Vanuatu - Uluru6 luglio - 3 agosto 2012

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Isole VANUATU: TANNA

Partiamo da Port Vila col sole (foto a sinistra) e arriviamo a Tanna con la pioggia (foto a destra). Il volo è durato una quarantina di minuti. Oltre ai turisti ci sono anche parecchi abitanti del luogo che sono andati a Port vila per fare acquisti: una bagnarola di metallo, pacchi di farina, un materasso (sic!), persino dei sacchetti di stoffa con dentro delle galline!

L'aeroporto dell'isola di Tanna si trova a Lénakel, un paese che non avrà neanche mille abitanti. Noi abbiamo prenotato al «Banyan Tree Castle», un mini-resort a gestione familiare che si trova a un'ora e passa dall'aeroporto, proprio alle pendici del Monte Yasur, il vulcano che rappresenta una delle principali attrazioni di Tanna.
Viaggiamo in una jeep 4x4 e meno male! Appena fuori il centro abitato de Lénakel finisce la strada asfaltata e ci troviamo su una pista in terra battuta che in certi tratti mette a dura prova persino la trazione integrale del nostro pick-up, anche perchè continua a piovere. In particolare, superiamo una cresta che tocca i 500 metri sul livello del mare, e a quest'altezza (e a questa latitudine) l'umidità dell'Oceano si condensa molto facilmente: siamo nella nebbia e in un vero e proprio nubifragio!
Con noi sulla jeep ci sono, oltre all'autista, anche due sessantenni australiani antipaticissimi: lei non apre bocca; in compenso lui non fa altro che tempestare l'autista, me o Vincenzo di domande assurde: «Perchè gli abitanti delle Vanuatu fanno tanti figli?», «Quante donne ha avuto Berlusconi?», «Come bisogna comportarsi se si finisce nelle sabbie mobili?». Faccio notare che alle Vanuatu non ci sono sabbie mobili, e lui: «You never can tell...»

Arriviamo finalmente al «Banyan Tree Castle» e qui ci accolgono molto calorosamente i due proprietari John & Linda, con uno stuolo di figli e nipoti dai nomi impossibili. L'unico che si chiama in modo ordinario è uno dei figli più grandi, Daniel, ma stranamente non riseco a memorizzarlo e continuo a chiamarlo nelle maniere più disparate: Albert, Peter, Jerry,... Ogni volta lui pazientemente sorride e dice: «Mi Daniel!»... Okay, sorry!

Chiamare il «Banyan Tree Castle» un "resort" è un eufemismo: in realtà si tratta di un gruppetto di capanne di legno e foglie, adattate, peraltro in modo decente, per accogliere i turisti. Credo che il principio sia: «Chi è stato disposto a venire fin quaggiù, non baderà alla mancanza di chiusure alle finestre o a eventuali ragnetti a spasso per la capanna, anche perchè... dopo le 19:00 è buio pesto e nè le finestre, nè i ragni si possono vedere!»

Il vulcano del monte Yasur sbuffa in continuazione, accompagnando le emissioni di cenere e lapilli con dei boati che all'inizio, quando non si è ancora abituati, incutono qualche timore. Poi ci si abitua, è vero, ma il primo impatto con la presenza incombente del cratere è alquanto forte anche per me e Vincenzo che, tra Etna, Salina, Stromboli e Vulcano (e mettiamoci pure il Vesuvio!), dovremmo avere confidenza con la materia.

A colazione: tè, pane, marmellata e peanut butter... Nothing else.

Non l'ho ancora specificato, ma la nostra accommodation al «Banyan Tree Castle» è rappresentata da una capanna sull'albero! Per salirci bisogna utilizzare una scala di legno che - maliditta 'a curtizza - ha dei gradini molto alti. Quanto alti? Basta guardare il video seguente per vedere come Vincenzo debba impegnarsi un po' per prendere lo spazzolino da denti che ha dimenticato in camera!
Il bagno è la capanna in basso a destra: usarlo di giorno non è un problema, ma se ti scappa la pipì di notte? O prendi la torcia ricaricabile che ho comprato a Brisbane e ti avventuri giù per la scaletta, oppure... si utilizza - come dire - la "fantasia" e si trovano soluzioni alternative!

Oggi avremmo dovuto visitare un villaggetto vicino dove si pratica la religione di Jon Frum (di cui dirò in seguito), ma non è il caso di andarci poichè c'è il funerale di una donna che è morta nei giorni scorsi a un'età imprecisata che oscilla tra i 102 e i 104 anni, in base a chi ne parla.
Così decidiamo di andare a scoprire un altro villaggio, abitato dai Nambas. La nostra guida è Dominique. Durante il tragitto passiamo accanto alla scuola, in mezzo alla giungla. La scuola è uno stanzone col tetto di foglie di palma, virtualmente senza pareti ma solo con l'intelaiatura. Oggi è domenica e non si studia; l'unica lezione è quella di canto, un'attività che qui alle Vanuatu è tenuta in grande considerazione.

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