Cuba
7 - 29 luglio 2015

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PLAYA GIRÓN

Dopo quattro notti a Viñales, è il momento di lasciare questa tranquilla cittadina. Ramos, il pittore nella cui casa particular siamo rimasti per tre giorni, dopo la prima (e, purtroppo, unica) notte nella bellissima "El Balcón", ci procura unataxi per il lungo trasferimento che ci porterà a Playa Girón. In poratica, passiamo dalla costa nord a quella sud di Cuba. Sono non meno di 4 ore di auto e il costo del taxi sarebbe alquanto elevato; per questo chiediamo a Ramos di fare in modo che il tassista arrivi con un'altra coppia con la quale condividere il viaggio e le spese.
Così avviene; è questo il bello di alloggiare nelle casas particulares: i proprietari prendono commissioni da tutti coloro che contattano per un qualsiasi servizio (trasferimento in taxi, ristorante, escursione a cavallo,...) e quindi fanno di tutto perchè la richiesta del cliente sia soddisfatta. Diciamo che, in questi casi, proprietari e vaggiatori ricaordano un po' il paguro-bernardo e l'attinia: collaborazione per una reciproca soddisfazione.
Io dico a Ramos di chiedere al tassista di partire verso le 10:00, ma il tassista risponde che l'altra coppia ha fretta e, quindi, ci adeguiamo nostro malgrado. Il giorno dopo il tassista arriva puntualmente alla 08:30 con a bordo una coppia di due ragazze svizzere sui venticinque anni. Per fare conversazione chiedo alle due elevetiche come mai si dovesse partire così presto, e mi rispondono che il tassista ha detto loro che noi avevamo preteso di partire presto!
Ergo: mai fidarsi dei cubani! In pratica deduciamo che la fretta era del tassista stesso, intenzionato a tornare a Viñales il più presto possibile.

Visto che il viaggio sarà lungo e bisogna convivere evito di fare l'antipatico col tassista e sorvolo sulla questione dell'orario della partenza. Paghiamo i nostri 80 CUC del passaggio fino a Playa Girón. Con l'autobus, come al solito, si sarebbe speso di meno, ma il viaggio avrebbe richiesto qualche cambio e quindi sarebbe durato praticamente un giorno.
A Playa Girón alloggiamo all"«Hostal Luís». Su questa casa particular abbiamo letto recensioni entusiaste su internet, ma... forse è... fin troppo bella. Mi spiego meglio:...

L'«Hostal Luís» è una casa parecchio grande ed è perfettamente organizzata in chiave turistica dal proprietraio (appunto Luís) che la gestisce secondo parametri americani. In pratica più che una casa particular, sembra un albergo: ci sono camerieri in impeccabile divisa bianca, parecchie stanze per gli ospiti e la famiglia vive in un ambiente a sè stante. In pratica, manca lo spirito familiare che abbiamo trovato e apprezzato in altri posti! Manca l'autenticità e la quotidianità cubana. Tutto è perfetto, e questo particolare, per noi che ci consideriamo "viaggiatori" e non "turisti", è... un'imperfezione!
Comunque, l'«Hostal Luís» è libero solo per due notti, mentre noi abbamo intenzione di restare a Playa Girón per tre notti. Così Luís ci porta a casa di una sua conoscente: Marisel. Qui dormiremo l'ultima notte.

Sarà solo a casa di Marisel che ritroveremo l'autenticità dello spirito cubano che mancava da Luís!
La casa di Marisel è l'opposto dell'«Hostal» precedente: ha solamente una stanza in affitto e praticamente si vive in famiglia, anche se qui la famiglia è cmposta solo da Marisel, che è una vedova (giovane, peraltro) con una figlia sposata in Italia e un figlio, anch'egli sposato, che vive ancora a Playa Girón. Marisel è un'infermiera che però trova più conveniente affittare casa sua ai turisti, in quanto i 25 CUC al giorno che si pagano qui corrispondono praticamente allo stipendio di un mese che prenderebbe all'ospedale.
La casa di Marisel spicca per la sua pulizia: tutto è lindo e scintillante. Inoltre l'arredamento rispecchia il con gusto tipicamente femminile, in un trionfo di lilla, rosa, fuxia e sfumature di violetto che ricordano tanto la casa di Minnie a Disneyland - Los Angeles!

