Vanuatu - Uluru6 luglio - 3 agosto 2012

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LITCHFIELD N.P.

Riprendiamo il viaggio. Completiamo la Kakadu Highway, giungendo a Jabiru, dove si trova il quartier generale del Parco Nazionale. Strano posto per un quartier generale: mi aspetterei di trovarlo in prossimità del varco d'ingresso; invece qui siamo a quasi duecento chilometri dalla Stuart Highway.
Comunque non ci fermiamo a Jabiru. Oggi dobbiamo fare parecchia strada, così c'immettiamo sulla Arnhem Higway che ci riporterà verso Darwin.

Procediamo spediti in un paesaggio adesso veramente tropicale, solcato da parecchi corsi d'acqua, tra i quali l'imponente South Alligator River che avevamo attraversato nei pressi di Gunlom (quando era ancora un fiumiciattolo) e che adesso ha assunto una portata veramente enorme: il ponte che lo scavalca è lungo parecchie centinaia di metri. Immaginiamo cosa dev'essere tutta questa regione nella stagione delle piogge!
La meta di oggi è il Litchfield National Park. E, infatti, quando - dopo oltre 200 chilometri - giungiamo sulla Stuart Highway non svoltiamo verso nord (cioè verso Darwin), ma andiamo in senso opposto, verso sud (teoricamente in direzione di Alice Springs) per una cinquantina di chilometri. Attraversiamo Bachelor, che è il centro abitato al limitare del Litchfield National Park, dove facciamo la spesa nell'unico negozietto, gestito da un tipo simpatico e chiacchierone di origini italiane.

Il Litchfield è relativamente poco esteso, quanto meno se paragonato ad altri parchi nazionali, ed è particolarmente ricco di cascate. E' pomeriggio inoltrato quando visitiamo le Florence Falls, una doppia cascata che forma l'immancabile piscina alla base dove sguazzano diverse coppiette etero e gay.
Facciamo il breve e agevole loop che permette di aggirare le cascate in una ventina di minuti, attraversando l'ambiente tipico della foresta pluviale. Non ci colpisce più di tanto, ma serve a rilassarci dopo il lungo tragitto al volante.

Le Florence Falls.

Prima di sistemarci per la notte, un'ultima veloce visita alle Tolmer Falls, che sono delle cascate molto alte, ma che si possono vedere solo dall'alto di una piattaforma, poichè il sentiero è chiuso al pubblico.

Le Tolmer Falls.

Troviamo un powered site in un campeggio alquanto sgangherato chiamato "Litchfield Safari Camp"; tuttavia l'atmosfera è rilassante, i vicini-di-camper simpatici e il nostro Priscillo più... in forma che mai!

La serata è gradevolmente tiepida e, mettendo momentaneamente da parte la nostra dieta semi-vegetariana, ci concediamo una cenetta sotto le stelle a base di stufato di funghi e vitello.


Vincenzo in... cucina!

Vincenzo a letto, col suo fedele libro «L'ombra del Vento» sotto il braccio.


Vincenzo in... sala da pranzo per la colazione!

Priscillo nel nostro angolino al Litchfield NP.

L'ultima nottata a bordo di Priscillo trascorre come tutte le altre: nella tranquillità più totale. Oggi arriveremo a Darwin, ma in mattinata saremo ancora all'interno del Litchfield NP perchè ci sono ancora alcuni posti che meritano di essere visitati.
Cominciamo dalle Wangi Falls che sono ad appena sette chilometri dal Litchfield Safari Camp.
Anche la Wangi Falls, come tutte le cascate viste in precedenza, sono caratterizzate da un'ampia piscina alla base, solo che in questo caso l'ambiente è più vasto e la vegetazione più rigogliosa del solito. Il posto merita di essere considerato una delle attrazioni principali del Litchfield, Inoltre,...

... la fauna locale è particolarmente variegata: grossi pipistrelli della frutta (anche noti come "volpi volanti"),...

... grossi ragni e...

