dal quale però siamo fuggiti dopo aver visto il menu (con i relativi prezzi). Abbiamo poi provato in un ristorante indiano vegetariano, ma forse raccolgono l'insalata direttamente a New Delhi perchè era ancora più caro. Niente da fare nemmeno nel vietnamita, nè nel pakistano, nè nel turco, nè nel sushi-corner giapponese (non che ci sperassimo: il sushi costa molto ovunque, figuriàmoci a Darwin!).
Alla fine, fortunatamente abbiamo trovato un ristorantino cinese dove abbiamo mangiato la nostra wanton soup senza dover ricorrere a un mutuo.

Prezzi a parte, Darwin è un bel posto: la downtown ci dà il benvenuto con una bella fontana danzante e con un comitato d'accoglienza costituito da beach boys in... uniforme di gala!
L'animazione in centro ruota attorno alle tre principali vie che corrono parallele tra loro: Cavenagh Street, Smith Street e Mitchell Street. Le ultime due sono rispettivamente la via dello shopping e la via dei ristoranti.


Il portone e le mura perimentrali del vecchio municipio.

Darwin è stata per decenni importante per il suo porto che si affaccia come una finesrta verso l'arcipelago indonesiano, la Malesia e il sud-est asiatico.
Oggi l'attività del porto continua, ma tutta la zona portuale è stata rivalutata dal Waterfront, un'area attrezzata dove la gente va a passeggiare o a mangiare nei vari ristorantini vista-mare.
All'interno del perimetro del Waterfront ci sono anche un acquario e una wave pool, una piscina con delle onde artificiali che permette a "bambini di ogni età" di divertirsi senza il timore di essere beccati da meduse (nella migliore delle ipotesi) o da coccodrilli o squali (nella peggiore)!

La wave pool, la piscina con le onde artificiali. C'è pure chi fa surf!


Targhe di macchine a Darwin.

Sunset in Darwin.
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The sun in a lamp.

Ultimo giorno di vacanza in Australia. L'aereo che ci porterà a Singapore parte stasera, così abbiamo quasi l'intera giornata per completare la visita di Darwin.
Il nostro hotel si trova in un'area molto verde che - con grande sforzo di fantasia - hanno denominato «The Gardens». Si tratta di un vasto parco pubblico caratterizzato da alberi enormi sui quali stazionano tantissimi uccelli, tra i quali i kakatua bianchi.

Bianchi kakatua sui rami di un albero ormai secco [???]. I kakatua sono dei pappagalli che vivono in grandi stormi facedo un frastuono pressocchè continuo. I contadini non li amano perchè rovinano i raccolti. A me piacciono, però, soprattutto quando "chiacchierano tra loro.
[?] Chi, invece, non "chiacchiererà" più è questo povero pipistrello che è rimasto folgorato dai fili elettrici e penzola rinsecchito come un prosciutto.

Mindil Beach: la spiaggia di Darwin. Non è niente di particolare.

Quando nei giorni scorsi eravamo nel Kakadu National Park, Vincenzo avrebbe voluto vedere i jumping crocodiles; tuttavia non c'è stato tempo per vederli, perchè le crociere fluviali, che permettono di vedere i coccodrilli che saltano, salpano da Mamukala, una località lungo l'Arnhem Highway dove non ci siamo fermati.
Per rimediare, decidiamo di andare a vedere il «Crocosaurus Cove», un sorta di acquario dedicato in particolare al mondo dei coccodrilli.
Il «Crocosaurus Cove» si trova proprio in pieno centro, lungo Mitchell Street. Visto dall'esterno sembra un edificio come tanti altri dato che ha un ristorante cinese alla sua destra e un alberghetto alla sua sinistra. Nulla - se non l'insegna - farebbe presagire che al suo interno ci sono vasche d'acqua enormi in grado di contenere i più grandi rettili esistenti: i salties, cioè i coccodrilli marini, famelici e pericolosi.

La visita del «Crocosaurus Cove» è stata veramente interessante; abbiamo imparato che:
- il morso di un coccodrillo esercita una forza di migliaia di Newton (in grado di frantumare in un istante persino un blocco di ghiaccio);
- il sesso dei piccoli è determinato dalla temperatura alla quale sono esposte le uova: se la stagione e fresca e non si superano i 29°C nascono solo femmine; al di sopra dei 30°C nascono solo maschi;
- il sistema immunitario di un coccodrillo è tra i più forti che si conoscano, dato che tali rettili non sono praticamente esposti a malattie o infezioni;
- il sistema cardiocircolatorio è una macchina perfetta: durante i lunghi periodi d'inattività i battiti al minuto possono scendere anche a 4, per riattivarsi immediatamente nel momento in cui il coccodrillo scatta in avanti per aggredire una preda.

Ricordate quando, nel 2009 a Port Douglas (Queensland) Vincenzo baciò... un rospo? Beh, evidentemente ci ha preso gusto perchè adesso, a Darwin, ci riprova con un coccodrillo!

«Huè, coccodrillone maschio, t'aggi'à ddi' 'na cosa... Dobbiamo stare vicini-vicini...»
«Ma tu stai sempre accà! Uffa!!! Nun me scuccià!»
«Maro', cuanto me piace l'omme cu ll'aria brutale e decisa!»
«T'aggie ritte de me lassa' 'n santa pace...»
«Ma no, nun fare accussì, sennò me viene 'e chiàgnere!»
«Chiàgne, chiàgne, tanto vuò sapè 'na cosa?»
«Che cosa?»
«'e tuje so' sempre lacrime 'e coccudrille!»
«[sì, ma lacrime 'e coccudrille... napulitane!!!]»

Al «Crocosaurus Cove» non ci sono soltanto coccodrilli. Abbiamo visto parecchi serpenti e rettili vari. Inoltre, ogni ora c'è uno spettacolo interattivo, come nel caso dell'esibizione di questo pitone-oliva che ha... pranzato davanti a noi. Tra i suoi bocconi preferiti ci sono i topi, e infatti, eccolo uscire lentamente dal contenitore che lo ospita, puntare il cadaverino di topo offerto dal ranger e... zaf! piombare sul roditore e mangiarselo intero, come fanno i serpenti. Il tutto mentre il ranger ci spiega caratteristiche e curiosità di questi serpenti.

La visita al «Crocosaurus Cove» si conclude nel primo pomeriggio. Prima d'incamminarci verso l'hotel, compriamo la nostra cena che mangeremo sull'aereo. Infatti, il volo di stasera da Darwin a Singapore è con la Jet Star, che è una compagnia low cost che non ti dà gratis neanche una caramella: se vuoi mangiare, paghi.
A questo punto preferiamo comprare qualcosa di veramente buono: fish and chips! In particolare il pesce è il "barramundi", una specie di grosso merluzzo che è tipico dell'Australia. Ovunque ne abiamo visto la pubblicità, ma finora non lo abbiamo mai provato. Per rimediare ne compriamo due abbondanti porzioni in un souflaki bar, un locale greco che col barramundi in teoria non c'entra granchè... E' come comprare la pizza in un ristorante giapponese. Tuttavia la scelta è stata azzeccata: sull'aereo la nostra cenetta è stata decisamente la migliore, soprattutto se confrontata con gli striminziti panini venduti dalla Jet Star.
Goodbye, Australia!

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