BOZEMAN * The COMPUTER MUSEUM

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Il lungo trasferimento dall'Idaho verso il Parco di Yellowstone prevede una sosta in prossimità del confine tra Montana e Wyoming. Troviamo un'ottima sistemazione a Bozeman, una delle cittadine più grandi del Montana: sono ben 23.000 abitanti - una metropoli per uno Stato enorme e quasi disabitato!
Per questa notte alloggiamo al Motel Super 8, ed è la prima volta che scegliamo questa catena che è presente in tutti gli Stati Uniti. In un primo momento avevo pensato che dovessimo restare a Bozeman solo per una notte; poi mi accorgo che in realtà la nostra prenotazione dell'albergo a West Yellowstone non è per l'indomani ma due giorni dopo!
Tra cambi di fusi orari e trasferimenti ho perso la cognizione del tempo! Va bene: vorrà dire che resteremo a Bozeman una notte in più! E qui scatta la sorpresa che non ti aspetti...!

A prima vista Bozeman può sembrare un'anonima cittadina di provincia dell'ovest americano. Invece, è stata una piacevolissima scoperta. Sfogliando i dépliant turistici presenti in tutte le hall deli alberghi, vediamo che ci sono molte attrazioni che vale la pena visitare, così facciamo una scaletta dei posti che ci sembrano più interessanti. Cominciamo da quello che viene presentato come l'unico Museo del Computer di tutti gli Stati Uniti.
Si trova all'interno del campus della Montana State University, dove parcheggiamo l'auto.

Il «Museo del Computer» si trova in un edificio che è un piccolo appartamento; in effetti meriterebbe senz'altro un ambito migliore perchè, nonostante il tono dimesso, è estremamente interessante.
Nel museo viene raccontata la storia della memorizzazione dei dati.
A prima vista si potrebbe pensare che una storia simile sia relativamente moderna. Invece, in modo intelligente, il museo fa notare come l'uomo abbia iniziato a memorizzare nozioni varie sin da quando viveva nelle caverne e incideva sulla roccia con dei graffiti il numero delle prede uccise nell'ultima campagna di caccia!

La memorizzazione dei dati ha quindi da sempre necessitato di un supporto materiale (cartaceo o di altra natura). L'invenzione della stampa a caratteri mobili di Gutemberg (a sinisitra) fu, sotto questo aspetto, un salto di qualità fondamentale, perchè la diffusione dei libri in quantità sempre più consistenti ridimensionava il pericolo di perdere dati importanti.

Poi arrivarono le macchine. E poi il computer, una macchina che possiede un linguaggio tutto suo: il codice binario, una successione di ZERO e UNO che per il computer possono essere elaborati in modo molto più veloce rispetto ad altre modalità di calcolo.
Per l'informatica la velocità di calcolo è sempre stata un'esigenza fondamentale, soprattutto quando i primi computer erano costituiti soltanto dall'hardware. Non essendoci uno specifico software che stabilisse la sequenza in base alla quale le varie operazioni andavano eseguite, i comandi impartiti necessitavano di una serie enorme di cavi che entravano in funzione progressivamente man mano che il calcolatore eseguiva le operazioni richieste.
I primi tecnici informatici chiamavano questo groviglio di cai «rats nest», cioè «nido di topi»!

Un'altra curiosità: perchè gli SMS, i micidiali "messaggini" che riceviamo e mandiamo in continuazione, hanno al massimo 160 caratteri?
All'inizio i telefonini non avevano schermi ad alta risoluzione, e la questione dello spazio era un problema. Era, dunque, necessario evitare sprechi. Così un ingegnere tedesco (Friedhelm Hillebrand) notò che il numero di lettere che costituivano le parole di una frase di lunghezza media era di circa 150/160. Lo stesso valeva per il numero di lettere delle parole scritte in una cartolina.
Evidentemente 160 caratteri erano sufficienti per trasmettere un messaggio considerato dal mittente in grado di trasmettere un concetto compiuto. Da qui la decisione!

Il primo computer disponibile sotto il profilo commerciale. E' del 1949. Fino a quel momento i calcolatori più evoluti necessitavano di 5 ore per risolvere 12 equazioni lineari. Questo computer ridusse il tempo ad "appena"... 44 minuti!