... grandi, grandissimi farfalli!!!
Incredibile ma vero, il nostro tour lungo il sentierino che gira attorno alle Wangi Falls è appena iniziato che incrociamo un tipetto biondino e muscoloso con l'uniforme del ranger. Forse sarebbe dire meglio un... rangerino, dato che il ragazzetto non sembra avere più di vent'anni. [Foto a fianco].
Ebbene, io proseguo leggiadramente attraverso la fitta vegetazione, scattando fotografie e ammirando i pappagalli che competono con i pipistrelli, quando il piccolo ranger, incrociando me e Vincenzo, lancia a quest'ultimo un inequivocabile segnale in codice che, più o meno, significa: «Perchè non andiamo a guardare i kakatua insieme?»
Ma come!?! Un rangerino? Nella jungla? Proprio qui? Adesso? Ma come...???
Sono, anzi siamo esterefatti. Ma no! Non è possibile... Forse ci siamo sbagliati.
Riprediamo l'escursione ed... Eccolo che torna alla carica! Il biondino ha fatto dietro-front e ci ha velocemente raggiunto, ci passa accanto e ci precede di qualche passo. Noi rallentiamo e lui rallenta; noi acceleriamo e lui accelera. Poi tira fuori una busta di latte da mezzo litro e comincia teneramente a berlo con una cannuccia.
Giriamo a destra e lui è lì; saliamo una rampetta e lui è lì...
- «What's your name?»
- «Troy» [Per vari motivi, mai nome mi è sembrato più azzeccato].
- «Do you work here?» [Domanda idiota... Ma come si attacca discorso nella jungla? Qui non siamo mica al "Pegaso"!]
- «Yeah» [Càvolo: il tizio è di poche parole; con lo sguardo chiedo sostegno a Vincenzo affinchè intervenga nella conversazione, ma Cucciolo mi fa capire che non se ne parla nemmeno. Se vogliamo capire fino a che punto il biondino è disposto a spingersi, devo continuare io].
- «I guess you know ev'ry single corner of this park, don't ya? Even the most secluded ones?» [Ecco, questa è buona... Vediamo come risponde l'ufficialino che pare uno dei «Village People» in "versione-baby".
- «I've been workin' here for a short time, but yes: I know lots of places». [Silenzio... Uffa, in un film ora lui avrebbe sicuramente detto: «Se volete vi ci porto». E invece niente: tocca di nuovo a me].
- «Ehm,... What's your schedule today?».
- «Gonna be off at 5 PM».
- «It's going to be kind of boring... You should try to have some fun in the meantime» [Ecco, l'ho detto: più esplicito di così!].
- «Guess so» [Tutto qui? E dài! Un po' più d'impegno! Non ho mai sopportato le persone di poche parole che pur vorrebbero dire ma che aspettano che siano gli altri a fare i discorsi per loro].
E così dicendo (o meglio "non" dicendo), arriviamo alla fine del loop attorno alle Wangi Falls... Salutiamo il rangerino il cui ultimo sguardo è per Vincenzo (figùrati!) e torniamo da Priscillo. Beh, non sapremo mai come sarebbe andata a finire la nostra telenovela australiana, ma, in fondo, come dicono da questi parti: «Big deal!!!»

Ci dirigiamo verso l'uscita del Litchfield NP e passiamo dal bivio per ciò che viene considerato uno dei "gioielli" di questo parco: "Lost City", un angolo di foresta che è cresciuta attorno a dei massi di granito che l'erosione degli agenti atmosferici ha trasformato in un ambiente spettrale e suggestivo, come se si trattasse delle rovine di un'antica civiltà scomparsa (da cui il nome).
Tuttavia ci basta dare una rapida occhiata alla pista sterrata che si dovrebbe percorrere, per lasciare perdere. E' vero: sono "appena" 8 chilometri, ma, dopo l'esperienza di Gunlom, decidiamo senza esitare di non avventurarci lungo ciò che si presenta come una trazzera impraticabile.

Che peccato! Per noi "Lost City" è destinata a restare, appunto, una... città perduta", ma non possiamo far altrimenti se vogliamo preservare l'integrità del nostro valoroso Priscillo!
In alternativa, facciamo sosta in un posto davvero strano che si trova proprio in prossimità dell'ingresso del parco: i termitai magnetici!
Qui le termiti mangiatrici di erba hanno costruito i termitai più alti dell'Australia. Le colonie sono di due tipi:
1) alcune termiti costruiscono strutture massicce e imponenti, dalla forma rotondeggiante, che prendono il nome di "termitai-cattedrali".
2) altre termiti costruiscono dei termitai sottili addirittura 10 centimetri, che vengono chiamati "termitai magnetici". Tale nome è oggi improprio; esso fu scelto perchè questi termitai hanno una caratteristica davvero unica: sono tutti orientati lungo un asse nord-sud. Inizialmente si pensò che le termiti fossero in grado di "sentire" il campo magnetico terrestre (ecco perchè termitai "magnetici"). Oggi, invece, si sa che tale orientamento nord-sud permette a questi furbi insetti di massimizzare l'esposizione al sole all'alba e al tramonto (quando la temperatura esterna è più bassa) e di minimizzarla nelle ore centrali della giornata (quando la temperatura esterna raggiunge livelli torridi).

Termitai-cattedrale: panciuti e imponenti.

Termitai magnetici: sottili ed esili.

I termitai magnetici dànno nell'insieme l'aspetto di un cimitero; l'atmosfera è resa ancora più spettrale dal furioso incendio che divampa sullo sfondo e il cui fumo oscura parzialmente il cielo.

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