UTAH 2006
USA
20 luglio - 8 agosto

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BRYCE CANYON NATIONAL PARK

E' arrivato il momento di visitare il «Bryce Canyon National Park». E' uno degli appuntamenti per noi più attesi, e che hanno avuto un ruolo particolare nella fase di preparazione del viaggio.
Da Brian Head percorriamo tutta la «highway 143» passando per la zona del «Cedar Breaks National Monument» dove la foresta è molto fitta. A Panguitch deviamo verso sud sulla «highway 89», per prendere la strada panoramica 12 poche miglia dopo.
Il Bryce Canyon non è un canyon vero e proprio, ma una specie di enorme anfiteatro naturale dove la pioggia e il vento hanno scolpito nella roccia rossa migliaia di guglie che, oltre a sfidare la forza di gravità, sembrano impegnate in una gara di "verticalità" con gli alberi. I pinnacoli, infatti, ricordano una foresta di roccia rossa: il contrasto col verde della vegetazione e con l'azzurro del cielo è molto bello.

A differenza degli altri parchi, il Bryce Canyon è alquanto affollato. Tuttavia, l'area è molto grande, e non è difficile trovare un angolino da gustare in santa pace.

Lasciata la macchina al parcheggio, ci avviamo verso la nostra prima escursione: dal «Sunrise Point» imbocchiamo il «Queens Garden Trail», che subito inizia a scendere in maniera a tratti ripida. Ammiriamo estasiati i tantissimi pinnacoli dalle forme veramente bizzarre. Quanti siano esattamente non lo sa nessuno: è vero che ogni anno almeno 5/6 pinnacoli si sgretolano scomparendo definitivamente, però altri se ne formano in continuazione.

I pinnacoli sono chiamati «hoodoos», e dai nativi venivano considerati degli spiriti maligni che erano stati trasformati in roccia dalla bontà del "Grande Tuono"... Il "Grande Tuono??! E che fine ha fatto "Manitù"???

Il parco deve il suo nome a Ebenezer Bryce, un allevatore mormone che nel 1875 si stabilì in questa zona con la sua mandria. Apparteneva alla "Chiesa dei Santi degli Ultimi Giorni", ma ciò non toglie che si arrabbiasse come un matto quando perdeva una mucca nei labirinti del canyon, che riteneva «a hell of a place where to lose a cow».

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