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E' l'ultimo giorno a Singapore nel viaggio di avvicinamento verso l'Australia. Oggi ci concentriamo nel quartiere di Little India e nella zona limitrofa dove ci sono dei mall dedicati all'informatica e all'elettronica. Qui Vincenzo è alla ricerca di qualcosa di particolare. |
Per abbreviare il cammino prendiamo una scorciatoia attraversando Fort Canning, un parco cittadino che all'epoca delle dominazione inglese era la sede del governatore di Sua Maestà. |
I centri commerciali a tematica elettronica si concentrano attorno a Sim Lim Square. Vincenzo è impaziente: spera di trovare la novità clamorosa da portare in Italia, oppure un prezzo particolarmente interessante. |
Il Sim Lim Tower è un enorme edificio a sette piani dove vendono di tutto, purchè si tratti di elettronica e informatica. Purtroppo, però, non troviamo nè la novità, nè prezzi particolarmente convenienti: e Vincenzo è un po' deluso. |
A un certo punto, non sopportando più il freddo eccessivo, tiro fuori dallo zainetto, il mio asso nella manica: il sarong che infilo seduta stante, assumendo l'aspetto di un indiano. Vincenzo inorridisce, ma faccio notare che sono solo uno tra i tanti... Anzi, quasi quasi mi metto pure il puntino colorato in mezzo alla fronte... Non lo faccio perchè non ne conosco le regole: cioè, so che ogni colore indica uno status particolare e implica certe conseguenze. Be', non vorrei mettermene uno che magari volesse dire «zitella in cerca di ricco marito da sposare». |
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Finalmente eccoci di nuovo a Little India, tra insegno in sanscrito, ristoranti vegetariani e tanti negozietti dove si vende di tutto, comprese collane di fiori e offerte di frutta da portare al tempio. |
Ci fermiamo un attimo a riprendere fiato in una piazzetta circondata da vari localini: pub, ristorantini, bancarelle di frutta. In mezzo alla piazza, in religioso silenzio, un folto gruppo di baldi ragazzi indiani (tutti maschi) guardano la TV a schermo piatto di un bar: calcio? No, in India lo sport nazionale è il cricket. Cricket, allora? Neanche... |
Un altro tempio hindu in una traversa di Serangoon Road. Si chiama Shree Lakshminarayan e c'è anche un santone in meditazione in un angolo. |
La presenza di una forte spiriutualità si avverte in tutto il quartiere. Ci sono altarini un po' ovunque; uno di questi è dedicato a Ganesh, il dio rappresentato da un elefante con una sola zanna, signore delle moltitudini e rappresentante del perfetto equilibrio tra energia maschile (Shiva) e femminile (Shakti), ovvero tra forza e dolcezza, tra potenza e bellezza. Simboleggia inoltre la capacità discriminativa che permette di distinguere la verità dall'illusione, il reale dall'irreale. Il fatto di avere una sola zanna indica la capacità di superare ogni forma di dualismo, e, con esso, ogni incertezza. |
Pranziamo in una bettola... ooops, volevo dire in un "dimesso" ristorantino indiano. O meglio: io avevo provato a portare Vincenzo in un elegante banana leaf restaurant, cioè un ristorante dove i cibi non sono portati sui piatti ma su foglie di banano (e si mangia con le mani!), ma c'era troppo da aspettare,... così: tutti alla bettola dove, peraltro, abbiamo mangiato molto bene. |
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Continua il viaggio |