MADRID
WORLD GAY PRIDE
28 giugno - 4 luglio 2017

PROVENZA
4 - 18 luglio 2017

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NEL BARRIO DI CHUECA

Il barrio di Chueca è un quartiere molto gay in un qualunque momento dell’anno; qui ci sono, infatti, decine di bar, pub, discoteche, saune, librerie, hotel e negozi targati-rainbow...
Se questa è la situazione “ordinaria” di Chueca, potete immaginarvi come sia la zona durante il gay pride! Un party-no-stop, un caleidoscopio di storie, un minestrone di esperienze umane che si possono declinare in milioni di gradazioni diverse: altro che "50 sfumature di grigio"! In questa ricerca continua, il via-vai di gente è frenetico a qualunque ora del giorno e della notte, e ognuno si lancia nella propria ricerca personale: si va da chi spera di trovare qui l’amore della propria vita a chi, dopo aver già rimorchiato alle 11:00 di mattina tre palestrati (con relativo “intrattenimento particolareggiato”), ritiene che la giornata sia solo all’inizio: ci vuole grande ottimismo in entrambi i casi, però l’importante è crederci!



Madrid 2017


Sitges 2016


E poi le casualità possono concretizzarsi veramente: durante una passeggiata in Calle de Hortaleza, incontriamo un gruppetto di baldi giovani muscolosi. Vincenzo ha la ventura di fare una fotografia con uno di loro… Lì per lì non ci facciamo caso, però nei minuti successivi una domanda ci ronza insistentemente nella testa: «Ma dove lo abbiamo già visto?»
Solo dopo qualche ora a Vincenzo giunge un’illuminazione: certo! E' lo stesso tipo col quale abbiamo scattato una foto l’anno scorso, alla fine del Gay Pride di Sitges!!!
E io a dire NO!
E Vincenzo a dire SI’!
E no!... E sì!... Be’ basta dare un’occhiata alle fotografie su internet – quella di quest’anno a Madrid, e quella dell’anno scorso a Sitges – ed ecco fatto! Non ci sono dubbi: i tatuaggi sono gli stessi... E’ lui!
Quanto è piccolo il… World Pride!

Calle Pelayo è il cuore di Chueca, e qui l’anima gay pulsa più forte che mai. È bello passeggiare senza una meta precisa ed essere protagonisti di una, cento, mille storie… Basta ascoltare.
Una coppia italiana ferma presso un angolo di strada discute animatamente…
«Ma ti pare il modo metterti i jeans senza indossare niente di sotto?»
«Be’? Non è la prima volta che vado in giro senza mutande!»
«Certo: ma in vacanza a mare lo posso capire; qui siamo nel pieno centro di Madrid…»
«E con questo? Lo sai che sono più comodo così…»
«Non è questione di comodità: è che vuoi solo… “portarti avanti col lavoro!”…»

In un angolino tra Calle de Gravina e Plaza Chueca c’è il “coming-out corner”, dove si ricevono e/o si danno consigli su come comunicare in famiglia che… il proprio matrimonio non sarà esattamente uguale a quello degli altri cugini. C’è anche la possibilità di stampare la schermata del computer e del proprio I-phone con la conversazione-rivelazione. L’oscar della simpatia va al coming out di un certo Mathias95:
«Mamma, volevo dirti una cosa…»
«Non dirmi che hai già finito i soldi?»
«No. È che sto con una persona ma non è semplice da dire…»
«E’ sposata?»
«No,… è un uomo…»
«E’ sposato?»
«No»
«E allora qual è il problema?»

Per tutto il barrio è un trionfo di stereotipi-gay relativi all'abbigliamento: dai boa di struzzo alle parrucche esplosive, dai lustrini con colori fluo a tacchi a spillo vertiginosi che persino Pinella avrebbe problemi a portare.
Si sa: personalmente non ho mai avuto una particolare inclinazione a curare il look, e il massimo della mia trasgressione è indossare una cravatta arcobaleno, però... ammettetelo: portata direttamente sulla t-shirt, fa molto tendenza!

Un locale-icona di Calle Pelayo è l’LL Bar, un disco-pub gestito da trans people dove sono benvenute tutte le declinazioni dell’eros e dintorni. Un pomeriggio, proprio di fronte all’LL Bar, si tiene un concerto-show di Chupina Power, una drag-queen che definire esplosiva è riduttivo [un assaggio dello spettacolo è visibile qui sotto].
A quanto pare Chupina Power è in cerca del suo… “Albano”, e lo vuole alto, muscoloso, scuro e ricco. S’illude per un attimo di averlo trovato in un tipo brasileiro che invita sul palco, anche se la delusione è dietro l’angolo: viene fuori, infatti, che il muchacho non ha mucho da offrire in termini di centimetri e così… non se ne fa nulla!


Lo show di Chupina Power in Calle Pelayo (Chueca).




Vincenzo e Chupina Power [Chupina???]

Dal Coming-out corner:

«Pronto, mamma?»
«Ciao! Dove sei? Ancora a Madrid?»
«Mamma, ovvio che sono ancora a Madrid: ci sono arrivato ieri!»
«Com’è il tempo? Fa caldo?»
«Sì,… be’, neanche tanto.. .Senti: volevo dirti una cosa?»
«E il re l’hai visto? E la regina?»
«No, mamma non li ho visti… senti: volevo dire che…»
«E alla corrida ci sei andato? Stai attento: non metterti nelle file in basso!»
«Mammaaa!!! Lo sai che sono contro la corrida… ! Ma mi stai a sentire?!? Volevo dirti che… che… che sono gay».
«Ah, ma questo lo sapevo già. Perché non mi racconti qualcosa di nuovo? La paella è buona come quella che faccio io? E Julio Iglesias lo hai incontrato?»

