Vanuatu - Uluru6 luglio - 3 agosto 2012

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Tanna: i NAMBAS

Arriviamo al villaggio dei Nambas e non troviamo inizialmente nessuno. Dominique ci dice che sono tutti impegnati nella foresta o nella parte bassa del villaggio. A quel punto usa il "telefono locale" e con un grosso bastone percuote il tronco cavo di un albero: è il segnale che siamo arrivati.

A poco a poco, i Nambas lasciano le loro attività e cominciano ad affacciarsi sullo spiazzo comune che si trova ai piedi di un enorme banyan tree. Secondo la loro credenza, per accedere in quest'area, che risulta aperta su tutti i lati, è necessario prima attraversare un varco che hanno ricavato tra le radici aeree del banyan. Ciò perchè il passaggio attraverso la strettoia serve ad abbandonare le negatività e gli spiriti cattivi, i quali restano impigliati nell'intrico della vegetazione.
I vari popoli delle Vanuatu sono tutti molto superstiziosi e particolarmente predisposti ai culti religiosi. Alcuni di questi sono veramente singolari. Ufficialmente l'87% della popolazione è cristiana (Presbiteriani 32%, Cattolici 13%, Anglicani 13%, Avventisti del settimo giorno 11%,...). Tuttavia, spesso il substrato cristiano si mischia a una serie di credenze locali, alcune delle quali veramente "estemporanee": è il caso del culto "Jon Frum" seguito soltanto dal 5% degli abitanti di Tanna.
Secondo alcuni, "Jon Frum" sarebbe l'adattamento del nome di un soldato americano - John From - il quale, verso il 1930, finito fuori rotta, sarebbe giunto sull'isola di Tanna a bordo di un vascello carico di rifornimenti per le truppe statunitensi stanziate nel Pacifico Occidentale. Il cognome "From" (o "Frum") è poco comune nel mondo anglosassone, per cui altri sostengono che il cognome potrebbe essere "Frommel", ovvero che si tratti di un certo... John from America.
Indipendentemente da come stiano le cose, ciò che è certo è che gli indigeni di Tanna furono colpiti dall'abbondanza del carico sull'imbarcazione americana: sacchi di viveri, bidoni, "diavolerie moderne" come ventilatori, radio e un oggetto in particolare: la "macchina del freddo", cioè il frigorifero!

Il soldato John-Come-Si-Chiama era nero, e anche tale particolare colpì l'ingenuità degli abitanti di Tanna, che fino a quel momento avevano visto pochissimi stranieri e comunque tutti bianchi. Vedere un nero con tutto quel ben-di-dio li impressionò parecchio. A ciò va aggiunto che questo John-Vattelappesca doveva essere un furbacchione: durante la sua sosta Tanna - di una decina di giorni - il soldato americano si presentò come una divinità con spirito benefattore e regalò loro alcuni oggetti. Gli indigeni, però, erano affascinati in particolare dal frigorifero: al momento del commiato, John promise che sarebbe tornato con un intero cargo tutto per loro.
Da allora a Tanna c'è chi continua ad aspettare Jon Frum, gli dedica preghiere e lo invoca nella convinzione che un giorno questo Messia a stelle e strisce tornerà con un bel frigorifero nuovo di zecca e tanti altri doni. Proprio perchè il ritorno è associato alla prospettiva di un corposo carico di doni, il culto di Jon Frum viene anche chiamato «cargo cult».
Ah, Jon Frum tornerà a Tanna il 15 febbraio, quindi non prendete altri impegni per quel giorno. Piccolo particolare: non hanno detto in quale anno.

Vincenzo e Turuk.

Il villaggio dei Nambas fa parte di un gruppo di piccoli agglomerati - in media costituiti da una cinquantina di persone - chiamati "Kastom villages". Il termine "kastom" deriva dall'inglese "custom", che vuol dire, tra l'altro, "usanza" o "tradizione", proprio a indicare lo stile di vita ancorato ai secoli passati che gli abitanti ancora conducono.

Torniamo verso il Banyan Tree, e lungo il sentiero incontriamo un ragazzotto con il suo carico di foglie di banano e un machete. Oggi gli abitanti delle Vanuatu sono famosi per la loro ospitalità e la loro gentilezza, tuttavia la presenza di... una lama lunga almeno 50 centimetri è alquanto inquietante: tornano in mente i tanti racconti sul passato di queste isole nelle quali il cannibalismo era ampiamente praticato.
Fortunatamente, il tizio ha già... pranzato, e così è ben disposto nei nostri confronti. In realtà si rivolge a noi con uno dei sorrisi più clamorosi che abbia visto e ci chiede dove abitiamo a Tanna. Rispondiamo che siamo al Banyan Tree e lui riparte con un sorriso ancora più grande e dice: «John's my uncle!».
Poi, con un gesto sorprendentemente rapido e deciso, lancia al suolo il suo machete che si conficca sulla pista di terra battuta come se questa fosse di burro., e dice: «Piccha
«Piccha???» E che vuol dire?
Lui mima un gesto inequivocabile... Ah, "picture"!!! Una fotografia! Certo, molto volentieri!

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