Cuba
7 - 29 luglio 2015

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CIENFUEGOS

Il giorno dopo l'escursione alla Ciénaga de Zapata lasciamo Playa Girón. Steven & Merle vengono prenderci a casa di Marisel puntualmente alle 09:15, come concordato. Destinazione: Cienfuegos.
Il tragitto non è particolarmente lungo nè difficile, e in poco meno di tre ore dovremmo giungere alla meta. Anzichè tornare indietro per oltre 60 km e prendere l'autostrada, percorriamo quella che dovrebbe essere la strada litoranea, che non è altro che una strada ordinaria ma più breve.
Diamo un'occhiata alla cartina su Google Map ma non ce ne sarebbe bisogno: non è che ci siano molte possibilità di sbagliarsi, dato che c'è un unico percorso che costeggia il mare.
Ma evidentemente, dopo una decina di chlometri da Playa Girón dobbiamo avere sbagliato strada, anche se non abbiamo idea di come possa essere successo perchè il mare continua a essere alla nostra destra e non abbiamo visto alcun incrocio. Fatto sta che le buche sulla carreggiata cominciano a infittirsi, costringendoci a uno slalom continuo: la strada si restringe, l'asfalto scompare e ben presto ci ritroviamo su una pista in terra battuta che attraversa una boscaglia alquanto fitta. E non incrciamo nessuno! Anche le macchine sono scomparse: nessuno ci segue, nessuno ci viene incontro.
Siamo un po' perplessi ma non preoccupati: la presenza del mare al nostro fianco ci conforta perchè rimane un ottimo punto di riferimento. Dopo una ventina di minuti nel nulla...

... incrociamo un carretto con una famiglia dicampesinos; chiediamo loro se siamo sulla strada giusta per Cinfuegos e ci rispondono di no: stiamo allungando, ma presto torneremo su un tratto asfaltato e ci ricongiungeremo all'arteria principale.
E' stato bello percorrere questo tragitto nella boscaglia; e, comunque, di lì a poco cominciano a ricomparire dei villaggetti di case molto semplici e campi coltivati. Siamo nella Cuba più rurale e lontana dai circuiti turistici; probabilmente la più vera. A un tratto la strada inizia a costeggiare la ferrovia e le stazioncine che vediamo sono veramente una meraviglia: sono in stile belle époque e hanno un'aria decadente che sembra di essere a Macondo. Mi viene voglia di scattare mille fotografie, però abbiamo perso del tempo, per via del lungo tratto non asfaltato, e siamo in ritardo sulla nostra tabella di marcia (ritardo per cosa, poi? Be', con i tedeschi c'è sempre una tabella di marcia, anche quando non c'è alcun impegno orario da rispettare), quindi non chiedo a Steven di fermarci un attimo, ma la voglia è tanta e se tornassi a Cuba mi piacerebbe venire di nuovo in questo angolo dei Caraibi che praticamente nessuno conosce.
Comunque, arriviamo a Cienfuegos verso ora di pranzo e troviamo facilmente la casa particular di Teresita!

