HOH RAIN FOREST

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Il sentiero si snoda nella foresta nel silenzio più totale. Eppure dovrebbero esserci parecchi animali, tra i quali cervi, orsi e lupi che, spostandosi nel sottobosco, un minimo di rumore dovrebbero farlo! Non che ritrovarsi faccia a faccia con un orso sia una prospettiva particolarmente allettante, però, sotto sotto, forse mi piacerebbe (e forse anche a Vincenzo!).

Continua a piovigginare. Praticamente non ha mai smesso da quando siamo entrati nella foresta. Fortunatamente il muschio che cresce sulle cime degli alberi assorbe buona parte della pioggia che cade e ne attutisce il rumore. Il risultato è una strana atmosfera soffusa e quasi misteriosa che ricorda tanto gli ambienti della saga de «Il Signore degli Anelli».
Cerco tra le felci e il fitto sottobosco qualcosa che possa rendere più emozionante la nostra escursione. Non che ci si annoi, però un pizzico di adrenalina in più non guasterebbe... Che so: uno gnomo, un elfo, uno hobbit,... persino un puffo andrebbe bene!

Invece il massimo che riusciamo a scorgere sono un uccello dal petto rosso e un'enorme lumaca giallastra lunga quanto una mano dita comprese!

Il cielo continua a essere coperto, ma nonostante ciò i giochi di luce tra i fitti rami dela foresta sono molto suggestivi. Poi, quando c'è un'apertura tra la vegetazione, la luminosità cambia completamente. E' quanto succede quando la foresta è costretta a cedere il posto al fiume. Passeggiare lungo la riva dell'Hoh potrebbe pure essere piacevole, ma è proprio qui che c'è maggiore probabilità d'imbattirsi in un orso... quindi, dopo una veloce occhiata al panorama che si apre verso la catena montuosa dell'Hurricane Ridge, ritorniamo nella foresta.

Come anticipato, non ci sono molti turisti da queste parti, sia perchè quest'area è all'estremità più occidentale degli Stati Uniti, sia perchè l'Olympic National Park è veramente immenso, consentendo alla folla di vacanzieri di disperdersi.
Tra i pochi escursionisti che abbiamo incontrato, va segnalata una famiglila di tre finlandesi: padre, madre e figlio sui vent'anni... I sentieri che si snodano nel parco sono spesso attraversati da ruscelli e rigagnoli d'acqua (in inglese "creek") che si riesce ad attraversare con facilità. A volte basta un salto; altre volte l'operazione richiede qualche accortezza in più, ma tutto sommato - se non si è imbranati - l'impresa non è impossibile. Ebbene, tornando ai tre finlandesi: li incontriamo in prossimità di un "creek", che io e Vincenzo abbiamo attraversato aiutandoci con un grosso sasso gettato nel mezzo del flusso d'acqua - in modo d'appoggiarci un piede - e con un bastone usato a mo' di perno. Ora tocca ai tre finnici scavalcare il ruscelletto. Salta il baldo figlio di vent'anni... Hop... fatta! Salta il padre sui cinquanta... Hop... fatta! Ora tocca alla madre, ma la poveretta evidenzia subito qualche difficoltà... esita, barcolla, mette un piede nell'acqua... E i due uomini della sua famiglia? Niente; non fanno assolutamente niente: il ragazzo sghignazza da un lato, dall'altro il marito si è piazzato con tanto di macchina fotografica per immortalare l'attimo di una caduta che appare inevitabile... Ma si può?

Il sottobosco nella foresta è affollatissimo: non c'è spazio per tutti! In pratica. è più facile parcheggiare la macchina nel centro di Roma che trovare un millimetro quadrato libero ove un semino possa germogliare in santa pace. Per questo, la caduta di un tronco d'albero morto si trasforma in un'insperata possibilità di rinascita per tanti altri alberelli che affondano le loro esili radici nella corteccia della pianta abbattuta.

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