ASDU - MALDIVE13 - 24 dicembre 2010

Pagina precedente
Menu principale
Pagina successiva

MALE'

Giunge il giorno della partenza da Asdu, e forse mai come in questo caso ci dispiace lasciare il nostro "rifugio": siamo stati ben otto giorni su questa fantastica isola e abbiamo incontrato gente veramente simpatica.
Il nostro aereo per il ritorno in italia parte di mattina alle 9:30. Per questo motivo preferiamo non correre rischi ed essere in prossimità dell'aeroporto già il giorno prima.
E' dopopranzo quando risaliamo sul motoscafo che ci riporta nella capitale delle Maldive: Malè.

La via principale di Malè: «Majeedhee Magu».

Malè ha circa 80.000 abitanti che sono concentrati in uno spazio veramente angusto, il che determina una delle più alte densità di popolazione per chilometro quadrato al mondo. In pratica l'isola di Malè è interamente urbanizzata: per risparmiare spazio le strade sono tutte strette o addirittura anguste: alcuni vicoletti impediscono alle persone più obese di entrarvi!
Persino il "viale principale", «Majeedhee Magu», la strada dello shopping, ai nostri occhi di europei appare una via ordinaria. E c'è confusione! Dopo diversi giorni trascorsi nella pace di Asdu, il traffico cittadino ci appare quasi sconcertante. In effetti, non ci sono molte macchine, ma non per questo un pedone ha vita facile: per strada infatti, c'è un continuo andirivieni di motorini che, peraltro, ha persino un suo fascino particolare.

Il Museo Nazionale. La cosa simpatica di una capitale-formato-tascabile è che tutto (ma proprio tutto!) deve necessariamente essere concentrato in questi pochi chilometri quadrati. Per cui, nello spazio di qualche metro appena, può capitare di passare da un negozio di scarpe, alla casa del Presidente della Repubblica, a un ristorante cinese, alla Zecca di Stato, alla bottega di un sarto, al Ministero della Difesa... Proprio tutti uno accanto all'altro, della serie... «dobbiamo stare vicini vicini

La zona del porto è molto vivace, ed è qui, forse che si può vivere l'autentica essenza maldiviana. Infatti le congestionate vie del centro, piene di negozi e uffici, sono ormai la copia di una qualsiasi cittò occidentale. Al porto, invece, si respira l'atmosfera di altri tempi, con i pescatori alle prese con i carichi delle loro barche: pesce (soprattutto tonni e bonitos) e frutta (soprattutto banane e noci di cocco) che proviene dagli atolli periferici, destinata al mercato di Malè.

Presso il molo c'è anche il mercato del pesce, dove la merce viene divisa in lotti e venduta all'asta. Entriamo all'interno. A me piacerebbe restare un po' ad assistere alle complesse operazioni di compravendita, che si trasformano in una specie di rito molto particolare. Tuttavia, il pavimento è bagnato e scivoloso, reso viscido non tanto dall'acqua quanto dal sangue del pesce... A Vincenzo lo spettacolo non piace affatto e così... Addio asta del pesce!

A destra: il minareto (in realtà un... "minaretino") dell'«Old Friday Mosque», di fronte la residenza del Presidente della Repubblica.
A sinistra: l'ingresso del "Cimitero degli Eroi", con le tombe delle principali personalità maldiviane degli ultimi quattro secoli: le tombe femminili sono arrotondate; quelle maschili a punta.

La residenza del Presidente della Repubblica.

Non ci vuole molto per visitare Malè. Tra l'altro la sera cala rapidamente. Stanotte dormiremo all'hotel Villa Shabnamee dove ho prenotato dall'Italia una "camera deluxe" per 90 dollari.
La posizione dell'hotel è buona: siamo in pieno centro e negozi e ristoranti sono a portata di mano; la camera però è un vero buco. Soprattutto il bagno è pressocchè inutilizzabile, dato che l'unica finestrella è a ridosso dei motori dei condizionatori d'aria delle stanze attigue che risucchiano aria calda: la temperatura là dentro supera sicuramente i 40°C... Addio parole crociate in bagno!
La mattina della partenza è un po' concitata: fortunatamente siamo già svegli alle 6:00, e così poco importa che ala reception si siano dimenticati della wake-up call. Tuttavia, fuori piove a dirotto e noi dovremmo percorrere a piedi non più di 400 metri. Un gruppetto di turisti giapponesi aspetta un taxi, ma con Vincenzo preferiamo avventurarci a piedi col nostro misero ombrellino. Il paradosso è che il problema non è tanto l'acqua che cade dal cielo, quanto quella che... ristagna per strada: le carreggiate sono dei torrentelli e l'acqua mi arriva alla caviglia! Avrei dovuto mettere le infradito! Per l'intero percorso fino al porto impreco in continuazione, con Vincenzo che mi sopporta pazientemente e un tizio maldiviano dietro di noi che - evidentemente abituato - si spancia dalle risate alla vista di due occidentali (noi) in evidente stato di disagio!
Inzuppati fino alle ginocchia, arriviamo al porto; paghiamo un dollaro a testa e prendiamo un barcone per l'aeroporto che si trova sull'isola artificiale (figuriamoci se c'era spazio per un aeroporto a Malè!) di Hulule. La traversata dura dieci minuti.

Pagina successiva