Molti locali delle traverse di Calle Pelayo e di Calle de Hortaleza sono il ritrovo di "bande di orsi" e sono affollati già di mattina, anche se il picco dell'affluenza è ovviamente in serata e soprattutto di notte.
Per chi non è dell’ambiente, ricordo che il termine “orso” non è una metafora buttata a caso: esso infatti indica una specifica categoria di uomini che apparentemente contraddicono tutti gli stereotipi di ciò che viene comunemente etichettato “gay look”: niente muscoli palestrati, né corpi scolpiti, nè portamento raffinato. I Bronzi di Riace? Da buttare in discarica!
Un gay-bear è la negazione della perfezione anatomica, essendo caratterizzato da:
- pancia prorompente (con la "tartaruga" addominale che è stata dichiarata estinta);
- villosità ben in evidenza (con i mitici peli superflui che cessano di essere “superflui”);
- abbigliamento stile Braccio-di-Ferro, con canottiere e pantaloncini corti per mettere in evidenza tatuaggi ipervistosi…
In particolare, i tatuaggi indugiano spesso sulle varie rotondità adipose e praticamente ogni orso possiede una superficie corporea tatuata che, in metri quadri, si avvicina parecchio all'area affrescata della Cappella Sistina. Il problema dei tatuaggi è che, però, in genere essi sono indelebili, ivi compresi quelli dedicati agli ex. Ne deriva che - se uno si sofferma a guardare bene il bicipite, l'addome o la spalla di un bear - con buona probabilità troverà un «I love you, John» a fatica reso illeggibile e trasformato in un'improbabile araba fenice con profusione di motivi floreali svolazzanti.

Mentre passeggiamo per Calle Hortaleza e Plaza Chueca "attiviamo il radar" perchè notizie dell'ultima ora danno Pasquale in giro per Madrid... Dato che 2+2 fa 4, vi è da dedurre che dovrà essere da queste parti... Sì, ma dove? Ci sono così tanti pub e la cerveza scorre a fiumi... Staremo a vedere; abbiamo la sensazione che prima o poi lo incontreremo. In fondo... quanto è piccolo il World Pride!

Gay Pride al tempo di Grindr...





Non ci sono più i Gay Pride di una volta!
Adesso Grindr impazza (se è per questo, non solo al World Pride di Madrid, ma anche al Family Day o ai meeting di Comunione e Liberazione, con buona pace di Adinolfi), e lo ha capito anche la pubblicità che, infatti, si è uniformata...

Un altro che si... porta avanti col lavoro!

Incontriamo Edward e Phil, un inglese e uno scozzese. Provengono infatti da Londra e da un paesino dal nome impronunciabile che si trova su una minuscola isola delle Shetland, in pieno Oceano Atlantico.
Quando Phil parla della sua isola natale lo fa in modo solenne, e sembra quasi voler giustificare la sua presenza a Madrid. Dice che chi nasce nelle Shetland ha due possibilità:
1) o accettare la cosa tranquillamente ed entrare in un ciclo secolare che lo porterà a sposarsi con una ragazza del posto di nome Bobbi, a inscatolare pesce affumicato alla Northern Light Fish e a trascorrere lì il resto della vita a guardare la risacca delle onde tempestose sulla scogliera;
2) o lamentarsi per tutta l’adolescenza della mancanza totale di prospettive, non vedere l’ora di andarsene, e poi finire con lo sposare una ragazza del posto di nome Bobbi, inscatolare pesce affumicato alla Northern Light Fish e trascorrere lì il resto della vita a guardare la risacca delle onde tempestose sulla scogliera.
Specifica Phil che non era tanto la puzza del pesce affumicato a dargli fastidio, né la monotonia della risacca sulla scogliera. Ciò che lo distruggeva era l’idea di doversi sposare con Bobbi, che non ha nemmeno la -y nel nome, per cui non si tratta di un muscoloso pescatore di aringhe, ma proprio di una ragazza con i calli nelle mani e la tuta da meccanico: in pratica una ragazza che ha tutto di un maschio tranne... l'elemento più importante!

A Chueca c’è persino un hotel che fa parte della catena “Room Mate” e la cui chilometrica insegna è tutto un programma: Do-you-want-to-sleep-with-me?
Chi ha scarsa confidenza con l’inglese non coglie il sottinteso e traduce il nome di questo hotel col generico: «Vuoi dormire con me?», laddove la traduzione corretta è: «Vuoi venire a letto con me?».
In pratica funziona così: l’hotel accetta solo single, ma le stanze sono esclusivamente doppie, per cui si finisce in camera con degli sconosciuti… Si potrebbe obiettare che così funzionano le camerate di molti ostelli… Be’, si è vero; ma nel caso dell'hotel Do-you-want-to-sleep-with-me? si presuppone che non si condivida “solo” la stanza: i letti sono matrimoniali, per cui si finisce letteralmente a letto con uno sconosciuto!
Manco a dirlo, di fronte a un hotel del genere c'è una fila incredibile... Ovviamente anche qui è una questione di karma perché non si sa con chi avrai la ventura di condividere le lenzuola...

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