PAGE (Arizona)
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Page è una bella cittadina, moderna (è stata fondata alla fine degli anni '50) e piena di negozi. Vincenzo, dopo tanti piagnistei telefonici, è finalmente contento perchè il segnale del cellulare è al massimo. Il centro urbano sembra strutturato in modo molto razionale; per esempio, le chiese sono concentrate tutte lungo la stessa strada. Ci sono proprio tutte: cattolica, anglicana, presbiteriana, i Santi degli ultimi giorni (mormoni), episcopale, luterana...
Alloggiamo al «Motel 6», dove abbiamo persino la possibilità di collegarci a internet. Il giorno dopo l'arrivo pranziamo proprio di fronte alla chiesa luterana: il solito panino al tacchino con sedano e carote da sgranocchiare. In mattinata abbiamo vissuto l'indimenticabile esperienza all'Antelope Canyon. Dopo pranzo siamo già in marcia con destinazione Gran Canyon, ma prima di lasciare Page c'è una bella sorpresa per Vincenzo (foto a destra)...
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Grazie alle mie ricerche su internet ho scoperto l'ennesima meraviglia che molti si perdono: poco dopo Page, lungo la highway 89 c'è un posto spettacolare. E' a malapena segnalato da uno sbiadito cartello, ma io so che bisogna fermarsi... «un 1/8 di miglio oltre la pietra miliare che segnala il miglio 545».
Lo spiazzale brullo, piatto e polveroso non lascia presagire granchè, e per giunta, essendo le 14:45, ci sono ben più di 40°C. Vincenzo sopporta stoicamente, e decide su malgrado di accettare il mio suggerimento - ben poca cosa, in effetti - che intende limitare il caldo con l'ombra dell'ombrello. I faraoni dell'antico Egitto lo facevano; perchè noi no? Vincenzo non pare molto convinto, ma poi incrociamo un gruppetto di turisti che ritornano; il loro that's-a-good-idea alla vista dell'ombrello ci rincuora un po'...
Comunque, tutto questo sudore è ben ripagato: dopo una camminata di un quarto d'ora, ecco sotto di noi comparire all'improvviso un grande spettacolo della natura: l'«Horseshoe Bend»
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Continuiamo verso il Gran Canyon. Scendiamo dalla "mesa" ove si trova Page, e, percorrendo la highway 89/alt attraversiamo il Marble Canyon. Dopo miglia e miglia senza incontrare anima viva, giungiamo in un posto stranissimo: Coal Creek. Ci sono due donne navajo e un bimbo che vendono collanine e pietre lavorate. Ma è il posto a suscitare la nostra curiosità: qualcuno ha costruito una casetta, sfruttando il parziale ripare delle solite rocce erose dalla pioggia e dal vento.
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Il caldo torrido, il cielo plumbeo, il silenzio, le pietre in bilico: sembra un paesaggio tipico del "Signore degli anelli" o di qualche saga fantasy.
Compriamo un regalino per Emilia e ripartiamo.
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