YELLOWSTONE
LOWER GEYSER BASIN

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La distanza da Belgrade/Bozeman al Parco di Yellostone non è molto lunga: sono 88 miglia da percorrere lunngo la Highway 191, una strada alquanto stretta ma molto panoramica che costeggia il Gallatin River.
Il viaggio è molto tranquillo, ed è piacevole vedere i tantissimi appassionati di rafting che scendono lungo le rapide del Gallatin.

Stanotte dormiremo a West Yellowstone, il paesino che fa da campo-base per chi entra nel Parco Nazionale da ovest. Il nostro hotel ha un nome strano: è l'Al's Westward Ho ed è il più vicino a Yellowstone dato che l'ingresso del parco è letteralmente al di là della strada: basta attraversare la "Boundary Street" e si è dentro!
Sono le 11:00 di mattina e la nostra stanza non è ancora pronta, così lasciamo i bagagli e ci precipitiamo a far visita a... Yoghi & Bubu!

Ormai con Vincenzo abbiamo visitato parecchi parchi nazionali degli Stati Uniti, e, quindi, siamo un po' abituati. Tuttavia, stavolta l'emozione è particolare perchè questo non è un parco nazionale ma il parco nazionale per eccellenza! Ci aspettiamo d'incontrare diversi animali, e, infatti, stiamo guidando da nemmeno 15 minuti che un lupo ci dà il benvenuto! Sta attraversando la striscia pianeggiante ricoperta da un folto strato d'erba che separa la strada dal Madison River.

14 miglia dopo il cancello d'ingresso a Yellowstone, la strada si biforca. Noi svoltiamo a destra in direzione sud perchè abbiamo intenzione di visitare il Geyser Basin, che si divide in tre sezioni: "Upper", "Midway" e "Lower".
Imbocchiamo la stradina che si addentra nel Firehole Canyon, uno stretto passaggio tra le rocce vulcaniche che è stato scavato dall'omonimo fiume.

Le Firehole Falls.

Il rispetto degli Americani per le regole e l'ordine raggiunge spesso livelli che a noi Italiani possono anche apparire esagerati. Siamo in pieno Lower Geyser Basin, presso la Fountain Paint Pot, e c'è un unico gabinetto presso il quale si forma puntuale la solita fila! Ma dico: se proprio scappa, non sarebbe meglio farla dietro un bell'albero di abete americano?

La zona della Fountain Paint Pot è molto panoramica. Si tratta di una vastissima pianura ai margini della quale si concentrano una serie di geyser e di fumarole. Alcune di queste manifestazioni geotermali sono abbastanza stabili; altre si spostano e ciò spiega come mai molti alberi siano letteralmente bruciati dai vapori e dai gas che esalano dal sottosuolo.
Lasciata la macchina al parcheggio, ci muoviamo lungo la passerella di legno dalla quale è vietato scendere perchè il suolo è instabile, essendo formato da uno strato sottile di roccia che sembra compatta e dura ma che, in realtà, è friabile, oltre che in alcuni punti incandescente.
Siamo un po' emozionati perchè vediamo in fondo un geyser che spruzza in maniera giocosa, quasi a darci il benvenuto! Il nostro primo geyser!

La Celestine Pool.

La zona delle Fountain Paint Pot si chiama così a causa dei colori della roccia: si va dal rosso al giallo, al marrone che si miscelano con tutte le sfumature dell'azzurro dell'acqua. I colori sono dovuti a diversi stati di ossidazione dei minerali ferrosi presenti nel fango che continua a ribollire...
L'intensità e la dimensione delle bolle varia con la stagione: all'inizio dell'estate il fango è abbastanza acquoso per l'abbondanza d'acqua dovuta alle piogge primaverili e allo scioglimento delle nevi. Invece, tende a essere più denso sul finire dell'estate quando il livello dell'acqua si abbassa.

Mentre guardiamo il Clepsydra Geyser che spruzza in modo quasi continuo, sullo sfondo prende il via anche lo Spasm Geyser, la cui attività però dura qualche decina di secondi, per poi cessare...

Il Clepsydra Geyser è stato così chiamato perchè fino al 1959 eruttava con una frequenza costante di tre minuti. In quell'anno però il terremoto del Lago Hebgen alterò la falda sotterranea e da allora il geyser erutta in modo pressocchè continuo.

Una Fountain Paint Pot è una sorgente calda che contiene fango anzichè acqua. La presenza del fango è dovuta all'estrema acidità dell'acqua che scioglie i minerali delle rocce circostanti, determinando una poltiglia grigiastra e opaca.

La spettacolare Silex Sprig.

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