In realtà, tutto è cominciato in modo alquanto ordinario. Buenos Aires non è forse una delle principali porte del Sud America o, almeno, non è forse tra quelle più a portata di mano. Comunque noi raggiungiamo la capitale dell'Argentina con un volo no-stop da Roma che dura circa 13 ore e che è stato tra i più movimentati mai fatti, per un'incessante serie di turbolenze nel tratto sopra il Sahara.
In ogni caso Buenos Aires ci accoglie con un sole estivo che è un piacere per noi che fuggiamo dall'inverno. La città è bella, moderna e vivace. Noi ci sistemiamo per tre giorni all'Hotel "El Cabildo". L'albergo non è certo spettacolare; tutt'altro. La nostra stanza è così piccola che bisogna fare a turno per circolare tra il letto, il bagno e la finestrella; tuttavia è in posizione invidiabile, in pieno centro, a pochi metri da Calle Florida che è la strada dei cambiavalute abusivi. Basta percorrere pochi metri e si viene subito circondati da decine di persone che continuano a ripetere, come in un disco incantato, "Cambio-cambio, cambio-cambio...". E' il cosiddetto "cambio blu" (l'equivalente del nostro cambio in nero), che però è maledettamente conveniente, dato che siamo riusciti a cambiare con un vantaggio di oltre il 50% che avrebbe reso entusiasta mio cugino Salvatore: a fronte del cambio ufficiale delle banche pari a 10,3 pesos per 1 €, noi siamo riusciti a ottenere fino a 15,70 pesos!
Manco a farlo apposta, dopo una settimana di nostra permanenza in Argentina, il neo-eletto presidente della repubblica Macri, una volta preso il posto della Kirchner, ha subito liberalizzato il cambio, attenuando di molto i margini di guadagno dei cambiavalute abusivi! Il cambio ufficiale è subito schizzato a 13,7 pesos per 1 €, e noi siamo riusciti a cambiare con una convenienza minima a 14,7 per 1 €. Ma va bene lo stesso.
In ogni caso, non è di Buenos Aires che ho voglia di parlare: la Pachamama ci aspetta sulle Ande...
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