SEATTLE

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3312 miglia percorse in auto; 5266 chilometri; 2458 fotografie scattate; 2900 metri sul livello del mare l'altezza massima toccata...
Non c'è che dire: il viaggio sulla costa dell'Oceano Pacifico nordamericana è stato all'insegna dei "grandi numeri"! Chi l'avrebbe mai detto? Eppure era cominciato all'Holiday Inn di Malpensa con una "parca" colazione in compagnia di Salvatore che, come sempre puntuale agli arrivi e alle partenze delle noste "gitarelle", ha trascorso la notte con noi in albergo.

All'aeroporto ci accoglie un mega-manifesto con i giocatori della Nazionale di calcio... Il fatto che siano in mutande ha un eccezionale significato metaforico, dato che, proprio il pomeriggio del giorno precedente (il 24 giugno), mentre l'autobus ci porta da Messina all'aeroporto di Catania, abbiamo ascoltato sgomenti la radiocronaca della partita con la Slovacchia ai Mondiali organizzati in Sud Africa. L'eliminazione degli Azzurri ci toglie il piacere di seguire le vicende del calcio mondiale lontano dal salotto di casa;... E io che avevo portato con me la tuta con scritto su "Italia" a lettere cubitali!

Il volo è stato prenotato sul sito della KLM. ma viaggiamo con la compagnia-partner Delta, con scalo ad Atlanta (Georgia). Be', sembra proprio che non ci riesca di raggiungere la mèta delle nostre vacanze estive senza difficoltà di collegamento aereo: l'anno scorso abbiamo quasi girato l'intero emisfero settentrionale per raggiungere Singapore; e quest'anno si è semplicemente... "rotto" (sic!) l'aereo che da Atlanta doveva portarci a Seattle!

In effetti, l'intoppo giunge come la manna dal cielo: la Delta Airlines, ci comunica che dovremo trascorrere la notte ad Atlanta e ci manda in hotel. Noi "recitiamo" un po' la parte degli scontenti, ma in realtà siamo felici perchè, dopo 10 ore di volo e 7 di attesa, siamo esausti.
E così, anzichè arrivare a Seattle a mezzanotte, arriviamo alle 10 della mattina successiva, il che ci ha dato la possibilità di vedere il panorama, compreso il suggestivo Mount Rainier, il vulcano gemello del Saint Helens (al confine tra gli stati di Washington e Oregon) che negli anni '80 è esploso in modo drammatico.

Il primo impatto giungendo a Seattle è a dir poco sconcertante: fa freddo! La temperatura è sui 10°C, e il cielo plumbeo non offre prospettive di miglioramento nel medio termine. Sappiamo già che l'estate in quest'angolo del pianeta non è certo torrida, e siamo psicologicamente preparati; ciò non toglie però che la sensazione sia alquanto fastidiosa. Persino Vincenzo sente freddo, e questo particolare la dice lunga!

Il cielo cupo e la hall dell'aeroporto semi-deserta creano un'atmosfera alquanto dimessa: non ci aspettavamo certo un "comitato d'accoglienza" in pompa magna, ma di certo la prima impressione non è delle migliori. Ma dài, siamo negli Stati Uniti! Presto vedremo qualcosa di bello. E in effetti, le sorprese non tarderanno ad arrivare...
L'alta torre panoramica che è il simbolo di Seattle (si chiama «The Needle», cioè l'«ago») ha in cima una bandiera arcobaleno che, con buona pace del Papa, qui ha un significato ben diverso rispetto a quello che normalmente le attribuisce la Chiesa. Ci chiediamo il motivo di tale vessillo e giungiamo alla conclusione che Seattle deve essere una città gay-friendly...
Il giorno successivo avremmo capito il vero motivo!

Nel frattempo prendiamo confidenza con Seattle. La città risulta essere una delle più vivibili degli Stati Uniti; in realtà ci appare alquanto sonnacchiosa. E' normale però: è sabato mattina, e la downtown è praticamente deserta, dato che gli uffici e persino alcuni negozi sono chiusi. Invece, sono aperti i ristoranti e i pub, ed è qui che si dirige la maggior parte dei pochi passanti. Da un pub giunge un vociare che a tratti sfocia in urla di gioia o di disperazione: è un pub dove stanno trasmettendo la diretta di Stati Uniti-Ghana, gli ottavi di finale che gli USA perderanno 2 a 1 dopo i tempi supplementari...

Alloggiamo all'Holiday Inn che si trova a poca distanza dal centro-città. La cosa simpatica è che mentre facciamo il check-in, sentiamo provenire da fuori il tipico incitamento fatto di "Go! Go!" che caratterizza le gare podistiche negli USA. Vuoi vedere che...?

... E infatti è proprio così: è in pieno svolgimento la «Seattle Marathon», che passa proprio sotto il nostro hotel!
In particolare ci troviamo al 23° miglio, il che vuol dire che mancano meno di 5 km alla fine. La gara è iniziata da almeno 4 ore, e, quindi, coloro che transitano in questo momento sono dei tapascioni...
Passa un tizio che ha una cintura che sembra un incrocio tra un albero di Natale e il bancone di una farmacia: attorno alla vita ha appeso flaconcini, integratori, pastiglie di ogni formato e tipo!

Tra le altre cose scorgo persino una borraccia termica per mantenere il Gatorade ben freddo nonchè delle barrette di cioccolato alla nocciola! Un altro podista-della-domenica corre col cane al guinzaglio e, oltre a delle barrette energetiche per sè, ne ha altre per il... cane! Be', povera bestiola, anche lui dovrà farsi i suoi bei 42 chilometri. Infine,...

... scorgiamo una signora sulla cinquantina che "leggiadramente" sta affrontando la sua maratona personale; non porta alcunchè con sè, poichè a ciò sta provvedendo il suo personal trainer, un baldo giovane muscoloso e aitante che le corre al fianco e la assiste per tutta la durata della gara, per la modica cifra di 120 dollari l'ora!

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