|
|
Dedichiamo un'intera giornata alla scoperta dell'interno montagnoso e vulvcanico di Tenerife. Andiamo in direzione del Pico del teide, un imponente cratere che è anche la cima più alta della Spagna: 3718 metri sul livello del mare (più alto dell'Etna!). Se poi si considera la piattaforma oceanica, si tratta di un vulcano che tocca i 7000 metri, diventando di fatto la vetta più alta dell'Oceano Atlantico!
|
|
Ci inerpichiamo sui tornanti e ben presto il panorama si chiude attorno a noi in uno splendido e fitto bosco di abeti. Ci fermiamo nel borgo sperduto di Vilaflor, che sembra veramene fuori dai percorsi turistici più battuti. A Vilaflor ci fermiamo in un piccolo emporio che l'insegna spaccia per un "supermercado". in realtà si tratta di una minuscola bottega con una ragazza con lo scialle sulle spalle che sembra uscita da un'altra epoca...
|
|
Io e Vincenzo ci guardiamo un po' in giro per vedere cosa comprare per pranzo. Chiedo alla ragazza cosa ci consiglia, e lei - ritengo in assoluta buona fede - ci consiglia dell'ottima «mortadella siciliana»!!!
Ovviamente non sa che in Sicilia di produttori di mortadella non c'è nemmeno l'ombra! Cerco di spiegarle che veniamo dalla Sicilia e che da noi non ci sono maiali, ma lei ci guarda stralunata e quasi dispiaciuta per aver messo in dubbio la provenienza di ciò che considera il manicaretto della casa. Pranziamo con pane e formaggio.
|
|
Sopra Vilaflor il bosco è ancora più fitto. Ci fermiamo un attimo in un... posticino magico, in un silenzio irreale e con un inebriante profumo di resina.
Ancora qualche chilometro e gli alberi cominciano a diradarsi. Entriamo nella Cañadas del Teide.
|
|
La zona denominata Cañadas del Teide è un ampio bacino che si estende alla base del cono vulcanico, frutto del susseguirsi di numerose eruzioni, alcune delle quali molto violente. A Vilaflor avevamo chiesto alla tizia della mortadella siciliana quando era stata l'ultima eruzione, ma la poveretta aveva sgranato gli occhi e fatto un'espressione sgomenta come se avessi chiesto cosa ne pensasse della metafisica aristotelica, e così non abbiamo insistito...
|
|
|
|
All'interno della vallata della Cañadas non incontriamo quasi nessuna macchina. Percorriamo un paesaggio che ricorda l'Etna, anche se il paesaggio è molto più aspro, tanto che viene definito El Valle de la luna per i suoi numerosi piccoli crateri e per le formazioni rocciose particolari.
A un certo punto la strada si allarga in un grande piazzale dal quale parte una funivia che in otto minuti porta in cima al vulcano. Ci informiamo rapidamente e apprendiamo che sta per partire l'ultima corsa in salita del giorno (sono le 15:30); senza neanche pensarci, ci infiliamo nella cabina e... via: Si sale!
|
|
|
In breve passiamo dai 2.356 a 3.555 metri. In mattinata eravamo sulla spiaggia con clima estivo e ora siamo sulla neve! Nel frattempo ci siamo informati: l'ultima eruzione risale al 1909, per cui stiamo tranquilli: il calcolo delle probabilità è dalla nostra parte,... Almeno così pensiamo fino a quando...
|
|
...succede un fatto: la funivia si rompe! E ora come torniamo? Forse ci tocca trascorrere qui la nottata... In teoria non c'è problema: c'è un bel rifugio con camere calde, letti, coperte e una dispensa ben rifornita; in pratica, però il problema c'è: Vincenzo deve fare la puntura entro stasera...
|
Il colmo: uno degli addetti alla funivia dice: «Lavoro qui da diciotto anni e non mi era mai successo che la funivia si bloccasse...» E noi che pensavamo di essere a posto col calcolo delle probabilità!!!
Facciamo presente il nostro problema, aggiungendo che siamo disposti a scendere a piedi. Uno degli addetti decide di accompagnarci e di farci da guida, avvertendoci che si tratta di un cammino di almeno due ore. Accettiamo, anche perchè non ci sono alternative (ma in fondo siamo o non siamo dei grandi camminatori?). La guida ci fornisce di coperte e torce elettriche: il sole sta tramontando e la temperatura - che è già sotto zero - scende velocemente. Partiamo imbacuccati con le coperte addosso come dei viaggiatori inca sulle Ande, ma... Un colpo di fortuna! Percorriamo appena cento metri che subito dal rifugio qualcuno ci chiama: la funivia è ripartita!
|
|
|
Dopo l'avventura a lieto fine della funivia che si è "impipata", il giorno dopo decidiamo di fare un giretto più tranquillo con un mezzo più convenzionale: la nostra fidata opel Corsa.
Visitiamo la costa più occidentale dell'isola, dove le spiagge si alternano a imponenti scogliere. A Santiago del Teide imbocchiamo una strada che porta in direzione del minuscolo villaggio di Masca...
|
|
Più andiamo avanti verso Masca più la carreggiata si restringe. Sembra di essere dallle parti di Pollara nell'isola di Salina (Eolie): strapiombi, tornanti, panorami che lasciano senza parola... |
|
|
A un certo punto la strada diventa veramente stretta. La segnaletica impone il limite di velocità di 30 km all'ora, ma a noi tale limite pare persino eccessivo: infatti procediamo a non più di 20 km all'ora e ogni volta che incrociamo un'automobile che viaggia in senso inverso è veramente un'impresa.
e, infine, decidiamo di fermarci: adesso la strada è veramente poco più larga di un sentiero ed è una discesa ripidissima. Nostro malgrado ci limitiamo a dare un'occhiata dall'alto alle quattro casette di Masca che è veramente un paesino arroccato su uno sperone di roccia in un'atmosfera da altri tempi. Facciamo un'impossibile inversione a U e torniamo indietro un po' a malincuore.
|
|
|
Il centro di Los Gigantes è carino, ma è la tipica località turistica e non ha di certo quell'atmosfera carica di energia che si respirava nei dintorni di Masca... Più che la spiaggia - dove due vegliarde ottantenni americane (con tanto di ombrellino parasole) vorrebbero bagnarsi i piedi, finendo puntuamente inzuppate fino all vita da un'ondata maliziosa - ci sembrano interessanti le stradine più interne: sembrano di essere in un paesino messicano e ci aspettima di vedere da un momento allaltro Zorro inseguito dal sergente García...
|
|