CARACAS

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Giunge il momento di lasciare Gran Roque. Sono stati giorni intensi: abbiamo visitato tante isolette, passeggiando per spiagge solitarie; abbiamo conosciuto tanta gente interessante, conversando in italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese; abbiamo ammirato panorami che lasciano senza parole... Ed ora eccoci qua: sulla pista dell'aeroporto "formato tascabile" di Gran Roque, il nostro aeroplanino-trabiccolo è pronto per riportarci a Caracas.
Già l'aereo si muove sulla pista, ma un altro velivolo è in arrivo, e così - esattamente come avviene in un incrocio tra due automobili - ci fermiamo per... dare la precedenza!
Siamo seduti esattamente dietro il pilota e riusciamo a vedere tutti i comandi, le spie, gli indicatori,... levette e bottoni, molti dei quali apparentemente disattivati e corrosi: speriamo bene!

Arrivederci, isole del sogno!

L'Hotel Marriott: 480$ a notte!
Il nostro hotel:
Buenavista Inn
60€ a notte!

Il volo avrebbe dovuto avere una durata di 40 minuti circa; in realtà abbiamo impiegato quasi un'ora: la pista dell'aeroporto Maiquetía di Caracas era impegnata e così abbiamo continuato a girare in tondo in attesa che si liberasse...
Poco prima di atterrare sorvoliamo il quartiere di Catia La Mar, dove avevamo alloggiato dieci giorni prima: lo abbiamo riconosciuto grazie alla sagoma imponente dell'Hotel Marriott, dove eravamo pure stati tentati di andare...

Arriviamo a Caracas poco dopo mezzogiorno e ci poniamo il problema di dove trascorrere l'ultima giornata di questa vacanza venezuelana, dato che il nostro volo di rientro in Italia parte l'indomani alle 16:00.
Andare a Caracas? E' lontana una quarantina di chilometri (col traffico ci vuole un'ora circa) e molti dicono che sia una città senz alcun fascino particolare. E poi è violenta e pericolosa! L'alternativa sarebbe restare in questo quartiere residenziale (Catía La Mar), ma non c'è proprio niente se non grattacieli con appartamenti di lusso.
E così decidiamo di andare a Caracas-centro: alloggeremo all'Hotel Tamanaco Intercontinental: cinque stelle per stare al sicuro, dato che...

...sulla pericolosità della capitale venezuelana ne abbiamo sentito di tutti i colori. Non si tratta dei soliti luoghi comuni che circolano in Italia. Tra le prime persone che abbiamo incontrato all'inizio della nostra vacanza, ci sono Fritz e Nicola. Ebbene: a Fritz, un metro e novanta di muscoli, giocatore di rugby sudafricano, hanno rubato telefonino e portafoglio in metropolitana. A Nicola, gentiluomo dalla faccia non proprio "cucciola", non è andata meglio: stessa sorte, con l'aggravante che lui è napoletano... «Non fatelo sapere a Napoli che mi hanno fregato!» ci implora...
Comunque, io e Vincenzo decidiamo di sfidare i temibili niches di Caracas: è lì che andremo!

All'aeroporto prendiamo un taxi e percorriamo l'autostrada in salita che ci porta verso Caracas. Il tassista che si chiama William, è un chiacchierone che si è appena separato dalla moglie e che ha voglia di raccontarci tutte le sue avventure sentimentali con mezza dozzina di ragazze sparse qua e là per la città. Noi lo ascoltiamo appena, presi come siamo a guardare il paesaggio. Stiamo salendo verso la sierra: oltrepassata la cresta si apre la vallata dove sorge Caracas.
L'Hotel Tamanaco Intercontinental si trova nel quartiere di Las Mercedes, che ci è stato detto essere molto sicuro: l'importante è non allontanarsi molto da lì. Così,...

...seguendo gli inviti alla prudenza, ci limitiamo a visitare le strade trafficate attorno al nostro albergo. Ci sono diversi centri commerciali (dai prezzi europei: niente di particolare), moltissimi ristoranti e uffici: nel complesso una bella zona, ma il traffico è caotico. Soprattutto attraversare la strada si dimostra un'impresa da eroi: in pratica è più facile correre una maratona e noi abbiamo rischiato in un paio di occasioni di essere messi sotto sulle strisce pedonali!
Non c'è molto da fare e bighelloniamo un po' senza meta fissa. Chiediamo a una commessa se può consigliarci un posto piacevole dove andare a passeggiare e lei ci dice che potremmo andare a Chacao, che è la downtown di Caracas, ma aggiunge che è lontana e dovremmo prendere un mezzo. Mai fidarsi delle commesse! A noi l'idea di prendere l'autobus o la metropolitana non va, così rinunciamo alla visita del quartiere di Chacao, salvo scoprire, nell'ultimo girovagare della nostra vacanza, che Chacao era vicinissimo a Las Mercedes: una passeggiata a piedi di una ventina di minuti!

In pratica scopriamo Chacao nell'ultima mezz'ora della nostra permanenza a Caracas: c'è giusto il tempo per un pranzo veloce e sono già le 13:00, cioè l'ora dell'appuntamento con William, il tassista dongiovanni del giorno prima: si va all'aeroporto per tornare in Italia!
Dalla macchina diamo un ultimo sguardo alla città che ho immaginato per tanti anni, filtrando le sensazioni trasmesse dalla colonia dei venezuelani pacesi. E così...

... davanti ai nostri occhi sfilano i quartieri benestanti del centro; poi...

... l'ambiente urbano cambia decisamente: i negozi scintillanti lasciano il posto a muri screpolati e finestre chiuse da grate metalliche. Ci colpisce la presenza del fino spinato "elettrificato" a protezione di balconi e terrazze. Vediamo ciò che sembra un carcere, ma poi, girando l'angolo, scopriamo che si tratta di una posada dall'altisonante nome di «Hotel Reina Aurora», che al massimo avrà una stella. Infine l'autostrada tocca il margine dei famigerati barrios, dove neanche la polizia osa entrare e dove sicuramente si trovano... i "peggiori bar di Caracas".
Ma ecco che la carreggiata comincia a scendere sempre più decisamente: l'aeroporto è laggiù, in fondo a questa infinita discesa di 40 chilometri,... Un'ultima emozione capita mentre siamo in fila al banco dell'Alitalia per il check-in: incontriamo Pippo Calderone che ritorna a Pace del Mela per le vacanze di Natale!
Decolliamo da Caracas il 24 dicembre: chissà se il nostro aereo in volo incrocerà le... renne di Babbo Natale!!!

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