Questa non è una foto-capolavoro, ma ha una particolarità: dopo innumerevoli tentativi negli anni scorsi, è la prima volta che riesco a fotografare un fulmine! Per cui, oltre che per lo sbarco dei marines americani nella Baia dei Porci (l'operazione militare statunitense appoggiata dalla CIA per rovesciare il governo di Fidel Castro, che, nell'aprile del 1961, si concluse con un fallimento), Playa Girón passerà alla storia anche per la mia prima fotografia di un fulmine!

Da sinistra a destra: la nuora di Marisel, Vincenzo, Marisel.

Playa Girón è una località che pochi viaggiatori visitano. In effetti, è un po' fuori mano, perchè, pur essendo lungo l'asse Viñales-Cienfuegos-Trinidad, è necessario effettuare una deviazione di una sessantina di chilometri per arrivare fin quaggiù.
Siamo nella "Bahía de Cochinos", la Baia dei Porci che è l'insenatura tristemente famosa perchè è qui che nel 1961 un manipolo di Cubani addestrati dalla CIA tentarono di sbarcare per contrastare il governo comunista di Fidel Castro. L'impresa fallì miseramente, ma per questo motivo tutta la zona è piena di riferimenti militari: i grandi manifesti propagandistici del governo contro l'imperialismo si sprecano, anche se fanno ormai sorridere per il loro anacronimo e per la loro irrealistica ingenuità; ci sono case-matte e fortificazioni abbandonate, e alcune carcasse di aerei da guerra attorno alle quali è stato realizzato un museo (ove lavora il figlio di Marisel) ma che noi decidiamo di non visitare, così come è avvenuto per altre strutture legate alla guerra e alla prigionia che abbiamo volutamente ignorato, come l'isola-carcere di Alcatraz a San Francisco o gli ex-lager dei Khmer Rossi a Phnom Phen. Se siamo venuti fin qui è per visitare le bellezze naturalistiche della zona, a cominciare da "Caleta buena".

"Caleta buena" è un piccolo parco marino meno di 10 km a sud di Playa Girón. Vi andiamo con l'autobus. Il biglietto per i turisti costa 3 CUC, a riprova di come i prezzi per gli stranieri siano gonfiati al punto di essere persino più cari dei prezzi europei.
Il posto è bello: c'è una spiaggetta e poi un picccolo promontorio roccioso dove si fa snorkeling. La particolarità, però, è data da un piccolo cenote proprio a pochi metri dal mare. Come abbiamo imparato nell'ormai lontano 2004 durante la vacanza nello Yucatan messicano, un cenote è un pozzo di acqua sorgiva - quindi acqua dolce - che si inserisce in un terreno essenzialmente calcareo. La particolarità di "Caleta buena è che questo cenote si trova a pochissimi metri dal mare. L'acqua dolce e l'acqua salata si incontrano e creano un ambiente unico ove i pesci si concentrano in modo particolare.

