MALESIA & BRUNEI9 luglio - 6 agosto 2011

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GUNUNG MULU NP

Oggi è il "grande giorno"! Uno dei motivi che ci ha spinto a visitare la Malaysia è un'attrazione naturalistica che si trova nell'entroterra del Sarawak orientale, quasi al confine col Sabah. Per recarci lì, prendiamo un volo interno con la compagnia MASwings che in un'ora circa ci porta da Miri a Mulu. Decisamente efficace è il benvenuto che il pilota dà a noi passeggeri subito dopo l'atterraggio a Mulu: «Welcome to Paradise!»

Mulu è un posto strano: non c'è un vero e proprio centro abitato, semmai ci sono parecchi villaggi sparsi in un'area molto vasta. La ragion d'essere dell'aeroporto, dunque, è il "Gunung Mulu National Park", dove abbiamo prenotato una visita di cinque giorni che si rivelerà una delle esperienze più impegnative da noi affrontate in viaggio. Ma andiamo con calma...

Dopo estenuanti trattative su internet con gli amministratori del Parco, riusciamo a ottenere un bungalow per la prima notte a Mulu. Il posto è veramente carino: la struttura è una palafitta costruita in legno per evitare gli allagamenti della stagione delle piogge; a noi viene assegnata una stanza molto spaziosa con bagno privato. Abbiamo fatto bene a insistere, perchè l'alternativa era dormire in una longhouse con altre 18 persone e il bagno in comune. Poichè nei giorni successivi ci sarebbe stato spazio per sistemazioni alquanto... "disagiate", per questa prima notte abbiamo voluto trattarci bene. Il nostro bungalow, poi, ha anche il vantaggio di essere abbastanza vicino al ristorante, dato che il resort ricavato all'interno del Parco Nazionale è molto vasto, ed è costituito da varie unità collegate tra loro da passerelle di legno. La jungla domina incontrastata.

All'interno del "Gunung Mulu National Park" è possibile effettuare diverse escursioni, camminando su delle passerelle di legno che si sviluppano per parecchi chilometri; senza di esse sarebbe pressocchè impossibile camminare nella fitta jungla, dato che il terreno è acquitrinoso e peno di sanguisughe.
La nostra prima mèta è la Lang Cave, così chiamata dalla guida (un malese appartenente all'etnia Penan) che la scoprì nel 1972.

La Lang Cave, per quanto a noi sembri già molto grande, è la più piccola delle quattro grotte all'interno del parco, ed è comunque spettacolare per il suo susseguirsi di stalattiti, stalagmiti e altre meraviglie della geologia.
Al suo interno, inoltre, nidificano delle rondini che si sono abituate a vivere nell'oscurità più totale, sviluppando un radar biologico simile a quello dei pipistrelli.

L'uscita della Lang Cave.

L'ingresso della Deer Cave.

Lo stretto varco che introduce all'interno della Deer Cave è già di per sè mozzafiato: la vegetazione lussureggiante è essenzialmente costituita da felci giganti, alte come palme, che cercano d'insinuarsi tra le fenditure delle rocce. Lo scenario sembra quello dell'era Giurassica, e, in effetti, dalla jungla potrebbe uscire di tutto... Meglio addentrarsi nell'antro dove i primi esploratori, circa 40 anni fa, trovarono parecchie ossa di cervi (da cui il nome).

All'interno la Deer Cave è veramente impressionante: un'intera montagna cava, al punto da essere il più grande passaggio sotterraneo noto al mondo, intendendo con tale espressione una grotta che ha due aperture alle estremità.
Avremo modo di tornare alla Deer Cave nei giorni successivi, per cui il primo giorno ci limitiamo a una visita guidata alquanto veloce.

E' il secondo giorno al «Mulu National Park» e inizia l'escursione verso Camp 5, un accampamento nella jungla che è il punto di partenza per la scalata al mitico Gunung Mulu.
Al Camp 5 non è possibile acquistare cibo, per cui dobbiamo portarci tutto il necessario per i prossimi due giorni. Alla reception del «Mulu National Park», accanto al ristorante, c'è un negozietto dove facciamo scorta di acqua, riso e pasta (in buste tipo Knorr), scatolette di tonno e altre cibarie, in modo che non siano nè troppe nè poche.
Nel frattempo conosciamo una coppia di Olandesi - sia lei che lui insegnano educazione fisica - che saranno i nostri compagni di viaggio. Si parte verso il Gunung Mulu!

La prima parte del tragitto è molto agevole: siamo in sei su una piroga: io e Vincenzo, i due Olandesi e due malesi che conducono l'imbarcazione.
Risaliamo il fiume per circa 20 minuti, quando giungiamo in un villaggio di Penan...

I Penan sono una delle tante tribù indigene del Sarawak. Originariamente erano nomadi; oggi molti si sono stabiliti in villaggi stanziali, anche se alcuni continuano a errare da un angolo all'altro di questa fascia del Borneo, ovviamente andando incontro a molteplici difficoltà, dato che devono fare i conti col disboscamento e la distruzione del loro habitat.

E' metà mattina quando giungiamo nel villaggetto Penan; non ci sono uomini in giro: presumibilmente sono nella foresta a cacciare, raccogliere frutti o a coltivare i campi attorno al villaggio. Le donne, invece, sanno che arrivano i turisti, e quindi dànno vita a un mercatino molto semplice ove vendono le loro chincaglierie...
Mi stupiscono due donne: una sfoggia dei fori molto larghi nei lobi delle orecchie...

... L'altra suona il flauto col... naso!

Lasciamo il villaggio dei Penan.

Rieccoci tutti sulla piroga: salpiamo di nuovo contro corrente ma la navigazione dura appena una quindicina di minuti perchè, prima di dirigerci definitvamente verso Camp 5, ci fermiamo a visitare le altre due grotte del «Mulu National Park»...

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