MALESIA & BRUNEI9 luglio - 6 agosto 2011

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All'Hotel HILTON di BATANG AI

Due giorni e due notti con gli Iban sono stati un'esperienza elettrizzante ma... il ritorno ai confort della civiltà è comunque molto gradito.

Inizialmente non avevo idea di cosa avremmo trovato nelle palafitte degli ex-tagliatori di teste, così ho pensato che il terzo avremmo potuto rilassarci in una struttura di un livello decisamente più alto: si va all'Hotel Hilton di Batang Ai!

Partiamo da Lemanak col jeeppone di Lim e viaggiamo tra piantagioni di palme da olio e pepe per circa 40 minuti fino a quando arriviamo sulle sponde di un lago artificiale creato da una diga costruita tra le valli Engkari e Ai.

L'imbarcadero è deserto ma Lim ci dice che presto arriverà una barca a motore che fa la spola tra l'hotel Hilton e la zona di Lemanak.

In effetti, dopo una ventina di minuti arriva una barchetta semi-arrugginita; a noi, però, sembra confortevole e lussuosa come una nave da crociera, dopo le smilze canoe con le quali abbiamo risalito il fiume verso il villaggio degli Iban.
Stiamo quasi per partire quando si unisce a noi una coppia di Americani col figlio che - quant'è piccolo il mondo! - avevamo incontrato a Kuching! Dopo meno di mezz'ora eccoci all'Hilton. La struttura è tutta in legno e rispecchia in pieno lo stile locale, tanto che sembra di essere in una longhouse. Per quanto lussuoso, però, l'Hilton di Batang Ai ha un'aria decisamente decadente: ci sono pochissimi ospiti, almeno così ci pare, dato che in giro non c'è quasi nessuno; eppure siamo in alta stagione!

Il resort è molto grande: è composto da diversi nuclei sparsi sul fianco della collina che sovrasta il lago. A noi dànno - flap-flap - una stanzetta molto carina all'estremità orientale. Oltre a noi flap-flap, nella longhouse c'è soltanto un'altra coppia, il che crea un'atmosfera flap-flap quasi malinconica. Però... Aspetta...! Continuiamo a sentire uno strano flap-flap come di qualcosa che svolazzi... Cosa sarà mai? Ecco la risposta: in realtà non siamo così soli come immaginevamo: lassù, appollaiata su una trave, c'è una famigliola di pipistrelli che evidentemente alle scomodità della jungla preferisce il comfort dell'Hilton!

Non è ancora ora di pranzo, così ne approfittiamo per dare un'occhiata in giro. Scendiamo verso il lago dove...

... potremmo fare anche il bagno: l'acqua è di un colore verde-smeraldo e sembra invitante, tuttavia preferiamo rilassarci per un po' su una sdraio. Io cerco di commentare le ultime due giornate (quelle trascorse dagli Iban di Lemanak):
«Vincenzo, hai visto come siamo stati bravi con la cerbottana?»
«Sì.»
«E la cena di ieri sera? Buonissima vero?»
«Sì.»
«E che pioggia la notte scorsa! Però era piacevole essere all'asciutto nel nostro lettuccio, non pensi?»
«Sì.»
«E cosa pensi di ordinare per pranzo?»
«Sì.»
«Ma come "Sì"??? Ma mi stai a sentire???»
No, Vincenzo non mi sta a sentire... E come potrebbe? Finalmente qui a Batang Ai c'è il segnale che permette al suo I-Phone di funzionare, dopo due giorni d'isolamento pressochè completo. E così Cucciolo, in piena crisi d'astinenza informatico-tecnologica, si mette a inviare SMS al mondo intero, soprattutto ad Annamaria...
Non mi resta che desistere dal tentativo di fare conversazione. Mi guardo in giro: forse troverò un orango disposto a scambiare quattro chiacchiere con me...

I viali che si snodano lungo la collina dell'Hilton sono pieni di una vegetazione lussureggiante. Ci sono pure delle piante di ananas! Non ne avevo mai vista una prima d'ora. Chissà perchè, io pensavo che l'ananas crescesse su un albero molto alto, e invece la pianta è poco più di un arbusto.


Al ristorante.

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