BRASILE 2008
6 - 30 luglio

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JERICOACOARA

Il momento più bello di ogni giornata trascorsa a Jericcoacoara è sicuramente il tramonto. L'atmosfera si carica di magia, ed è una sensazione potente perchè si avverte chiaramente che non si tratta di una sensazione individuale. Al contrario, tutti indistintamente sembrano partecipare a un fenomeno collettivo che fa sparire di colpo lo stress e le tensioni delle nostre vite... E' in questi momenti che l'Europa sembra così lontana!

Momenti magici.

Il tramonto imminente prevede un rito collettivo dal quale non ci si può astenere: l'ascesa alla duna del Pôr-do-Sol. Siamo poco meno di tre gradi a sud dell'equatore, e qui la notte scende rapidamente. Verso le 17:00 comincia una processione allegra di turisti e locali che vanno ad ammirare il sole che si tuffa veloce nell'oceano...

Jericoacoara è la capitale del... vento! In questa stagione il vento caldo dei tropici soffia costantemente dal mare verso l'interno. In cima alla duna del Pôr-do-Sol tutti scattano foto, bevono agua de coco, chiacchierano e...

Ci si scambia il favore di scattare una foto. Manco a dirlo: quella scattata da una giapponese a me e Vincenzo è venuta una schifezza. Ma come?! Proprio una giapponese che viene dalla patria della Nikon?!


Il tramonto a Jericoacoara non segna affatto la fine della giornata; al contrario, il divertimento è solo all'inizio.
Mentre scendiamo a grandi - anzi: enormi - falcate verso la spiaggia, sentiamo in lontananza un ritmo cadenzato di tamburi... Incuriositi, ci avviciniamo.

Scopriamo che subito dopo il tramonto è il momento della capoeira, la tipica danza che impazza nel nord-est del Brasile. In realtà, si tratta di un incrocio tra un ballo e un'arte marziale, avendo origine da un'antica usanza degli schiavi africani impiegati nelle piantagioni.
Si traccia un cerchio sulla sabbia. All'esterno si piazzano i suonatori di tamburo e di altri strumenti strani, ricavati da una zucca sulla quale è stato innestato un bastone con dei fili tesi come le corde di un violino...

...Uno dei musicisti canta una nenia abbastanza lenta che contrasta col ritmo frenetico delle percussioni: il canto serve a invocare le divinità che possano assistere i capoeristi, i musici e il pubblico che guarda. All'interno del cerchio c'è una coppia di duellanti che si fronteggiano con evoluzioni spericolate e con colpi apparentemente micidiali ma che non vanno mai a segno, dato che lo scopo è proprio quello di fermarsi a un millimetro dal potenziale bersaglio. La lotta dura un paio di minuti, e poi uno dei due contendenti (o entrambi) tocca con la sua mano la mano di una altro capoerista che è rimasto in attesa. E la capoeira continua!

Una sera abbiamo anche la fortuna di vivere un'esperienza alla "García Márquez". C'è la festa del villaggio. A noi europei, che nulla più riesce a emozionarci, può far sorridere. Se, però, la si guarda con gli occhi di un personaggio di "Cent'anni di solitudine" (chi non l'ha letto, lo faccia subito!). Per l'occasione sono venute centinaia di contadini e pescatori dai villaggi circostanti: i più fortunati con degli autobus-anni-sessanta adattati a camminare sulla sabbia; altri stipati all'nverosimile sul cofano di camioncini,... ma tutti sorridenti e ansiosi di assistere alla gara di ballo che decreterà il villaggio vincitore.
Le danze sono molto elementari, ma suscita tenerezza sapere che questi ragazzi e ragazze si sono allenati tutto l'anno per vincere una... microscopica coppa di plastica metallizzata.
Penso a come siano fortunati questi brasiliani di quest'angolo di Sud-America non ancora investito dal progresso. Molti di loro - anziani compresi - hanno percorso molti chilometri per questo spettacolo, che va visto con gli occhi della semplicità che noi non abbiamo più. Io - col mio passato di ciciraro penso di esserci riuscito: per un attimo ho cercato di calarmi nello spirito locale, ed è stato bellissimo, perchè l'orizzonte, pur nel buio della notte, si è riempito di mille colori...

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