TATAJUBA
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Subito dopo pranzo decidiamo di avventurarci in una passeggiatina digestiva. Il posto è molto suggestivo: la laguna è circondata da una fitta boscaglia interrotta dalle onnipresenti dune. Il contrasto tra la sabbia, l'acqua e la vegetazione è veramente impressionante, e la sensazione è ulteriormente amplificata dal più totale silenzio del pomeriggio tropicale. Fa parecchio caldo e i pochi clienti del ristorante (turisti brasiliani provenienti da San Paolo), dopo un interminabile pranzo a base di carne arrostita, fanno la siesta.
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Scorgiamo in lontananza due caboclo che vengono dal nulla diretti nel nulla. E' un'immagine forte. Dai racconti di Aparecido e Didi apprendiamo di gente che cammina anche 20 km al giorno per andare a lavorare... Forse è il caso di questi misteriosi viandanti delle dune: nelle vicinanze non ci sono centri abitati, e sicuramente all'insolita coppia toccherà camminare ancora tanto sotto il sole, ovunque essi vadano... Un altro motivo per sentirsi spiritualmente vicini a questo popolo.
Continuiamo la nostra esplorazione dei dintorni della laguna di Tatajuba in un «meriggiare pallido e assorto», come lo avrebbe definito Montale. Ci imbattiamo in un chiosco che deve aver conosciuto tempi migliori, e, col caldo che c'è, il frigorifero della Coca-cola sembra aggiungere un pizzico d'ironia.
La sabbia tra la boscaglia riporta tracce e orme di tutti i tipi, tra le quali l'inconfondibile strisciare di un serpente. Giungiamo in un gruppetto di capanne fatte di fango impastato e pali di legno. Alcune donne sono sedute per terra o distese sulle amache a non fare niente se non a guardare i polli che razzolano nelle vicinanze. La nostra presenza richiama la loro attenzione e suscita dei risolini. Stasera, al ritorno dei mariti, avranno qualcosa da raccontare.
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Un ultimo sguardo alla laguna e si torna verso casa. Stavolta Didi conduce la sua dune-buggy per una... trilha (=sentiero) diversa, e ci ritroviamo - è il caso di dirlo - impanatanati in una serie di enormi pozzanghere e corsi d'acqua dai quali usciamo alla grande grazie al contributo di due ragazzini. Questi, scalzi ma velocissimi, guizzano davanti la nostra macchina, precedendola di pochi metri, zigzagando tra sabbia e acqua e indicando così il percorso da seguire per evitare di restare bloccati. Incredibile! Sganciamo volentieri al più piccolo dei due una mancia di pochi reais, che lui passa subito al più grande. Manco a dirlo, scattano subito i due pollici in alto per l'immancabile «Tudo bem!».
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Il guado del Riu Guriú al ritorno. I traghettatori sono in genere abbastanza veloci (il che stupisce un po' dato che i brasiliani tendono a fare tutto con estrema calma), ma diventano quasi frenetici quando all'imbarcadero si presentano contemporaneamente due o più veicoli. In questo caso scatta immediataente la gara a chi arriva prima sull'altra sponda. Per la cronaca, ha vinto la dune-buggy rossa.
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