Cuba
7 - 29 luglio 2015

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L'AVANA

La vacanza a Cuba non era prevista: in effetti per l'estate 2015 avevamo immaginato un altro viaggio in Oriente. Poi, però, a febbraio, il telegiornale annuncia che gli Stati Uniti avrebbero normalizzato le relazioni con L'Avana... Good Heavens! Arrivano gli Americani! Ed è a questo punto che scatta l'operazione «Ora-o-mai-più»: prima che uno degli ultimi baluardi del comunismo ceda allo strapotere capitalista, decidiamo di visitare l'isola caraibica, consapevoli che l'autentico spirito cubano non sopravviverà a lungo.
Certo, organizzare un viaggio a Cuba non è difficile, ma neanche così semplice come potrebbe sembrare...

Innanzitutto c'è da richiedere il visto. L'operazione richiede un minimo d'impegno; chi organizza il viaggio tramite agenzia, non deve preoccuparsi perchè è l'agenzia stessa che si occupa di tutto, facendosi ovviamente pagare il servizio (manco a dirlo!).
Noi, invece, come sempre ci avventuriamo nell'ennesimo viaggio-fai-da-te; quindi ci tocca provvedere e richiedere direttamente il visto, operazione che effetuiamo tramite l'Agenzia Cubapoint di Milano.
Chi ha intenzione di andare a Cuba al di fuori di un viaggio organizzato da un tour-operator deve, infatti, sapere considerare almeno tre aspetti di non poco conto:
Serve il visto, serve un'assicurazione sanitaria, serve un sacco di contante perchè le carte di credito non sono praticamente utilizzabili se non nei grandi alberghi e nelle agenzie-viaggio di Stato (nenache in tutte).
Relativamente al visto, gli Italiani lo possono ottenere in tre modi:
1) rivolgendosi al Consolato Cubano di Milano (competente per le regioni del nord-Italia), oppure a quello di Roma (competente per tutte le restanti regioni, a partire da Toscana e Marche in giù); il visto viene in genere rilasciato in giornata;
2) rivolgendosi a un'agenzia di viaggi autorizzata. Costa di più rispetto al consolato, ma per chi non abita a Roma o a Milano, è più pratico, poichè si può fare tutto da casa; il visto arriva comodamente per posta. Noi abbiamo scelto Cubapoint, poichè è l'agenzia più economica: il visto ci è costato 25 euro a persona (più 10 euro di spese postali), ed è arrivato a casa dopo tre giorni;
3) richiedendo il visto, che poi è un semplice questionario, direttamente in aeroporto. Costa una decina di Euro in più rispetto all'agenzia, e comunque questa pratica non è propriamente raccomandata dall'Ambasciata.
Circa l'assicurazione sanitaria, essa è obbligatoria. In molti siti si dice che non vale la pena stipulare questa assicurazione, perchè non la chiede nessuno. NON E' VERO! A noi l'hanno chiesta all'aeroporto e fortunatamente ce l'avevamo. Chi però non l'aveva, veniva mandato, in modo neanche particolarmente gentile, verso un chioschetto dove provvedevano a far pagare una polizza per la durata prevista della vacanza.

Come detto, un elemento di difficoltà dell'organizzare una vacanza a Cuba in proprio sta nel fatto che il regime di Fidel e Raul Castro costringe l'isola a vivere in una condizione di arretratezza tecnologica che determina un enorme gap informatico: internet è praticamente sconosciuto alla maggior parte della popolazione, e gli operatori del turismo - hotel e bed-and-breakfast (che qui si chiamano "casas particulares") - raramente riescono a garantire prenotazioni on-line.
Tuttavia, grazie a TripAdvisor, e alle recensioni di viaggiatori che già vi sono stati, è possibile ottenere degli indirizzi email di chi gestisce una casa particular. Non aspettatevi che el dueño vi risponda con celerità. Pochissimi a Cuba sono autorizzati ad avere un indirizzo email, e costoro in genere usano servizi di correo electrónico con estensione *.es (cioè di un sito spagnolo). Possono passare quindi diversi giorni prima che il proprietario della struttura presso la quale intendete prenotare confermi la disponibilità della stanza o risponda a qualunque altra domanda!

Noi, dopo serate intere trascorse a leggere diari di viaggio e forum turistici, abbiamo finito con lo scegliere la casa particular "Cristo Colonial", sia per i buoni giudizi sui proprietari, sia per l'ottima collocazione nel pieno centro di La Habana Vieja.
Com'è andata? utilizzando la tradizionale (demodé?) classificazione calcistica 1-X-2, io opterei per una X. La location effettivamente è perfetta: nel cuore della parte vecchia della capitale cubana. "Casa Cristo Colonial" si trova in Calle Cristo, una traversa di Calle Teniente Rey, che [foto sopra] è ad appena quattro isolati dal Campidoglio e soprattutto vicina ai posti che più meritano di essere visitati. In particolare, a tre isolati c'è Calle Obispo, che è una stradina stretta (isola pedonale) dove ci sono tutti i localini più tipici, ristoranti, pub e la movida serale.
Ciò che ci ha convinto di meno è stata la tanto decantata "gentilezza" dei proprietari, una giovane coppia con dei nomi improbabili: lui è Jeiver, ...lei è Belkis. Per carità: non ci hanno trattato male, solo che - forse - siamo stati un po' sfortunati. Infatti, abbiamo beccato il battesimo del loro figlio più piccolo e quest'evento ha focalizzato il 100% della loro attenzione, con la conseguenza che tutto, durante la nostra permanneza, tutto è ruotato attorno alla fiesta che si è scatenata in casa e che è durata due giorni...

