YELLOWSTONE
GRAND PRISMATIC SPRING

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Mancano ancora più di tre ore prima che il Great Funtain Geyser erutti di nuovo e nell'attesa diamo uno sguardo al'area circostante. Il giorno prima ci aveva molto colpito la Grand Prismatic Spring, così decidiamo di tornarci da un versante diverso, spostandoci più a ovest.

Imbocchiamo una stradina che presto diventa un sentiero non asfaltato. Lasciamo la macchina al parcheggio e cominciamo a camminare mentre un nugolo di mosconi ci avvolge: sono così fastidiosi che punzecchiano e si appiccicano addosso. Dopo qualche minuto di "dura battaglia" riusciamo a liberarcene, e finalmente possimo dedicarci ad ammirare il paesaggio.
La zona ha qualcosa di strano, a metà strada tra il sinistro e l'affascinante. Si vede che dal punto di vista geotermico è molto attiva, poichè gli alberi risultano letteralmente bruciati dai vapori acidi delle sorgenti calde...
Poi qualcosa attira la nostra attenzione...

C'è un elk, il grosso cervo americano, la cui apparenza inganna: non è affatto un animaletto timido e amorevole. Al contrario, può essere molto pericoloso e, soprattutto i maschi, non esitano ad attaccare chi si avvicini troppo.
Molti cartelli un po' ovunque nel parco avvisano i turisti di tenersi alla larga dagli elk, i cui casi di attacco all'uomo superano quelli degli orsi!

L'elk è un giovane maschio e bruca tra l'erba, apparentemente indifferente alla nostra presenza. Io e Vincenzo sussurriamo appena, oppure... "parliamo con gli occhi": il cervo è troppo vicino alla stradina che stiamo percorrendo, e non è molto prudente andare oltre. Sappiamo che lui ci ha notato anche se non lo dà a vedere, e così tiro fuori tutto il repertorio del «Manuale delle Giovani Marmotte» su "cosa fare se..".
Nel caso specifico, ho letto da qualche parte che, se inseguiti da un cervo, non bisogna fuggire in spazi aperti (per esempio lungo il sentiero), perchè il cervo è ovviamente molto più veloce di un uomo e in due salti ci sarebbe addosso. Al contrario, bisogna "infrattarsi" dove la vegetazione è più fitta, soprattutto dove gli alberi hanno rami bassi, i quali ostacolano l'incedere dell'elk, le cui corna incontrano difficoltà a districarsi tra i rami...
Mi torna in mente una vecchia versione di latino:

Cervus et venatores

«...Sed cum in densam silvam pervenit, ubi salutem sperat, arborum rami longa cervi cornua retinent et cursum impediunt. Mox saevorum canum morsus miserum lacerant. Tum spiritum effundens, cervus dixit:"Quam stultus fuit! Crura et genua despexi: nunc autem fletus luctusque causa sunt" Nos quoque saepe exitiosa laudamus, contemnimus salutaria.»

Alla fine, con molta cautela, superiamo l'elk e ci ritroviamo in un'ampia pianura inondata da pochi centimetri di acqua che proviene dalla Grand Prismatic Spring, la sorgente multicolore che all'estrema destra rispetto alla nostra posizione. Ne intravediamo la nebbiolina dei vapori che da essa si sprigionano.

Il sentiero che stiamo percorrendo dovrebbe condurre alle Fairy Falls, che sono delle cascate che al parcheggio erano date a poco meno di tre chilometri. Coperto tale tratto, però, troviamo un altro cartello che dice che ci vogliono altre due miglia: altri tre chilometri! A questo punto decidiamo di tornare indietro.
Siamo un po' delusi, e per giunta le batterie della mia macchina fotografica si sono scaricate prima del previsto!
Per cercare di rendere più emozionante il momento negativo, decido di salire sulla collina a ovest del sentiero mentre Vincenzo preferisce aspettare in basso. M'inerpico sul crinale tra la fitta vegetazione; non temo tanto l'incontro con un elk, quanto quello con un orso... Poi però, mi giro a guardare il panorama e resto senza parole...

La Grand Prismatic Spring da quassù si può ammirare in tutta la sua estensione, ed è uno degli spettacoli naturali più belli che io abbia mai visto, anche perchè non mi aspettavo di vederla così multicolore! Vista dal basso, infatti, non si coglie la visione d'insieme che si ha da quassù.
Trovo strano che i ranger dello Yellowstone National Park non segnalino questo panorama nelle guide, ma forse è meglio così, perchè la folla forse finirebbe col rovinare l'atmosfera. Sono contento di aver trovato per caso questa meraviglia della natura che da sola vale tutto il viaggio!

Riscendo verso il sentiero, "recupero" Vincenzo e torniamo verso la macchina. Lelk è ancora alle prese col suo pranzo e ignora i turisti che adesso sono numerosi e particolarmente irriguardosi delle regole di sicurezza sulla distanza minima da tenere.
A proposito di pranzo...

... Anche noi abbiamo un certo languorino. Così andiamo all'enorme Visitor Center nei pressi dell'Old Faithful, dove c'è un grandissimo supermercato. Oggi si mangia insalata, yoghurt e [alla faccia del salutismo] salsicce affumicate: in fondo siamo o non siamo nel "Vecchio West"?

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