Gamberi a colazione... e a pranzo... e a cena... e a colazione... e a pranzo... e a cena... e a...
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LETTERE DALLA KAMPUCHEA 17: COCCODRILLI A COLAZIONE.
Stoung è solo un piccolo paese sulla strada per Phnom Penh, la Lonely neanche lo nomina. Uno slargo sulla nazionale, un distributore di benzina, la guesthose di fronte e una serie di piccole strade laterali che si perdono nella campagna tra le risaie. Il fiumiciattolo che scorre di fianco, lo Stoung appunto, è ridotto ad un rigagnolo e pescarci l'acqua da trattare con l'acquedotto, è diventato un problema. Nella cittadina un po' di attività, che vanno dagli allevamenti di coccodrilli di cui si può gustare lo spezzatino in molti locali, ad un piccolo imbottigliatore di acqua, il mercato, una piazza dove ieri sera si proiettava un film all'aperto con un improvvisato schermo fatto con un grande lenzuolo, una storia d'amore tra le risaie. Qualche bancarella con i palloncini da rompere con le freccette per vincere un pelouche o una scatola di biscotti, una festa di paese come tante, in tante parti del mondo.
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Dalla terrazza, la vita ti scorre sotto già la mattina presto. Proprio davanti alla fermata degli autobus una donna ha aperto un tavolino. Ha due grandi contenitori, uno pieno di noodles, l' altro di una broda dove galleggiano frammenti di difficile riconoscimento e verdure varie. La gente si avvicina, lei prende un piatto di metallo smaltato, lo passa in un secchiello pieno di acqua lurida per sciacquarlo, poi con una mano afferra una manciata di noodles, li ricopre con una mestolata di brodo e li serve in mano ai clienti con un paio di bacchette prese da un mazzo che spunta da un bicchierone di latta. I clienti si siedono su una panca di fianco e in pochi minuti si pappano la colazione e restituiscono le stoviglie con qualche centinaio di Riel. La donna ripassa il tutto nel secchiello e le rimette tra quelle pulite. In mezz'ora ha servito almeno una trentina di persone, un'attività commerciale assolutamente redditizia. Nel paese infatti c'è movimento, girano soldini, il mercato è colmo di merci, dappertutto pubblicità di telefonini, il prodotto più ambito.
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Noi ce ne torneremo oggi nella capitale, ancora un paio di giorni e finirà anche questo mio per corso. Siamo qui ad aspettare il pullman che purtroppo non si fermerà a Skun, lungo la strada, dove la specialità sono gli enormi ragni pelosi, che vengono serviti fritti in grandi canestri, dicono gustosissimi; all'autogrill troveremmo solo grilli in composta e uccellini appena schiusi glassati, ma sono specialità per amatori, io mi sono già riempito a colazione con la famosa omelette di cipolle, vanto della guesthouse Sokimek. Mentre trascinavo il mio valigione verso l'uscita, per poco non calpestavo due topini che correvano verso la cucina, ma erano decisamente lenti per essere topi, ho guardato meglio e mi sono tranquillizzato, erano solo due blatte, marroni e carnose, un po' grosse davvero però.
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LETTERE DALLA KAMPUCHEA 18: CAVOLI NORDCOREANI.
Eccoci tornati alla base, con la fretta degli ultimi giorni prima della partenza. La furia di aver dimenticato qualcosa, la frenesia degli ultimi acquisti ai mercatini, il rammarico di quanto non si è riuscito comunque a vedere, a partire dai ragni di Skun, e per non aver programmato qualche giorno in più, la sottile malinconia di lasciare i nuovi amici appena conosciuti. Così si va per un'ultima cena d'addio al ristorante Nord Coreano, una chicca da non perdere. Infatti, pare che questo paese, un po' chiacchierato abbia pensato bene di fare una operazione di immagine, aprendo questo ristorante dove viene servito un menù tipico, circondati da tutte le bellezze del paese. Una gigantografia del monte innevato più alto della Nord Corea campeggia sul fondo e una serie di cameriere veline, volteggia qua e là con grazia orientale.
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I clienti sono tutti Coreani del sud, in giro per affari che affollano rumorosamente i molti tavoli dell'ampia sala. Il re del pasto è il famigerato kimchi, ovvero il cavolo fermentato, che accompagna tutti i piatti tipici del paese; Pare che sia un ottimo disinfettante naturale per lo stomaco, che fornisca vitamine e sali minerali in abbondanza e che prevenga il cancro, quindi kimchi a gogo. Abbiamo poi avuto germogli di soia e verdure, deliziosi agnolotti fritti, un bel pescione grigliato con patate e melanzane e gran finale con un pollo talmente carico di peperoncino da far gonfiare le mucose tenerelle degli occidentali disabituati. Intanto le tenere camerierine, che le malelingue dicono esser tenute strettamente segregate all'interno dell'albergo, scelte accuratamente dopo lunghe selezioni, per avvenenza e fedeltà al regime, cessano la loro funzione di amabili servitrici e salgono sul palco per esibirsi in uno spettacolino di musica e karaoke apprezzatissimo dai presenti. Pensate dunque alla mia sorpresa quando quattro sorridenti e gioiose fanciulle cominciano ad intonare un assolutamente inatteso Happy birthday dear Enrico, tra gli applausi che il folto pubblico, con gli occhi, che fiumi di birra e vino di riso avevano ormai ridotto a fessure indistinguibili, rivolti verso di me, mi indirizzava con calore. Gli amici, dispiaciuti che avessi passato il mio genetliaco solo e disperso tra le jungle del nord, hanno pensato di farmi questa improvvisata che un po', devo dire, mi ha commosso.
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Lo spettacolo è poi proseguito fino al gran finale in cui si inneggia alle bellezze del paese e si rimarca il fatto che la nazione è una e una sola, mostrando a tutti il dito indice alto verso il cielo. Seratina deliziosa. Cerco così di vincere l'affanno immotivato dell'ultimo giorno. Si passa qualche ora sul lungo fiume, dove il Tomle Sap incontra il Mekong, per diventare un immenso mare ancora prima di cominciare il delta. Qui la vita scorre serena, i venditori di cibi di strada passeggiano tranquilli; vicino, piccoli templi dove signore ben vestite pregano e offrono bastoncini di incenso, prima di andare da un ragazzino accoccolato con una grande gabbia stipata di uccellini. Per una piccola mancia se ne prendono uno tra le mani, rivolgono gli occhi al cielo e poi lo lasciano andare, donandogli la libertà. Un tenera illusione, certo anche loro sapranno che i volatili, addestrati, torneranno presto dal loro carceriere, in una sindrome di Stoccolma animalesca, ma questa illusione di liberare un' anima, ha comunque un prezzo e forse risponde ad un bisogno interiore he non è necessario giudicare. Un ultimo salto alla collina del Wat Phnom, il tempio della città, nel cui giardino, una gran folla si raduna a vedere spettacoli, a sentire musica, a giocare al tradizionale volano coi piedi e dove molti vanno a pregare. La cima della collina è dominata dall'alto stupa bianco e seduto sotto gli alberi, respiri l'ultima aria di Phnom Penh, circondato da monaci arancioni, che ti paiono così giovani, così concentrati, così assorti nella loro meditazione, da non accorgerti quasi che la maggior parte di loro sta muovendo velocemente i pollici per digitare SMS sui cellulari che tengono distrattamente, anche se discretamente, appoggiati tra le pieghe dei grandi mantelli arancioni.
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