ASDU - MALDIVE13 - 24 dicembre 2010

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Abbiamo visto palme generose, tramonti di corallo, sorrisi nel vento... Abbiamo dormito al suono delle onde e sognato e giocato e nuotato negli "abissi" e...
Ma forse è il caso di andare con calma e cominciare tutto dall'inizio...

L'inizio della nostra vacanza ci vede già sotto le palme: non sono ancora quelle di una spiaggia tropicale, bensì quelle dell'aeroporto di Reggio Calabria dove, in una bella domenica di sole dicembrino, prendiamo un volo Alitalia che ci porta a Roma.

L'indomani partiamo per il Qatar e poi per le Maldive. Con questa bella prospettiva poco c'importa del clima molto freddo e piovoso che incontriamo nella capitale. Percorriamo lentamente le stradine del centro storico, da Trinità dei Monti al...

... Vaticano, attraversando il Tevere sul ponte antistante Castel Sant'Angelo. Piazza S.Pietro è quasi deserta alle sette di sera e gironzoliamo senza una meta precisa nei dintorni delle Mura Vaticane dove succede una cosa curiosa. Sto percorrendo una stradina chiamata Borgo Pio. Vincenzo è un po' più avanti poichè io mi sono attardato per scattare una fotografia a un edificio a tre piani con la facciata coperta da un'edera rigogliosa.
Tra me e me, penso a tutti i modi per tradurre "attraversare" in iglese... (Chissà perchè!). Poche ore dopo, sull'aereo della Qatar Airways guardo l'ultimo filma con Julia Roberts «Mangia, prega, ama». La protagonista si trova proprio a Roma e sta prendendo lezioni d'Italiano: la cosa singolarissima è che non solo prova a coniugare il verbo "attraversare", ma addirittura la scena è stata girata proprio a... Borgo Pio nei pressi del palazzo ricoperto d'edera!!!
Vivo questa particolare coincidenza con l'intensità interiore di un "déjà vu al contrario" e sento che sarà di buon auspicio per la vacanza nella quale stiamo per tuffarci.

Eccoci a Doha, la capitale del Qatar dove atterriamo puntuali alle 18:30. Paghiamo il visto d'ingresso (20 dollari americani). Appena fuori dall'aeroporto notiamo che molti si coprono naso e bocca: c'è una tempesta di sabbia, anche se noi la percepiamo appena. Ci sono circa 20°C e il mio primo problema è arrivare al Diamond Hotel che ho prenotato dall'Italia via internet.

Come letto sul sito di "Turisti per Caso", trovo i taxi a sinistra dell'uscita; sfodero la mia elementare conoscenza dell'Arabo e, rivolgendomi a un tassista, dico qualcosa che suona come: «Ana irid emshi funduq Diamond uahad» che significa "vorrei andare all'Hotel Diamond 1".
Con mia grande delusione, il tassista non capisce un tubo di quanto ho detto. Passo all'Inglese, ma anche stavolta il tizio non capisce. Eh no: passi per le mie carenze in Arabo, ma se non capisce neanche in Inglese allora è lui che non va!
Fortunatamente si avvicina un secondo tassista che ha capito almeno "Diamond 1" e così tutto si risolve. Arriviamo all'hotel che si trova nella parte vecchia della città.