Teresita è una donna... serena. Si dice che tutti noi abbiamo dei problemi, ma da lei sembra sprigionare solo un'aura di serenità. E' affettuosissima, ed è un continuo di carezze e abbracci, senza alcun sottinteso malizioso, anche perchè il marito è sempre lì con lei e si vede che sono una coppia molto affiatata.
Teresita veste sempre di bianco perchè e una... santera. La santería è una religione vera e propria che nasce dal sincretismo di elementi della religione cattolica con altri della religione tradizionale yoruba, che era praticata dagli schiavi africani e dai loro discendenti a Cuba (ma anche in Brasile, a Porto Rico o nella Repubblica Dominicana).
Il termine "santería" è stato coniato dagli spagnoli per denigrare quella che a loro pareva un'eccessiva devozione ai santi da parte dei loro schiavi, i quali venivano distolti dal comprendere il ruolo principale che Dio occupa nella religione cattolica.
In effetti, quest'atteggiamento degli schiavi verso i santi cattolici aveva una motivazione specifica: tutti i neri impegati nelle piantagioni cubane o brasiliane provenivano dall'Africa occidentale e professavano fedi politeiste. La devozione verso i santi cattolici era, dunque, quanto di più simile alle religioni d'origine il cattolicesimo offrisse agli schiavi; inoltre, mostrandosi devoti, gli schiavi assecondavano i padroni europei che li costringevano a convertirsi, con la proibizione tassativa, pena la morte, di praticare le proprie religioni animiste. Così, dietro l'iconografia cattolica, gli schiavi potevano continuare a venerare i loro dei, senza incorrere nella crudeltà dell'oppressore: i dominatori spagnoli pensavano che gli schiavi, da buoni cristiani, stessero pregando i santi, quando in realtà stavano di fatto conservando le loro fedi tradizionali.
Dato che, come detto, santería è un termine dispregiativo inventato dai bianchi colonialisti cattolici spagnoli, i santeros praticanti cubani (sia bianchi, che neri, che mulatti) preferiscono utilizzare altri termini ufficiali come "Lukumi" o ancor meglio "Regla de Ocha".

Divinità della santería Caratteristiche Santo cattolico equivalente
Elegguà

Dio protettore di viaggiatori, è colui che apre e chiude le strade e gli incroci, che quando balla assomiglia ad un bambino dispettoso, messaggero, detiene le chiavi del destino. Nei rituali ha il privilegio di essere sempre il primo (abre el camino). I suoi colori sono il rosso e il nero. Lo strumento che lo identifica è un bastone di legno a uncino che usa per aprire e chiudere il cammino degli uomini.

Sant'Antonio da Padova
Obatalà

E' il primo tra gli Orishas, cioè il vertice del pantheon della santería. Creatore della terra è la divinità pura per eccellenza, ama la pace ed è misericordioso. È il dio della testa, del pensiero e dei sogni. Il suo colore è il bianco. Viene spesso identificato come un anziano che stenta a camminare ma può anche essere rappresentato come un giovane guerriero.

Vergine de la Mercedes
Yemayà

Madre della vita e degli altri dei. Moglie o, secondo le versioni, figlia di Obatalà. Dea dell'acqua salata e quindi del mare come fonte primordiale di vita. Protettrice delle partorienti, di pescatori e marinai. I suoi colori sono il bianco e l'azzurro.

Vergine Maria
Changò o Shangò

Dio della virilità, della mascolinità, del fuoco, di fulmini e tuoni, della guerra, della danza e della musica in particolare dei tamburi. Quarto re Yoruba del regno Oyo. Innumerevoli le sue avventure amorose e i litigi con i rivali. Le sue presunte mogli o amanti sono almeno tre: Ochun, Oyà (dea guerriera del vento e guardiana del cimitero, moglie di Oggùn che per questo è rivale e nemico di Changò), e Obba (unica moglie ed eterna innamorata di Changò che per lui si tagliò un orecchio), ma è certo che è stato con tutte le donne del pantheon Yoruba. Figlio di Agallu e Baba. Il santo cattolico è come per Obatalà stranamente femminile ed è Santa Barbara. I suoi colori sono il bianco e il rosso. Indossa una corona che lo identifica; porta uno scudo, una spada e una scure.

Santa Barbara
Ochùn o Oshùn

Il corrispettivo femminile di Changò (di cui è amante). Dea dell'amore, della bellezza, della femminilità e dei fiumi. Un po' coquette protetta da Elegguà e Yemayà. I suoi colori sono il giallo, l'oro.

Vergine de la Caridad del Cobre
(patrona di Cuba)
Orula

E' il principale benefattore del genere umano perché gli svela il futuro e lo consiglia. Anche lui è figlio di Yemayà, ma nasce da un rapporto incestuoso con il figlio. I suoi colori sono il giallo e il verde.