Sopra: una sfilza di computer... tra i quali il mitico «Commodore 64»!

A sinistra: nel Museo del Computer non poteva mancare il primo videogioco>! Era una specie di «Space Invaders» ante litteram ed era alquanto ingombrante.

Un angolino con tanti oggetti che fanno parte della nostra storia più o meno recente:
1) il cartello che indica un telefono pubblico a una distanza di due miglia;
2) i telefoni con la cornetta e la rotella per comporre il numero;
3) il grammofono...

Questa è buffa: un volantino con un'offerta di lavoro risalente all'Ottocento. Si cercava un pony-express disposto a consegnare la posta dal Missouri alla California in 10 giorni o meno. Si rischiava la vita perchè si dovevano attraversare territori infestati da indiani sul piede di guerra, orsi, serpenti a sonagli, per non parlare della desertica Valle della Morte.
Per questo si preferivano "orfani"... La loro eventuale scomparsa non avrebbe suscitato molte lacrime. La paga? Crepi l'avarizia: 25 dollari a settimana!

Sentite questa: l'ENIAC fu uno dei primi computer dell'era informatica e non era certo... "portatile"! Era un mostro enorme che occupava ben due pareti di un intero stanzone in un edificio di Philadelphia. Possedeva migliaia di valvole, transistor e lampadine, al punto che era stata formata una squadra di quattro operai che a turno si occupavano di sostituire i componenti che si guastavano in continuazione: in media, si fulminava una lampadina ogni due minuti!
Questo computer fu causa di una vera e propria insurrezione popolare nota come "rivolta delle casalinghe". Quando i tecnici lo accendevano, il consumo di energia elettrica era tale da far abbassare la tensione in tutta la città ed erano frequentissimi i black-out.
Una volta, ai tecnici venne la brillante idea di accendere l'ENIAC alla vigilia del "Thanksgiving Day", cioè in un giorno nel quale le casalinghe americane sono indaffarate a preparare il tipico tacchino ripieno per la "Festa del Ringraziamento". Considerando che la quasi totalità delle cucine americane è elettrica, l'eccessivo consumo causò un distacco della corrente in tutta la Philadelphia. I tacchini rimasero nel forno crudi e questo scatenò l'ira delle massaie che, armate del più classico dei mattarelli, presero d'assalto la sede dell'ENIAC costringendo gli addetti a spegnere il super-computer.

Chi si occupa d'informatica conosce l'espressione: «C'è un bug!» Il bug è un difetto 8in genere nel software) che impedisce il corretto funzionamento del computer. In inglese la parola bug vuol dire "scarafaggio".
Il motivo di tale espressione risale al 1945 quando un comandante della US Navy notò che ciò che era allora un rudimentale calcolatore di bordo aveva smesso di funzionare improvvisamente. Cercando di capirne il motivo, scoprì che uno scarafaggio era rimasto fulminato e appiccicato in un relè. Lo tolse e il calcolatore riprese a funzionare: era appena stata effettuata la prima operazione di debugging"!

Accendere la luce oggi ci sembra un'operazione così banale... Eppure all'inizio evidentemente così non fu. Leggete questo cartello che era affisso in ogni stanza degli alberghi di Los Angeles:

«QUESTA STANZA E' DOTATA DI LUCE ELETTRICA EDISON.
NON TENTARE DI ACCENDERE LA LUCE CON UN FIAMMIFERO. BASTA RUOTARE L'INTERRUTTORE SUL MURO PRESSO LA PORTA».

Vincenzo accanto al primissimo telefono cellulare!

Il primo telecomando per un televisore. Fu costruito da un certo Eugene McDonald nel 1956, il quale installò sul suo televisore delle fotocellule che potevano essere attivate agendo sul «Flash-matic», una sorta di lampadina tascabile che consentiva di accendere/spegnere la TV, cambiare canale o disattivare l'audio.
La cosa singolare era che McDonald non gradiva gli spot pubblicitari che erano stati appena introdotti. Si convinse che erano così antipatici che non sarebbero durati a lungo (!). Quindi, nelle sue intenzioni, il telecomando doveva servire a "zittire" momentaneamente la pubblicità... Era nato lo zapping!

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