PEDRA FOURADA
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Il topònimo "Jericoacoara" deriva sicuramente dalla lingua degli indios del Ceará, ma l'etimologia è incerta: alcuni ritengono che provenga dall'unione dei due termini "yuruco" (=tana) e "cuara" (=tartaruga), per cui «tana di tartarughe»; altri affermano invece che si tratti dell'unione delle due parole "jacaré" (=caimano) e "qüara" (=steso al sole), per cui «caimano sdraiato al sole».
In particolare, quest'ultima versione sarebbe legata alla forma delle dune che affiancano Jericoacoara (che viste dal mare ricordano vagamente un caimano): ad ovest la duna Pôr-do-Sol, ad est una... ex-duna: il "Serrote". Perchè "ex-duna"? |
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L'ascesa non è particolarmente complicata; anzi, la passeggiata sarebbe proprio facile se non fosse che le caratteristiche geologiche del terreno sono diverse: non c'è più la sabbia continuamente mossa dal vento (e, quindi, relativamente fresca): al contrario, il terreno compatto è incandescente, e i piedi scottano persino con le infradito! |
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Inoltre, bisogna considerare che, pur essendoci innalzati sul livello del mare di appena qualche decina di metri, la brezza rinfrescante della spiaggia sul Serrote è già assente. Ora fa veramente caldo, ma ciò non ridimensiona il fascino del paesaggio, che è completamente diverso: se non fosse per i tipici cactus (e per il caldo!), potremmo benissimo dire di trovarci su una scogliera del Galles o della Cornovaglia... |
La sommità del Serrote è essenzialmente pianeggiante, con delle lievi ondulazioni ove pascolano parecchie mucche allo stato brado: in pratica, non sono di nessuno, e sono tanto magre da sembrare rinsecchite dal sole. E poi ci sono anche tantissimi asinelli selvatici. Cammina, cammina troviamo un asinello che ha un problemino da risolvere...
...In realtà, si tratta di «un'asinella»; è sdraiata proprio in mezzo al sentiero che stiamo percorrendo, e ci rendiamo subito conto che sta per partorire!
Che emozione: scatta subito in sottofondo la musica di Superquark... E' un evento da non perdere! Nè io nè Vincenzo, però, siamo particolarmente ferrati in materia. Guardando "General Hospital" o "E.R." abbiamo imparato che bisogna misurare il tempo che intercorre tra una contrazione e la successiva... Ehm,... quasi 10 minuti... E' molto; così, deducendo che ci voglia ancora parecchio, decidiamo che tanto vale andare a vedere Pedra Fourada ripromettendoci di tornare al più presto dall'asinella. |
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La discesa dal Serrote sull'altro versante è alquanto... "drammatica": il sentiero in discesa è molto ripido e la sabbia è letteralmente infuocata. Crediamo di non aver mai esposto i nostri poveri piedini a una temperatura così torrida! Il terreno letteralmente scotta sotto i piedi, e le misere infradito possono ben poco, dato che i piedi affondano abbondantemente nella sabbia.
Sono appena cento metri circa, ma la discesa sembra interminabile. Giunti in basso rinfrescarsi nell'acqua marina sembra una vera goduria: ahhhhhh! |
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E' così eccoci a Pedra Fourada. L'arco è uno delle attrazioni naturalistiche di cui gli abitanti di Jericoacoara si vantano. I turisti pagano per farsi accompagnare qui da una guida, ma a noi sembra stupido buttare via i soldi così perchè arrivare qui è veramente facile! Ah, già: c'è una differenza: la guida si sobbarca la fatica di portarti la bottiglia d'acqua, mentre noi ce la siamo dovuta portare da soli!!!
Tornando a Pedra Fourada... be', non è che sia questa grande meraviglia della natura, o forse il nostro giudizio è poco obiettivo dopo aver visto l'imponente spettacolo degli archi di pietra dello Utah... |
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Sarebbe interessante proseguire lungo la scogliera, tra rocce e scogli dalle strane forme, però il nostro pensiero va all'asinella, così decidiamo di tornare. E' ancora lì: un po' si sdraia, un po' si rimette in posizione eretta. Ha capito che siamo lì per lei e accetta di buon grado la nostra presenza. Sicuramente soffre anche per la temperatura altissima: ma non poteva scegliere un altro posto? A un certo punto fa lentamente qualche passo verso Vincenzo mostrando chiaramente di voler essere accarezzata... Che scena dolcissima!
Però - uffa! - il tempo passa e il baby-asinello non si decide a nascere: non c'è un alito di vento nè un filo d'ombra, è quasi l'una e ci sono ben più di 40°C. Per questo decidiamo di andare a pranzare: torneremo nel dopo pranzo, tanto di questo passo chissà quanto ci vorrà ancora!
E invece no!!! Delusione! Torniamo attorno alle quattro, convinti di trovare se non altro il piccolo asinello che cerca di rizzarsi sulle zampete; ma non è così. Non c'è traccia nè della mamma, nè del neonato. Io sostengo che un asinello nato da un'ora o oco più non può essere andato lontano. Evidentemente mi sono perso qualche puntata di Superquark: esploriamo l'intero Serrote (com'è grande! Non lo si direbbe visto dal basso), ma non troviamo alcun indizio. L'unico incontro è con un placido asino (maschio!) che continua a brucare l'erba ignaro di tutto. Delusi per l'occasione persa, torniamo verso la nostra pousada mentre il tramonto tropicale incendia l'orizzonte e i tamburi della capoeira riecheggiano sulla spiaggia lontana... |
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