BRASILE 2008
6 - 30 luglio

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NEL DELTA DEL RIO PARNAÍBA

Con l'ultima luce del crepuscolo torniamo alla pousada e finalmente prendiamo possesso delle nostre stanzette. Ogni coppia ha il proprio bungalow, ma di questo parleremo dopo.
La cena viene servita abbastanza presto perchè poi c'è un grande appuntamento: stavolta "superquark" lo vediamo dal vivo, altro che TV! Infatti, subito dopo cena partiamo per un «safari notturno» nel delta del Parnaíba.
Renato ci fa da guida, mentre un suo aiutante conduce la barca, ora a motore, ora a remi.
Renato ci ha invitati a indossare abiti con maniche lunghe e pantaloni lunghi, non perchè faccia freddo (al contrario, la notte tropicale è piacevolissima) ma per difenderci da zanzare e altri "mostri" volanti. Il nostro obiettivo dichiarato è catturare un caimano. Nessuno di noi ha idea di come ciò sarà fatto, e per questo c'è grande attesa.

Attraversiamo risaie e tratti di foresta, percorrendo un labirinto di igarapé. Renato sta a prua con una potente torcia che usa sapientemente per individuare gli occhi rosso-fosforescenti dei caimani.
Vediamo un piccolo boa aggrovigliato su delle mangrovie. Arnaud è terrorizzato: odia vedere serpenti, anche se siamo a distanza di sicurezza.

Sembra impossibile ma Renato riesce nel buio a scorgere diversi caimani. Stiamo tutti in silenzio. Quando ne individua uno, agita la torcia nella direzione del caimano e il vogatore rema verso il posto indicato. Solo allora, quando giungiamo a pochi metri, riusciamo anche noi a vedere gli occhi rossi da film horror del rettile. Ma come fa Renato a vederli al buio da lontano? E soprattutto: come farà a prenderlo?

Restiamo tutti a bocca aperta quando scopriamo che la tecnica di cattura consiste nello sporgersi dalla prua della barca che avanza silenziosamente e... splash... afferrare il caimano con le mani: o almeno, cercare di afferrarlo. I primi 4 quattro tentativi di Renato falliscono, e siamo tutti un po' scoraggiati, pensando che torneremo senza l'emozione del caimano. Poi, invece,... l'ennesimo "splash" e stavolta Renato emerge dal buio con un caimanino. Beh, non è proprio gigantesco, ma il nostro "Indiana Jones" invita comunque a fare attenzione al morso che sarebbe terribile.

Il povero rettile passa di mano in mano per le foto di rito. Persino Arnaud, così spaventato dai serpenti, si cimenta in un incontro ravvicinato con "Mr.Lacoste".
Ovviamente, alla fine lasciamo libero il caimano, contenti dell'esito del nostro safari notturno.
Sulla via del ritorno, Renato ci mette alla prova e vuol vedere se abbiamo imparato qualcosa. Mi dice: «Tu! Vediamo se sai trovare un caimano!» e mi dà la torcia. Io, fiero del compito assegnatomi, scandaglio le rive tra le radici delle mangrovie, cercando di scorgere i due cerchi rosso-brace degli occhi di un caimano. Niente! Non vedo niente! A un certo punto Renato mi chiede:«Vedi qualcosa in quella direzione?». Io penso: «Mannaggia! Lui senza torcia ha visto qualcosa che avrei dovuto vedere io... Ci sarà sicuramente un caimano laggiù!» Ma niente: per quanto io aguzzi la vista, non vedo proprio niente. E' allora che Renato, orientando opportunamente la torcia che ho in mano, dice: «Ma come?! C'è una mucca che pascola sulla riva!»
Risata generale. Ma quella stupida mucca sta ancora a pascolare alle 11 di notte? E poi: inutile che il resto della ciurma rida: neanche loro l'avevano vista!

Rane vive
nel WC!!!

Andiamo a dormire dopo una giornata ricca di emozioni: l'incontro con Arnaud e Valentine, il lungo trasferimento in 4x4 attraverso posti bellissimi, l'isola-senza-nome ove ci troviamo, il safari notturno... Tutto ciò fa passare in secondo piano il carattere estremamente spartano del nostro bungalow: il tetto è di paglia con parecchie aperture, il che significa che potenzialmente ci sono mosquitos. Noi abbiamo abbondantemente cosparso la zanzariera col repellente artigianale preparato dalla farmacista di Reggio Calabria amica di Vincenzo ed dovremmo essere al sicuro. Ma... come la mettiamo con le rane nel WC?
Sono rane stranissime: molto piccole (fortunatamente) e sono in grado di saltare in verticale da un punto all'altro delle pareti! Beh, dobbiamo accettarle: in fondo, gli ospiti qui siamo noi, non loro!

L'indomani ci alziamo abbastanza presto anche perchè i raggi del sole attraversano l'approssimativa finestra. Ma va bene così. Ormai l'atmosfera di rilassatezza all'insegna del tudo bem! ci ha contagiato. Dopo un abbondante colazione con frutta e l'immancabile pão de queijo ripartiamo, salutando Renato e il padrone della pousada che sembra lo stereotipo dei maggiordomi inglesi e che guarda caso si chiama "Osvaldo". Più maggiordomo di così!?

La barca a motore ci riporta a Tatús dove ritroviamo Raúl e la nostra 4x4. Destinazione: Caburé. Anche questo sarà un posto "oltre" ogni logica: vi arriveremo dopo le strade più dissestate mai percorse in vita mia, con buche (o, meglio, fossati) che anche la jeep fa fatica a oltrepassare.
Attraversiamo il Maranhão, passando per villaggi che sembrano ancora più poveri di quelli del Ceará o del Piauí e che hanno nomi che sono tutto un programma: "Cana Brava", "Barro Duro",...
A Tutoia ciò che dovrebbe essere la strada asfaltata finisce completamente. Costeggiamo i Pequenhos Lençois e ben presto ci ritroviamo come nel Ceará a sfrecciare sulla spiaggia. In alcuni tratti, però, il percorso è a ostacoli: passiamo per un'area ove sono rimasti tronchi di vecchie mangrovie che sbucano dalla sabbia come degli spuntoni acuminati. Tuttavia, Raúl guida a una velocità pazzesca. Dice che a molti automobilisti capita di spaccare la coppa dell'olio o altri ingranaggi colpiti da una micidiale radice di mangrovia, e poi aggiunge con orgoglio che a lui non è mai successo. Io preferisco non tradurre a Vincenzo, Arnaud e Valentine. Mi basta vedere i loro occhi sgranati per capire che è meglio risparmiar loro questo dettaglio. Siamo quasi arrivati a Caburé.

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