Arriviamo a "Caleta buena" che non sono neanche le 10:00. Compriamo il biglietto d'ingresso che costa ben 15 CUC, ma nel prezzo c'è incluso anche il pranzo presso il ristorante a pochi metri dal mare. Fa già parecchio caldo e poichè il calore sicuramente aumenterà nel corso della giornata, ci accomodiamo sotto un grande albero dalla chioma molto fitta, in modo da restare all'ombra indipendentemente dalla posizione del sole.
Per un bel po' restiamo soli e ci divertiamo a entrare e uscire dall'acqua su una spiaggetta alquanto piccola.
Poi arriva una famiglia cubana.
Saranno almeno una dozzina di persone: i genitori con figli, cognati e nipoti e tre persone più anziane, sicuramente i due nonni e una vecchia zia. Appartengono sicuramente alla "Cuba-bene", dato che si sono potuti permettere l'ingresso al parco e che sfoggiano I-phone, I-pad e orologi costosi.
Entro il recinto c'è parecchio spazio, ma questa numerosa e rumorosissima famiglia si piazza proprio accanto a noi. D'accordo che siamo sotto l'albero più ombroso, ma così si esagera: la tipa giovane accanto a me si accomoda su una sedia sdraio così vicino alla nostra che, se volessi, potrei allungare il braccio e toccarla (urge una frase mitica del nonno: «Chi vogghiu 'sta cosa!»
I bambini sono veramente pestiferi: urlano e sfrecciano a pochi centimetri da noi in continuazione, senza che gli adulti li richiamino.
Noi imperterriti non diciamo niente e ci rilassiamo - per quanto possibile - all'ombra: io leggo il mio libro "House rules"; Vincenzo sonnecchia. A un certo punto sento la ragazza (poco più di vent'anni) sdraiata a pochi centimetri da me dice in Castigliano ai suoi, parlando di noi: «Ma è possibile che questi due [noi] non si sono mossi da qui? Beh, prima o poi dovranno andare al ristorante e allora ti faccio vedere che troveremo qualcosa nei loro zaini; magari non molto, però qualcosa di certo sì!»
Io mi volto subito e in Castigliano le dico che è una stupida e che ho capito tutto quello che ha detto. Lei rimane a bocca aperta e, dopo un attimo di smarrimento, si rivolge al marito dicendo: «Il tipo [io] ha capito! E ora che faccio?»
Le rivolgiamo un'ultima occhiataccia, poi prendiamo le nostre poche cose e ci trasferiamo all'estremità opposta del parco, vicino al cenote. Che vadano a quel paese! A Cuba abbiamo incontrato tante persone buone; che tristezza vedere che proprio questi neo-ricchi siano così disonesti, per giunta di fronte ai loro bambini!

Nella parte più orientale di "Caleta buena" c'è meno gente, e in particolare nessun Cubano. Dimentichiamo l'episodio sgradevole con un tuffo nel cenote, dove nuotano dei grossi pesci che, appena qualcuno si tuffa, anziché fuggire gli si avvicinano, circondandolo in un allegro valzer acquatico!

A metà del pomeriggio lasciamo "Caleta buena": posto bello, anche se non eccezionale. Prendiamo l'autobus delle 17:00. Salgono sull'autobus anche diversi operai e camerieri del parco marino, così quando salgo io sull'autobus, l'autista mi scambia per Cubano e mi fa pagare il biglietto dei locali (l'equivalente di pochissimi centesimi); Vincenzo, invece, si becca il biglietto per turisti: 3 CUC. Dopo venti minuti siamo a casa di Marisel: doccia e cena squisita. Poi piacevole chiacchierata con Marisel, il figlio e la nuora sotto il portico, in un'atmosfera di assoluto relax, sotto un cielo con tantissime stelle.

Nell'ultimo giorno a Playa Girón facciamo un'escursione nella "Ciénaga de Zapata", una zona molto vasta di foresta, paludi e cenotes. Per l'occasione ci fa da guida Carlos, che ci porta in giro con un calesse tirato da un cavallo che si chiama... "Caballo"!
Sul carretto conosciamo una coppia tedesca di poco più di vent'anni: Steven & Merle che stanno girando Cuba con una macchina a noleggio. Cominciamo subito a chiacchierare e scopriamo che il nostro itinerario previsto coincide esattamente col loro: Cienfuegos, Trinidad e Cayo Santa María. Qui le nostre strade si divideranno, perchè noi torneremo verso L'Avana, mentre Steven & Merle andranno a Cayo Coco e Cayo Guillermo.
Vista la parte di itinerario in comune, mi faccio coraggio e chiedo se siano disposti a viaggiare insieme a noi; potremmo dividere le spese di viaggio. Steven & Merle accettano!

L'amicizia con Steven & Merle si cementa subito nelcorso dell'escursione alla Ciénaga de Zapata che si concretizza in una facile passeggiata attraverso una selva asciutta, dove, di tanto in tanto, costeggiamo dei cenotes e delle zone umide.
Carlos ci spiega alcuni particolari di piante e animali. Mi colpisce un cactus che ha tante spine ordinate in file parallele e che, passandoci sopra la mano o un bastncino, produce un suono che ricorda l'acqua che scorre.
Giungiamo presso un cenote, nel quale ci sono parecchie tartarughe dal collo lungo. Carlos e Steven si tuffano e riescono a prendere due tartarughe, che hanno un caratterino non proprio raccomandabile, dato che riescono a dare dei morsi particolarmente decisi, come scopre Steven a sue spese.

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