29 aprile - 2 maggio 2012

S.Vito lo Capo
(Trapani)

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La SALINA e l'isola di MOZIA

Dopo Erice riscendiamo verso il mare percorrendo i tornanti molto panoramici che ci conducono verso Trapani. Non ci addentriamo nel centro-città perchè la nostra mèta sono le saline e l'isola di Mozia.
Attraversiamo splendidi vigneti delimitati da muretti in pietra e una campagna assolata da Sicilia-d'altri-tempi. Costeggiamo l'aeroporto di Birgi e scorgiamo in lontananza un aereo della Ryan Air: chissà se prima o poi riusciremo a trovare un volo low-cost da qui... E' anche vero che arrivare fino a questo estremo lembo di Sicilia finirebe per costare molto di più del volo stesso...
Comunque ecco laggiù i mulini a vento delle saline! Ci troviamo, infatti, lungo la «Via del Sale» che va da Trapani a Marsala; alcuni mulini risalgono addirittura al 1500!

Il canale della salina del'azienda "Ettore & Infersa" sembra veramente un gate di un viaggio nel tempo. Infatti proprio a due passi dal mulino principale c'è l'imbarcadero per l'isoletta di Mozia, un minuscolo frammento di terra che fu colonia cartaginese e dove ci rechiamo con un brevissimo traghettamento di appena dieci minuti.
Saliamo a bordo di un mini-traghetto che, con una traversata di 10 minuti, ci porterà a Mozia.

L'ISOLA DI MOZIA

L'isola di Mozia è un posto affascinante; è certamente un sito archeologico, ma anche un museo a cielo aperto, dato che gli scavi e gli studi proseguono tuttora.
Fu una colonia punica e qui i Cartaginesi creare un centro religioso e una base commerciale che prosperò fino al 397 A.C., quando Dionisio di Siracusa la fece distruggere. Da Mozia passò Garibaldi nel 1862, due anni dopo l'impresa dei "Mille", e qui è stata trovata una statua definita...

... il “Giovanetto di Mozia”. Dagli studiosi che ad essa si sono interessati è stata definita come la “statua dei misteri”, proprio perché misteriosi sono la sua origine, la sua rappresentazione simbolica, lo stile artistico e il secolo in cui la si possa collocare. Al riguardo sono state formulate varie ipotesi che ancora però non hanno avuto riscontro, poiché la statua è unica nel suo genere. Misterioso e affascinante insieme è il fatto che si tratti di un reperto greco rinvenuto in una provincia punica. Ciò, infatti, ha destato molto stupore negli archeologi al momento del suo ritrovamento nella zona K dell’isola, il 31 ottobre 1979.
Per quanto riguarda la provenienza si ritiene che sia orientale. È una ipotesi avvalorata dalla analisi geochimica del materiale della statua. Si tratta infatti di materiale marmoreo contenente stronzio, presente esclusivamente nelle cave di Efeso e della Tessaglia, che veniva richiesto in gran quantità dalla Magna Grecia dal momento che non disponeva di marmo.
È un mistero anche che cosa rappresenti la statua. A prima vista potrebbe sembrare un auriga per via della tunica di garza a piegoline verticali e parallele, stretta al petto, all’altezza dello sterno, da una fascia. Ma varie sono le ipotesi: sufeta, atleta vincitore e persino dio.
Parecchie difficoltà sono sorte riguardo al secolo ed allo stile artistico del manufatto. Appartiene probabilmente alla fase dell’arte greca che va dal 470 al 448 a.C.
È in stile arcaico-ionico, evidenziato dalle piegoline della tunica che, in un magnifico gioco di trasparenza, sottolineano le forme perfettamente scolpite: una sorta di... "Bronzo-di-Riace-di-marmo"!
La statua fu rinvenuta priva della testa la quale, però, giaceva accanto al corpo. La bellezza e la cura dei particolari, anche della parte posteriore, fanno pensare che l’opera non fosse destinata ad una esclusiva visione frontale: probabilmente nell’antichità era stata collocata in un luogo che le conferiva onore e dignità, forse in un tempio.

Nella luce di un caldo tardo-pomeriggio, percorriamo i silenziosi sentierino che si snodano per l'isoletta (si può percorrere tutto il perimetro in meno di mezz'ora) e giungiamo all'estremità sud-occidentale dove troviamo un piccolo bacino collegato al mare da un breve canale. E' il "Kothon", cioè uno dei due punti di accesso alla cittadella. Ancora oggi non è chiaro a cosa servisse questo bacino interno, dato che anche la parte più esterna si trova in una laguna, quindi in un'area relativamente poco esposta alle intemperie.

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