In realtà a Cuba non è che ci mettano molto a far baldoria: ogni occasione è buona per festeggiare, ovviamente con musica ad alto, altissimo, altissimissimo volume!
A me la salsa e la musica caraibica piacciono tanto (a Vincenzo un po' meno) ma il ritmo sfrenato sparato a palla dalle casse-stereo (tanto forte da sentirsi fino alla costa meridionale della Florida!) non è proprio il massimo quando:
- sei reduce da un viaggio intercontinentale;
- hai il jet-lag da smaltire;
- non ti sei ancora acclimatato al caldo-umido dell'Avava;
- la tua stanza non ha alcuna finestra;
- il condizionatore in camera sembra il motore della motocicletta di Valentino Rossi in piena rimonta;
- il ventilatore (alternativo rispetto all'aria condizionata) è puntato direttamente sul letto e ha l'intensità dell'uragano Katrina.

La zona nella quale ci troviamo - così come tutta l'Avana Vecchia - sembra la fotocopia del centro di Palermo (per intenderci, la zona della Vucciria) o dei Quartieri Spagnoli di Napoli. E, in effetti, questo particolare non è casuale, se si considera che L'Avana, Palermo e Napoli hanno ricevuto la loro attuale conformazione urbanistica comune quando, tra '600 e '700, facevano tutte parte dell'impero spagnolo.
Ben presto dobbiamo affrontare un problema non secondario: l'approviggionamento idrico. Su internet un po' ovunque si sconsiglia di bere l'acqua dal rubinetto, suggerendo di comprare acqua minerale. facile a dirsi; difficile a farsi: a Cuba mancano (quasi) i negozi, persino quelli di alimentari! Scordatevi i supermercati e la grande distribuzione! Se volete comprare da mangiare ci sono delle bancarelle per strada che vendono essenzialmente frutta, pane o focaccine (che sembrano pizzette). Ogni tanto, in realtà, c'è qualche negozio di alimentari, ma la merce disponibile è davvero ridotta all'essenziale: nel pieno rispetto di ciò che ci si può attendere da un regime comunista, non è raro che manchino i beni anche di prima necessità. In pratica... non si trova acqua minerale!
Giriamo tutto il quartiere, isolato dopo isolato, ma non riusciamo a trovare uno straccio di bottglietta d'acqua. Inizialmente sopperiamo con un succo di mango, però il problema di trovare acqua da bere rimane. Me ne lamento con Jeiver (il padrone di casa) che - tra una salsa e un merengue - mi vende una bottiglia (UNA!) di acqua, dicendoci che, in fondo, siamo anche fortunati, poichè a Cuba a turno manca sempre qualcosa... La settimana precedente mancava la carta igienica!!!

Continuando la ricerca dell'acqua, qualcuno mi suggerisce di provare in ciò che sembra un bar non lontano. E' chiuso, ma i proprietari sono dentro e quindi sono invitato a bussare. Mi apre una tizia il cui rinomato sorriso caraibico deve essere scaduto da un pezzo come lo yoghurt, visto il suo sguardo truce e la lapidaria domanda: «¿Qué quieres?».
Timidamente avanzo la mia richiesta di poter comprare dell'acqua, e la donna mi dice che quello non è un bar ma un ristorante. Io metto su la faccia più drammatica possibile, tentando di imitare l'espressione di un profugo che ha appena attraversato il Sahara. Non sembra funzioanre granchè, ma - chissà perchè? - la tizia, che ha già capito che siampo italiani, mi chiede da quale regione proveniamo. Vincenzo risponde "Calabria" e la donna sembra accendersi per un attimo, dicendo che sua figlia è sposata con un Calabrese e abita a Crotone. aggiunge che lei c'è stata a Crotone, ma che non le è piaciuto affatto, perchè faceva troppo caldo (sic!). Ma come! Una cubana che sente caldo in Calabria???
La faccenda sembra complicarsi, poi però interviene Vincenzo, e non so che cosa dice alla tipa (sono troppo impegnato a pensare come risolvere la questione dell'acqua), fatto sta che alla fine Cucciolo ha successo: compriamo due bottiglie d'acqua da un litro e mezzo, anche se, ancora oggi, non so se la donna ce le ha vendute (a due dollari l'una!) per toglierci dai piedi o perchè le abbiamo fatto pena...

Risolta momentaneamente la crisi idrica, possiamo avventurarci per le strade dell'Havana Vieja, e ci divertiamo a vedere le innumerevoli macchine d'epoca che circolano tranquillamente. In effetti, dal giorno della rivoluzione (ai primi anni '60) l'embargo non ha più permesso che a Cuba entrassero nuove automobili. Le poche vetture moderne appartengono essenzialmente ai rent-a-car o a funzionari del governo; a volte si vede qualche Fiat un po' più recente, o qualche Peugeot, probabile regali di emigrati che lavorano in Europa ai parenti rimasti sull'isola. Per il resto circolano solo macchinoni americani di fine anni '50 che è uno spettacolo guardarli anche quando sono arrugginiti e cadenti.

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