Alla reception l'addetto parla inglese, allora gli chiedo cosa capisce se io dico: «Ana irid emshi funduq Diamond uahad». Lui sorride e dice che vuol dire: "vorrei andare all'Hotel Diamond 1". E io cos'avevo detto?! Mi viene spiegato che la maggior parte dei tassisti parla il dialetto del Qatar e l'Inglese, soprattutto tra i più anziani, è completamente sconosciuto.
La nostra camera è molto semplice: un letto, due sedie e un armadio. Ah, sì, c'è anche la TV, ma non la guardiamo: preferiamo uscire subito perchè è la nostra prima volta in un Paese arabo e siamo elettrizzati. Non giureremmo sulla pulizia delle lenzuola, ma decidiamo che è meglio... sorvolare su questi particolari: del resto per 60 dollari a Doha non c'è molto altro. E' ora di cena e, dopo aver gironzolato un po', finiamo in un ristorante indiano (il Gold Fork) dove mangiamo molto bene spendendo in tutto l'equivalente di 13 euro!
La passeggiata dopo cena è alquanto breve: torniamo verso l'hotel attraversando il quartiere degli orafi. C'è parecchia gente per le strade: Doha è una città che non si ferma neanche di notte. In giro ci sono soprattutto immigrati indiani, singalesi, filippini, pakistani, yemeniti che lavorano in Qatar come operai, muratori e carpentieri nei tantissimi cantieri aperti in città.
Prima di rientrare in albergo entriamo in una botteguccia davvero microscopica: dobbiamo comprare il dentifricio e una bottiglia d'acqua. Abbiamo soltanto dollari ed euro, oltre che la carta di credito. Ma in quel negozietto d'altri tempi non c'è il POS. Alla fine, sia pure in modo riluttante, i tre giovani che occupano metà dello spazio della bottega, decidono di accettare il biglietto da un dollaro che offro loro: in realtà al cambio il dentrificio e l'acqua costano pochi centesimi di euro, ma non sto lì a discutere anche perchè i tre tizi erano alle prese con una discussione che sembrava di una serietà tremenda che poteva riguardare qualunque cosa, dal ritardo dell'arrivo dell'ultimo carico di fagioli all'organizzazione di un attentato...
Arriviamo in hotel che sono da poco passate le dieci, ma andiamo subito a letto perchè l'indomani mattina dobbiamo alzarci presto: il volo che da Doha ci porterà a Malè (la capitale delle Maldive) è previsto per le 9:20, il che significa che dobbiamo essere all'aereoporto per le 7:00.
Col tipo della reception concordo una wake-up call alle 5:30, ma non ce ne sarebbe stato bisogno... Dieci minuti circa prima dell'orario fissato per la sveglia, infatti, il nostro sonno è interrotto in una delle maniere più traumatiche che io riesca a ricordare. Come si vede dall'immagine qui a fianco, la nostra camera è proprio al fianco di una moschea. Ebbene, alle 4:48 il muezzin dà il via alla preghiera mattutina e gli altoparlanti piazzati in cima al minareto cominciano a urlare un salmo che è un incrocio tra il rombo di un TIR in salita e le grida di un piscinaro arrabbiato! Siamo sconcertati ma, al tempo stesso, affascinati, anche perchè, con tonalità diverse, altrettanto sta avvenendo in tutti gli altri minareti della città.
E' ancora buio fitto, eppure la moschea è gremita tanto che parecchi fedeli sono costretti a pregare sul marciapiede. Nelle pause tra un versetto e l'altro, si percepiscono le preghiere provenienti dai minareti delle altre moschee di Doha: l'atmosfera è veramente suggestiva!
Dopo una decina di minuti torna il silenzio, ma ormai siamo già svegli e così decidiamo che tanto vale alzarci definitivamente...

Alle 6:00 avremmo un appuntamento teorico col tassista del giorno prima, il quale peraltro, con l'inaffidabilità tipica di buona parte degli arabi (quanto meno quelli da me incontrati) non si presenta. Peggio per lui: andiamo in aereoporto col prima tassista che ci capita e risparmiamo pure: ieri avevamo speso 30 rials, oggi appena 13 rials, il che è anche logico se si considera che il taxi sul quale siamo saliti richiamo molto da vicino la macchina con la quale papà trasporta legna e arance... Tra l'altro il tassista fuma come un... "turco", ma nessuno di noi ha il coraggio di proferire alcunchè al riguardo!
Fortunatamente il tragitto è di una decina di minuti appena e così arriviamo all'aereoporto con sufficiente anticipo, il che permette a Vincenzo di concedersi una doviziosa colazione col suo immancabile "lattuccio".

Il Qatar è veramente desertico: la vegetazione è molto rada o addirittura assente; tranne le palme lungo i viali cittadini di Doha, non ho visto un solo albero.
Procediamo in direzione degli Emirati Arabi Uniti, sorvolando una catena montuosa completamente arida; poi c'è il deserto vero e proprio che giunge fino al limitare del mare: è il Golfo Persico che poco più in là si apre sull'Oceano Indiano. Le Maldive sono laggiù! Ancora qualche ora e ci siamo!

Il volo da Doha a Malè è incredibilmente vuoto: sull'aereo siamo appena in quindici passeggeri e così tutti non fanno altro che cambiare ripetutamente posto per cercare la sistemazione più comodo.
Io approfitto dell'ampia scelta di film offerti dalla Qatar Airways. Nell'arco dell'intero viaggio da Roma alle Maldive guardo: "Mangia, prega, ama" (con Julia Roberts), "Inception" (con Leonardo di Caprio) e poi "Fantasia" e "La Bella e la Bestia" di Walt Disney.

E poi, come d'improvviso, dopo poco più di quattro ore di volo, ecco le Maldive! Dall'alto si scorgono nettamente i contorni arrotondati degli atolli. Sembra un paradosso ma le Maldive - che sono forse la nazione più "piatta" del mondo (edifici esclusi, il loro punto più alto non supera i sei metri) - sono in realtà... delle montagne! Più esattamente si tratta dei bordi di antichissimi crateri vulcanici ormai inabissatisi e alla cui base sono cresciute miriadi di colonie coralline.

E infine eccoci arrivati a Malè. La prima cosa che facciamo arrivati in aeroporto è cambirci d'abito: via i pantaloni pesanti e i maglioncini e spazio a infradito e maniche corte!
Recuperiamo il bagaglio e usciamo. Subito scotgiamo un ragazzo con un cartello con su scritto «Asdu». E' per noi! Sarà lui a portarci alla barca veloce che in poco meno di un'ora ci porterà sulla nostra isoletta!

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