CALIFORNIA
USA
15 luglio - 7 agosto 2014

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HEARST CASTLE (1/2)

Riprendiamo a viaggiare verso nord di prima mattina percorrendo la highway 101 che costeggia il mare. La nebbia in alcuni tratti è alquanto fitta e ci accompagna per diversi chilometri.
Non dobbiamo mai dimenticare che le sorprese in America non finiscono mai: un attimo prima la nebbia lungo la spiaggia crea un'atmosfera che ricorda la Scozia o la Scandinavia; un attimo dopo ti ritrovi nella savana africana! Zebre???

Sì, se non sono cavalli che tifano Juventus, quelle sono proprio zebre! Capisco, quindi, che, prima del previsto, siamo già arrivati nei pressi dell'Hearst Castle. Ho voluto fare una sorpresa a Vincenzo, e non gli ho detto che lungo la strada ci saremmo fermati a visitare quella che molti potrebbero considerare la classica "americanata".

Siamo a San Simeon, un minuscolo e insignificante paesino di nemmeno 500 persone che passerebbe del tutto inosservato se non fosse per questa stranezza artistica.

L'Hearst Castle è una sfarzosa serie di edifici - che nel complesso possono anche ricordare un castello, fatta edificare da Mr.Hearst, un magnate dell'editoria dei primi del novecento, che ben presto divenne miliardario.
Le visite si possono effettuare esclusivamente con un tour organizzato, e si dovrebbe fare una fila di un paio di ore, che non potremmo permetterci. Senonchè, abbiamo un bel colpo di fortuna: una coppia ha appena rinunciato, e così si sono liberati due posti... Andiamo!
Mr.Hearst era un appassionato dell'arte classica, ed era affascinato in particolare dall'eleganza dell'arte greco-romana. Per questo, molte strutture del suo palazzo sono fedeli riproduzioni di templi o edifici dell'antichità classica europea.

La fortuna della famiglia Hearst s'incrementò ulteriormente con l'avvento della radio e del cinema. Da bravo "Berlusconi ante litteram", Mr.Hearst realizzò un impero finanziario sfruttando i mass-media del tempo. Una parte dei suoi guadagni veniva prontamente investita in opere d'arte che acquistava in Europa, e ciò che non poteva essere acquistato veniva costruito e riprodotto in California.
Tutto era occasione per sfoggiare ricchezza: la porta di uno degli appartamenti privati ha un cancello con barre laminate d'oro, i marmi sono di Carrara e le mattonelle di ceramica vengono o dall'Italia (Cefalù compresa) o dalla Spagna.

Manco a dirlo, Mr.Hearts era un gran dongiovanni. Pur essendo sposato, desiderava vivere la propria vita in modo indipendente. Così marito e moglie avevano camere separate.
Non che la povera Signora Hearst avesse di che lamentarsi: accettava le avventure del marito, consolandosi facendo shopping in giro per il mondo, soprattutto in Europa.

Anche i giardini sono bellissimi, e tra le piante importate dal Vecchio Continente per ricreare la macchia mediterranea s'intravedono riproduzioni di sculture classiche: a sinistra, le «Quattro Grazie» (oooops! Volevo dire le «Tre Grazie», l'altro è Vincenzo!!!).

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Forse Mr.Hearst è riuscito - tra le altre cose - a comprare anche un raggio di sole, dato che sulla collina della sua residenza la giornata è luminosissima, a differenza della nebbia che continua a ristagnare laggiù, sulla costa.
Completiamo il giro dei giardini, tra lampioncini romantici e vasche di ninfee. Ci spostiamo adesso al corpo principale della faraonica residenza, il castello vero e proprio, dove venivano alloggiati gli ospiti illustri che negli anni venivano quasi a rendere omaggio all'influente magnate americano.
Tutti i potenti del tempo facevano a gara per venire a San Simeon, e sperare che le cronache mondane riportassero l'evento. Erano capi di stato (compresi diversi presidenti degli Stati Uniti), ambasciatori, attori, sportivi di successo e protagonisti del jet-set internazionale.

Se dall'esterno la costruzione appare imponene, all'interno è un susseguirsi di sfarzo e lusso sfrenato. Il salotto gli ospiti venivano ricevuti tra sculture, quadri e arazzi in buona parte opere d'arte originali risalenti anche al XIII secolo, acquistate presso vari antiquari europei.
Mr.Hearst - che, come si sarà ormai capito, amava sorprendere il propri ospiti - era solito far attendere chi lo visitava nel suo sontuoso salone, per poi entrarvi da un passaggio segreto al quale si accedeva da un pannello del rivestimento in legno delle pareti. A quel punto si era pronti per passare nella sala da pranzo.
Una delle bizzarrie di questa eccentrica residenza: ci sono oggetti che valgono milioni di dollari e che farebbero la fortuna di ogni museo, e poi si scopre che i piatti sono - nonostante il loro aspetto appariscente - sono di banalissimo coccio e sono stati presi con i punti della benzina!(foto a destra).

Il soffitto dell'enorme sala da pranzo è a cassettoni, ed è stato acquistato a Firenze, tolto da chissà quale palazzo cinquecentesco della Toscana.
Alle pareti, inoltre, a dare un bel colpo di colore, ci sono delle bandiere originali del Palio di Siena, il tutto integrato con dipinti su tavole di autori fiamminghi, stucchi d'oro e cristalli di Boemia.
Dopo pranzo i commensali erano invitati a trasferirsi nel Salone della Caccia (foto sotto a sinistra), dove tra trofei e ceramiche spagnole c'erano diversi possibilità di gioco, dal biliardo ai tavoli per il poker e gli scacchi. Ma il pezzo forte era rappresentata dalla sala cinematografica, una delle prime in una residenza privata. Mr.Hearst amava intrattenere i suoi ospiti proiettando film e documentari in un'epoca in cui la magia del cinema era agli albori, e, quindi, particolarmente affascinante.

E cosa dire della sfarzosissima piscina? E' enorme e ha la forma di una T. L'acqua era riscaldata affinchè potesse essere utilizzata anche d'inverno.
La nostra visita di un sogno americano è finita. Riprendiamo il pulman che ci riporta alcune miglia più in basso al Visitor's center. Qui, oltre al solito negozio di souvenir, potremmo visionare un documentario sulla storia dell'Hearst Castle, che oggi è di proprietà dello Stato della california, dopo che la famiglia Hearst fu costretto a cederlo per pagare un'enorme multa per evasione fiscale.
Tuttavia, non abbiamo molto tempo: dobbiamo ancora percorrere centinaia di miglia per raggiungere San Francisco, così ripartiamo un po' a malincuore...

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