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ETTY BAY

Oggi le previsioni indicano che sarà l'ultima giornata di sole prima che l'ennesima ondata di aria umida oceanica porti una grigia copertura nuvolosa destinata a protrarsi per giorni.
Ne approfittiamo per recarci a Etty Bay, una bella spiaggia al di là di un rilievo costiero che - a detta di Nat - non molti conoscono.
Per arrivarci attraversiamo le solite distese di canna da zucchero.

Arriviamo a Etty Bay che è quasi ora di pranzo. In effetti speravo d'incontrare meno gente: ci sono una decina di macchine di turisti, l'immancabile barbecue e tavolinetti per il pic-nic. A Vincenzo scappa la pipì e va in fondo alla spiaggia dove ci sono dei bagni pubblici; io, invece, mi tengo lontano dalla folla; preferisco un contatto più diretto con la natura e... la faccio dietro un albero. Siamo nel regno del casuario (il grande uccello, parente dello struzzo), e, restando tra gli alberi, mi piacerebbe vederne uno.

Colpo di scena: anche i casuari si sono "civilizzati": Vincenzo ritorna tutto trafelato perchè ha appena intravisto non uno ma ben due casuari laggiù vicino i bagni!

Si tratta di una giovane femmina col suo "pulcino"; alla faccia del pulcino, però: è più grande di un nostro tacchino!

Tutti gli articoli che ho letto sul casuario, nonchè i cartelli all'ingresso dei parchi nazionali, invitano a prestare molta ttenzione ai casuari: sono animali estremamente irascibili che attaccano facilmente l'uomo, soprattutto per difendere il nido e il loro territorio.
Io, però, non riesco a fare a meno di seguire i due splendidi uccelli, facendo affidamento - qualora fosse necessario - sulle mie doti di corridore e sui tanti potenziali rifugi che mi stanno attorno. Timori comunque inutili: i de casuari si limitano a gironzolare tra le macchine dei turisti, con le persone che si ritirano al loro passaggio... Stavolta non è proprio il caso di stare... VICINI-VICINI!

Nel primo pomeriggio buona parte dei vacanzieri se ne va. Adesso Etty Bay può finalmente assumere un aspetto più selvaggio e primitivo.

E' vero che c'è il sole, ma il vento che soffia da sud è alquanto freschetto: di bagnarsi i piedi nell'oceano non se ne parla nemmeno.

In basso a destra: la spiaggia è il regno dei granchi della sabbia che scavano delle profonde buche portando pazientemente in superficie delle palline di sabbia che, chissà perchè, dispongono ordinatamente tutto attorno alla galleria che scavano, senza mai accatastarne una sull'altra. L'effetto è stupendo: la spiaggia sembra piena di tanti merletti spesso incredibilmente simmetrici che fa quasi pena calpestare durante le passeggiate.

E' il momento di lasciare Etty Bay e di tornare a casa. Sulla spiaggia non c'è più anima viva: solo i due casuari continuano a razzolare in cerca dei loro semi blu. Arrivederci!

Dopo il rilassante pomeriggio a Etty Bay, Jenny, la moglie di Nat, ci ha consigliato di andare a visitare la località di Mourilyan Harbour. In effetti, avremmo potuto risparmiarci questa deviazione: il posto non è per niente interessante. C'è una bella baia, è vero, ma è rovinata da un porto industriale, peraltro deserto, il che rende l'atmosfera ancora più deprimente.
Meglio una passeggiata a Innisfail, il centro più grosso della zona, dove facciamo la spesa e gironzoliamo per un tranquillo quartiere con le case con decorazioni art déco.
Sul lungo-fiume vediamo pure un monumento dedicato ai raccoglitori di canna da zucchero italiani, considerati tra i protagonisti dello svilppo ddel Queensland settentrionale all'inizio del XX secolo.

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