San Francesco D'assisi
o
Gesù Cristo
Babalú Ayé

Dio guaritore di numerose malattie veneree, della pelle, della lebbra, del colera, delle infermità in genere. Il suo colore è porpora vescovile. In Africa era tra gli dei più venerati, all'Avana esiste un santuario in suo onore, dove si recano ogni anno il 17 dicembre migliaia di infermi.

San Lazzaro
Oggùn

Un montanaro solitario e irascibile, dio del ferro, salvato dall'ira di Obatalà da Elegguà e protetto dal fratello maggiore Changò. I colori sono giallo e verde. Orisha fabbro, forgiatore di metalli e mentore di tutti coloro che con i metalli hanno a che fare, soldati e armigeri compresi. Per estensione di culto viene anche associato alla guerra e alla violenza, in associazione-antitesi a Changò, del quale è anche rivale in amore per essere stato, secondo un'antica Patakì (leggenda), sedotto e poi abbandonato dall'avvenente Oshùn, la quale usò le sue grazie al solo scopo di riportarlo verso gli uomini, dai quali si era distaccato per disgusto. Oggùn è un Orisha temuto per il suo carattere poco socievole e per la potenza delle sue armi, anche se non viene annoverato tra le entità malefiche.Vive nelle foreste usando un machete per uccidere gli animali e per spianarsi la strada Egli è solo l'archetipo delle manifestazioni violente insite nella natura umana.

San Pietro
Ochossi

Il cacciatore, patrono di coloro che hanno problemi con la giustizia, mago, indovino, guerriero, cacciatore e pescatore, lo s’invoca per avere protezione quando bisogna affrontare un’operazione chirurgica. I suoi colori sono il blu prussia e il rosso corallo, i suoi giorni sono il lunedì e il mercoledì e il 4 di ogni mese. Si saluta alzando la gamba sinistra ed imitando con le mani il lancio di una freccia.

San Norberto
Oddua

E' il primo Re di Oyò, rappresenta i misteri e i segreti della morte. Signore della solitudine, è androgino. I suoi colori sono il bianco, il rosso e il nero. Il suo giorno è il giovedì.

Santissimo Sacramento
Ibeyis

Sono due gemelli divini, figli di Changò e Ochùn, cresciuti da Yemayà. Proteggono i bambini

Santi Cosma e Damiano
Oyà Yansà

L'amante di Changò, signora del fulmine e del cimitero. Violenta e impetuosa, ama la guerra e accompagna Changò nelle sue campagne, con il suo esercito di spiriti, combattendo con due spade. Vive alla porta del cimitero o nei suoi dintorni. Con Elegguà, Orula e Obatalà, domina i quattro venti. Possiede tutti i colori tranne il nero, il suo giorno è il venerdì.

Vergine della Candelora
Obba

E' la moglie ufficiale di Changò, che la ripudiò quando lei, per amor suo, si tagliò un orecchio. Signora dei laghi e delle lagune. E’ la guardiana delle tombe. E’ il simbolo della fedeltà coniugale e viene rappresentata come una giovane donna sensuale e dalle carni sode. I suoi colori sono il rosa e il giallo. Il suo giorno è il venerdì.

Santa Rita da Cascia
Osain

signore della natura, la natura stessa. Ha una sola mano, una sola gamba, un orecchio grande da cui è sordo e uno piccolo da cui sente tutto, anche il voli degli insetti. E’ il signore di tutte le erbe che hanno potere magico o curativo, bisogna chiedere a lui il permesso per raccoglierle. Il suo colore è il verde, il suo giorno il venerdì.

San Silvestro

Cienfuegos non mi è piaciuta granchè, e forse l'aspetto più emozionante è stato proprio l'essere stati coinvolti nelle chiacchierate con Teresitas.
Per il resto la cittadina non ha molto da offrire, e può al massimo considerarsi una tappa intermedia per chi dalle province occidentali di Cuba si sposta verso Trinidad (la nostra prossima destinazione).

«Venite tutti a vedere... ¡Aquí bailan las chicas!»

Il Malecón di Cienfuegos.

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